GROSSETO. Un calcio alle polemiche, deciso dalla giunta comunale che si è riunita questa mattina, martedì 9 maggio: la decisione di intitolare una strada di Grosseto, nel Borgo Novo che Alessandro Benelli sta costruendo al Commendone, a Giorgio Almirante, torna in consiglio comunale.
Dopo le tante polemiche, che hanno portato alla protesta a Maiano Lavacchio e poi alle celebrazioni del 25 aprile, la scelta tanto controversa va di nuovo all’esame dell’aula. E chissà che, in un dibattito pubblico, si scelga di fare una scelta diversa.
Vedremo, ma intanto è un segnale, questo sì nel senso della pacificazione.
Raccolta di firme, poi la protesta a Maiano Lavacchio
La scelta, giustificata come una pacificazione, visto che sarebbero previste anche una via ad Enrico Berlinguer e una, appunto, chiamata “via della Pacificazione”, ha scatenato subito enormi polemiche, con una raccolta di firme da parte dell’Anpi e poi la clamorosa protesta in occasione delle celebrazioni dell’eccidio di Maiano Lavacchio, poi reiterate in occasione del 25 aprile.
Se ne riparla in consiglio comunale
Ora la scelta di sindaco e giunta: se ne riparli in consiglio comunale, dove sono rappresentate tutte le parti politiche. Dall’opposizione avevano chiesto più volte di parlarne nel parlamentino cittadino. Ora si farà, il prossimo giovedì 25 maggio.
Vivarelli Colonna: «Non è un passo indietro»
«La proposta, parte di un percorso di più ampio respiro, nasceva da una precisa volontà della mia Amministrazione comunale di arrivare a una pacificazione concreta e, allo stesso tempo, da una necessità stringente di superare tutte quelle divisioni ideologiche che ancora oggi sono, purtroppo, causa di malanimi e fraintendimenti e fanno del male alla nostra città».
«Tuttavia, nonostante sia stato in passato portato a compimento ogni passaggio amministrativo atto a realizzare questo progetto di pacificazione, almeno su un piano toponomastico, prendo atto che tutto questo non si è rivelato ancora sufficiente a placare quei continui e mai sopiti tentativi di una certa parte politica, troppo poco incline all’ascolto e spesso propensa allo scontro vuoto e distruttivo».
«La scelta in questione, che non deve essere in alcun modo intesa come un passo indietro, rappresenta, piuttosto, un’ulteriore dimostrazione dell’attenzione che la mia Amministrazione ha verso tutte quelle logiche che costituiscono la base di un confronto democratico sul territorio».
«Il mio percorso personale nonché lavorativo, venendo io dal mondo sindacale e delle associazioni di categoria, è sempre stato improntato alla ricerca del confronto e della concertazione. Non fa eccezione la mia esperienza politica».
«Questo significa che, soprattutto come sindaco, il mio dovere è quello di ascoltare, ascoltare e ascoltare. Un metodo operativo certo non scontato, ma che voglio che diventi fondamento del funzionamento della mia stessa Amministrazione».
«Non basta, quindi, limitarsi ad affermare verbalmente di essere il sindaco di tutti, occorre mettere in pratica questa volontà. Ecco che questa necessità di passare dalle parole ai fatti si sostanzia, a livello amministrativo, nella decisione di ritornare ad interpellare il consiglio comunale, massima sede istituzionale e vera espressione della volontà popolare».
«Un consiglio, tra l’altro, diverso da quello che nel 2018 aveva votato per la prima volta l’iter di intitolazione delle tre vie. È dunque un fatto logico, oltre che di correttezza. Questo vuol dire essere amministratore e sindaco di una città».
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