GROSSETO. Sedia a rotelle da ufficio e collare cervicale messo al contrario: così Valentina Fusco, leader degli apolidi, è entrata in tribunale questa mattina, giovedì 14 novembre, per la convalida del suo arresto. Gli agenti della polizia stradale di Grosseto l’hanno arrestata per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni e l’hanno scortata con tre auto, due con le insegne e una in borghese, fino a piazza Albegna, altro luogo nel quale insieme agli altri apolidi aveva allestito un presidio andato avanti settimane.
La donna, che dal 2 aprile è rimasta di fronte alla questura con altri “apolidi”, è accusata di aver aggredito un agente che si era avvicinato all’auto dove c’erano i suoi figli, minorenni e apolidi anche loro, per identificarli. Fusco, fino a un minuto prima sdraiata per terra dopo aver accusato un poliziotto di averla strattonata e spinta, ha fatto un balzo verso il poliziotto della stradale, colpendolo con un calcio e spingendolo.
Valentina Fusco è stata arrestato per questo. Finita l’udienza, davanti al tribunale, in lacrime, ha fatto un altro video. Una sorta di resa, perché – spiega – «Non si può nulla contro la violenza fisica». Violenza che lei avrebbe subito ma della quale, almeno sul suo volto, non c’è traccia.
Fusco: «Mi hanno picchiata»
Durante l’udienza la donna ha detto che non sapeva perché fosse lì, visto che non aveva dato il suo consenso all’arresto. «Il controllo della polizia non aveva senso – dice la Fusco in aula – perché era un presidio fisso, che portiamo avanti dal 2 aprile e l’attrezzatura da campeggio ci serviva per accamparci». Andando contro, però, al regolamento di polizia urbana, che vieta di bivaccare in zone pubbliche.
Fusco, che si rifiutava di andare in tribunale per la convalida dell’arresto, si è fatta portare con una sedia da ufficio con le rotelle. In aula è arrivata così.
Di fronte al giudice Sergio Compagnucci, dopo aver ricusato la sua avvocata, Barbara Guazzini ha sostenuto di essere stata aggredita dagli agenti, con un calcio e uno schiaffo. «Avevo un occhio nero ieri, ma oggi non c’è più», ha detto la donna al giudice. E proprio per queste sue accuse in aula sono entrati tutti i poliziotti che erano in tribunale, in modo che lei potesse riconoscere chi l’avrebbe colpita. Ma il suo racconto non finisce qui: fra le lacrime ha detto che le avrebbero stretto troppo le manette.
La donna ha parlato in aula portando avanti la sua personale interpretazione della legge e chiedendo di nuovo un processo pubblico. Prima ha rifiutato e poi ringraziato l’avvocata d’ufficio Barbara Guazzini. Ha detto che l’unica legge dello Stato che riconosce è la Costituzione.
Tolto il reddito di inclusione alla Fusco
Il giudice Compagnucci ha ordinato alla donna l’obbligo di dimora nel comune di Follonica e le ha tolto il reddito di inclusione, che la Fusco, che rifiuta le leggi italiane, percepiva. Il pm Federico Falco aveva invece chiesto solo l’obbligo di firma e la permanenza in casa nelle ore notturne.
Misura, quella emessa dal giudice, che potrebbe aggravarsi se la Fusco uscisse dal comune di Follonica.
«Fatemi parlare con i miei figli e poi decideremo se la sua scrittura vale per noi», ha detto la Fusco al giudice, che le ha spiegato che era una donna libera e che poteva vedere i due ragazzi quando voleva. Adolescenti che hanno dormito in auto davanti alla questura.
Finita l’udienza, la donna è uscita stanca, affaticata, delusa e claudicante dall’aula e si è seduta su una panchina. Lì le è stato chiesto da un agente della stradale se avesse bisogno di un passaggio per prendere i suoi effetti personali. Una domanda che l’ha irritata. È tornata in aula e ha detto al giudice che il poliziotto la stava molestando.
Dopo essere uscita dal tribunale ha fatto un video, dove annuncia la fine del presidio che va avanti da 7 mesi. Con tono sconfitto ha detto a sua madre: «Avrei voluto dimostrarti di più, ma contro la violenza fisica non si può niente». Così si conclude il presidio, «Che non è una manifestazione e quindi non ha bisogno di nessuna autorizzazione dalla questura», come sostiene la Fusco, grazie all’intervento del personale della polizia stradale.
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Collaboratrice di MaremmaOggi. Amo le bollicine, rigorosamente in metodo classico; il gin e credo che ogni verità meriti di essere raccontata. Non bevo prosecco e non mi piacciono né i prepotenti né le ingiustizie. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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