GROSSETO. Dai banchi dell’opposizione, dall’Unione comunale del Pd, dal circolo di Rifondazione comunista “Raniero Amarugi”, dall’Anpi provinciale e cittadina, dalla Cgil, la reazione è unanime: intitolare una via a Giorgio Almirante è una vergogna. Affiancarla a un’altra intitolata a Enrico Berlinguer un’aberrante equiparazione tra fascismo e antifascismo.
Il gruppo consiliare del Pd: «Uno schiaffo alla memoria di Berlinguer»
«Dall’Aprile 2018, data in cui è stata approvata la mozione, a nulla sono valsi gli appelli di chi voleva che i giovani non dimenticassero che Almirante fu promotore di persecuzioni e violenze durante il regime fascista e altrettanto inutile è stato ricordare che fu l’autore del manifesto della morte che portò alla strage di Niccioleta», scrive il gruppo consigliare Pd.
«D’altronde già nel 1997 la destra, con Mario Lolini nelle file di An, provò a far passare l’intitolazione di una via a Almirante. Quella volta provarono con la stampella Craxi, ma nonostante l’amministrazione di centrodestra guidata da Alessandro Antichi, la mozione passo a metà e via Almirante restò al palo.
Vent’anni dopo via Almirante è diventata il manifesto di Casa Pound grazie al consigliere Tornusciolo. Nel 2018 Berlinguer ha preso il posto di Craxi e, con uno schiaffo alla sua memoria, è diventato la stampella che insieme a Via della pacificazione, ha fatto passare Almirante al pari dei padri della Repubblica già commemorati in città.
C’è da dire che dal 2018 ad oggi se Via Almirante è rimasta nell’oblio, si deve al fatto che a qualcuno bastava solo provocare o a chi non ha mai avuto interesse a farla avanzare in commissione toponomastica. Purtroppo, Vivarelli Colonna e la sua giunta, ratificando il verbale della commissione toponomastica, hanno dato l’ennesimo ceffone alla stragrande maggioranza dei grossetani», conclude il gruppo consiliare Pd.
De Martis: «Una vergogna per la città e la sua storia»
«L’ennesima vergogna che questa amministrazione riversa sulla nostra città, sui suoi cittadini e sulla sua storia», Carlo de Martis, consigliere di Grosseto città aperta bolla così la “revisione” della toponomastica pensata dalla giunta Vivarelli Colonna.
«Almirante ha incarnato ciò che di peggio ha prodotto il nostro Paese: il fascismo. Nulla si è risparmiato, né ci ha risparmiato. Nel Ventennio è tra i firmatari del Manifesto della Razza, durante la guerra si pone al servizio degli occupanti nazisti aderendo alla Repubblica di Salò. Ancora negli anni Settanta viene incriminato, salvo poi beneficiare di un’amnistia che si guardò bene dal rifiutare, per aver favorito la latitanza di un terrorista neofascista responsabile della strage di Peteano, uno degli atti più cruenti degli anni di piombo in cui furono uccisi tre carabinieri», scrive De Martis.
«E pensare che presto il Comune conferirà la cittadinanza onoraria proprio all’Arma dei carabinieri, la cui caserma è intitolata a Luigi Canzanelli, il Tenente Gino, medaglia d’argento della Resistenza. Rivestì incarichi di primo piano nella propaganda razziale del regime che condusse alla morte circa 6.000 italiani di religione ebraica, oltre 30 dei quali provenienti dalla Maremma e transitati nel campo di concentramento di Roccatederighi.
Nella primavera del 1944, firmò il “bando della morte” che da noi avrebbe condotto alla strage degli 83 minatori a Niccioleta e che, poco prima, aveva provocato l’eccidio di Maiano Lavacchio. La lavagnetta in cui uno dei martiri lascia l’ultimo saluto alla madre è custodita proprio nell’ufficio del sindaco di Grosseto, che oggi senza alcun pudore offende la memoria dei Martiri d’Istia.
Giorgio Almirante mai ha rinnegato la propria adesione al fascismo e intitolargli una via si rivela ancora più ignobile perché affiancata a via a Enrico Berlinguer e alla ‘Pacificazione nazionale’, a sancire un’aberrante equiparazione tra fascismo e antifascismo. Un atto che dimostra la straordinaria ignoranza dei nostri amministratori, che infligge una ferita alla comunità, che che nulla ha a che vedere con la storia di Grosseto e della Maremma.
