GROSSETO. La chiusura della Rsa Villa Pizzetti a Grosseto è ormai in dirittura di arrivo. Gli ospiti avrebbero già dovuto essere trasferiti nelle altre strutture scelte dai familiari, ma a causa della recrudescenza della pandemia lo spostamento è stato rimandato: la direzione ha preferito aspettare per non esporre gli anziani e il personale che si deve occupare dello spostamento al rischio di contagio.
E se per gli anziani non sembrano esserci problemi data l’offerta di posti nelle Rsa della zona, tra le quali a Grosseto la nuovissima Il Poggione – Anni azzurri dove potrebbero essere destinati per la maggior parte, la Ferrucci e Villa Gloria, la maggiore preoccupazione riguarda il personale della cooperativa Mediterranea che aveva in appalto, peraltro già scaduto, la gestione dei servizi per Villa Pizzetti
Sono 38 persone, tra operatori socio-sanitari, infermieri, animatori e un fisioterapista, dipendenti della cooperativa per le quali non valgono le regole di salvaguardia non essendo questo il caso di una cessione di appalto o di subentro, ma di una cessazione di servizio. Per loro al momento nessuna certezza sul futuro lavorativo.
Già da diverse settimane si è aperto il confronto tra i sindacati confederali, la direzione del Coeso-Sds e la cooperativa e le soluzioni che si prospettano sono l’assunzione da parte della Rsa Il Poggione o da parte di altre cooperative, con l’impegno «di destinarli a strutture vicine alla zona di residenza», spiega Salvatore Gallotta della Funzione pubblica della Cgil.
Oggi, 11 gennaio, è in programma un nuovo incontro tra Cgil, Cisl. Uil, il direttore del Coeso-SdS, Fabrizio Boldrini, e la cooperativa Mediterranea.
Rita Bernardini (Pd): «Salvaguardare i posti di lavoro e il servizio socio-assistenziale pubblico»
Sulla chiusura della Rsa è intervenuta anche la consigliera comunale Pd Rita Bernardini per la quale, se è una buona notizia la realizzazione dell’ospedale di comunità, resta la preoccupazione per il servizio socio-assistenziale pubblico e per i posti di lavoro.
«La notizia della chiusura della Rsa di Villa Pizzetti – scrive Bernardini – ha suscitato non poca preoccupazione, in alcuni dei familiari di quelle persone che attualmente la occupano e anche da parte di alcuni cittadini che hanno familiari ospiti nelle residenze sanitarie assistenziali pubbliche, della provincia. Pertanto è con particolare interesse che colgo il messaggio di avvertimento lanciato dalla Cgil.
Alla luce degli attuali progetti della Regione Toscana, c’è la realizzazione di un “ospedale di comunità” tramite l’utilizzo delle risorse del Pnrr.
Nell’ambito dell’area grossetana, la struttura individuata per la realizzazione dell’ospedale di comunità” è Villa Pizzetti. L’idea è lodevole ed è pertanto fortemente necessaria la sua realizzazione. Tuttavia questo progetto non dovrà diminuire le unità, all’interno dell’area socio sanitaria gestite dal pubblico, dei posti letto. Inoltre gli operatori che lavorano nell’attuale Rsa di Villa Pizzetti dovranno essere ricollocati, visto le importanti professionalità che in questi anni si sono sviluppate.
Questa mia riflessione non vuole assolutamente denigrare l’investimento dei privati nel settore, anzi dobbiamo valorizzare le nuove e bellissime Rsa private che sono sorte in città e di cui, parte dei posti letto sono convenzionati. Ma queste non devono sostituire le strutture pubbliche.
Auspico un sistema pubblico forte, che possa collaborare con un sistema privato, che garantisca insieme l’interesse del cittadino. In virtù di tutto ciò, dobbiamo confermare l’obiettivo di collocare l’ospedale di comunità a Villa Pizzetti, ma allo stesso tempo dovrà essere garantito, nei servizi socio assistenziali, quel servizio pubblico che rappresenta, per la nostra Regione, un faro costante per tutti i cittadini.
Altrettanta attenzione deve essere rivolta alle persone che la ospitano in quanto non sono pazienti che sono destinati ad uscire dopo un periodo più o meno breve, ma sono “ospiti” di una struttura che è la loro casa e, cambiare struttura forse potrebbe destabilizzare il loro equilibrio.
E ancora, quale futuro attende i dipendenti?»
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