La toponomastica è importante. Gli amministratori del passato saranno ricordati per aver omaggiato quanti resero possibile la rinascita di Grosseto. Per cosa saranno ricordati gli odierni amministratori? Ora la sappiamo. Per aver reso omaggio alla barbarie del fascismo e del razzismo, che così tanto dolore hanno inferto alla nostra comunità». conclude De Martis.
Unione comunale Pd: «Una decisione inutile e divisiva»
Per l’Unione comunale del Pd, la scelta della giunta è divisiva, inutile ed errata dal punto di vista storico e culturale.
«Non c’è necessità di alcuna pacificazione, ma è sufficiente riconoscersi nella nostra Costituzione, antifascista, laica, nata dalla resistenza. Appare evidente che si accostano due personalità in maniera strumentale per rendere
accettabile l’intitolazione di una via a Giorgio Almirante, ammiccando, in maniera palese, a quella destra
estrema e anticostituzionale da cui chi governa non riesce a prendere le distanze.
La presunta pacificazione nasce dall’aneddoto secondo cui Almirante rese omaggio alla salma di Berlinguer. È evidente come questo gesto non ebbe alcun significato politico, se non quello del tutto personale che anche noi
riconosciamo. Ma è altrettanto evidente che non può certo cancellare il ruolo che il segretario del Msi ha avuto nel nostro territorio e nella storia del nostro Paese. L’amministrazione comunale dovrebbe evitare azioni divisive per la città ma dovrebbe occuparsi, come oramai non fa da tempo dei problemi di Grosseto», scrive l’Unione counale.
Il circolo Prc: «Indignazione e vergogna»
«Come si fa a mettere sullo stesso piano le figure di Berlinguer e Almirante?», si chiede il circolo di Rifondazione comunista intitolato a Raniero Amarugi. «Oltre ad essere una menzogna sul piano storico rappresenta una grave offesa alle vittime del fascismo e per chi lottò per la libertà! Che ipocrisia la pacificazione nazionale da parte di chi fino a poche ore fa ha coperto la nostra città di ridicolo!!! Ma questa giunta con tutti i problemi che ha Grosseto si dedica solo a queste scempiaggini? Come comunisti non possiamo che ritenerci indignati e ci auguriamo che tutti i democratici ed antifascisti della città battano un colpo!»
Monica Pagni (Cgil): «La storia non può essere riscritta con la toponomastica»
«Le dichiarazioni del sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna – dice Monica Pagni, segretaria della Cgil – provocano un profondo imbarazzo, che ci saremmo tutti sarei risparmiato volentieri. L a storia può essere riscritta con la toponomastica.
Il tema non è bilanciare con l’intitolazione di una strada a Enrico Berlinguer la scelta improvvida di dedicarne una a Giorgio Almirante. Il tema è che non si può intitolare una via ad un politico che nel ventennio fascista si è macchiato dei peggiori crimini ai danni dei suoi stessi concittadini.
Sdoganato dall’incapacità del Paese di fare i conti con il proprio passato, non per questo Almirante merita riconoscimenti postumi che potrebbero annacquare l’indegnità delle scelte che ha fatto sotto il fascismo. Pertanto, esimio signor sindaco, prenda atto del fatto che la storia sulle responsabilità di Almirante è già stata scritta, e non si intitola una strada a uno così», conclude Pagni.
L’Anpi: «Una via ai partigiani caduti per difendere la libertà»
L’Anpi provinciale e le sezioni ricordano che il 22 marzo, ricorre il 79° anniversario dell’eccidio di Maiano Lavacchio. «Undici giovani vennero fucilati dai fascisti della cosiddetta Guardia Repubblicana dopo un rastrellamento condotto con la Feldgendarmerie tedesca. Tra i mandanti morali di quell’eccidio vi era proprio il capogabinetto Giorgio Almirante, come risulta dal manifesto che la prefettura di Grosseto fece affiggere.
Oggi la Giunta Comunale di Grosseto decide di “omaggiare” colui a cui è ascrivibile la responsabilità di aver causato tanti lutti e tanto dolore. Riteniamo che nel ricordo delle innumerevoli vittime del fascismo quella via debba essere invece intitolata ai “Partigiani caduti per difendere la nostra libertà”.
Siamo certi che tutte le forze convintamente democratiche e antifasciste saranno pronte ad unirsi all’Associazione nazionale partigiani d’Italia in occasione delle opportune e urgenti iniziative pubbliche che saranno promosse per
scongiurare un simile scempio della memoria e dei caduti per la libertà, bene supremo peraltro sancito
dalla Costituzione della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza», conclude l’Anpi.
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