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Venator, attivato il tavolo di crisi regionale

Con questa decisione tutte le parti coinvolte nella crisi Venator, passano la palla al Ministero delle attività produttive. 31 gennaio data cruciale
Valerio Fabiani e Leonardo Marras nel corso dell'incontro in Regione sulla Venator
Valerio Fabiani e Leonardo Marras nel corso dell’incontro in Regione sulla Venator

SCARLINO. Si è concluso poco dopo le 13 l’incontro organizzato a Firenze dall‘unità di crisi regionale presieduta dal consigliere Valerio Fabiani a cui hanno partecipato la direzione aziendale della Venator Scarlino e Confindustria alcuni rappresentanti sindacali, gli uffici tecnici regionali, e Leonardo Marras quale assessore alle attività produttive della Regione.

All’ordine del giorno il caso Venator per il quale è stato deciso di attivare il tavolo di crisi regionale.

Tosi: «Un passo nella giusta direzione»

Nella complessità di una crisi come quella che interessa la multinazionale Venator, questa è la prima notizia davvero importante da mesi. Come ha avuto modo di commentare a fine incontro Riccardo Tosi del RSU Venator di Scarlino rispondendo alla domanda se si ritenevano soddisfatti dell’esito dell’incontro, «l’apertura del tavolo di crisi è finalmente un passo importante nella direzione giusta».

Parole dalle quali si percepisce la soddisfazione che deriva dall’aver finalmente messo un punto fermo ad un balletto che andava avanti da troppo tempo. Non che con questa decisione l’azienda svelerà immediatamente le proprie intenzioni, ma se fino ad oggi né i dirigenti aziendali della Venator di Scarlino, né i sindacati e nemmeno la Regione Toscana sono stati in grado di far calare il velo di mistero sulle intenzioni della società, il fatto che da ora in poi sarà il Governo a pretendere di conoscere il futuro dei lavoratori, fa pensare che finalmente qualche risultato chiaro e definitivo potrebbe arrivare.

Noi capiamo la loro situazione; loro capiscono la nostra?

«L’azienda, e sto parlando del vertice della società, deve assolutamente far conoscere le proprie intenzioni sull’impianto di Scarlino», insiste Tosi.

«Sappiamo che si trova in una crisi finanziaria senza precedenti e che forse sta portando avanti esclusivamente il tentativo di liquidare più proprietà possibili, ma deve assolutamente essere chiara su quello che vorrà fare dell’azienda di Scarlino.»

La pretesa è di quelle giuste, che non fanno una piega, perché all’orizzonte c’è anche una scadenza con la quale non è possibile scherzare: ammesso e concesso che la settimana prossima il rinnovo degli ammortizzatori sociali andrà a buon fine, il 30 giugno prossimo sarà comunque la fine dell’estensione della cassa integrazione dopo di che l’incertezza dominerà sulla vita di troppe persone.

Nell’attesa si tenta anche un incontro fuori agenda

Nel frattempo l’assessore Leonardo Marras che si recherà a Roma domani, venerdì 24 gennaio, per altre questioni in corso, non esclude di poter parlare del caso direttamente con il ministro.

«Ufficialmente è stato comunque deciso di mandare anche una richiesta urgente per incontrare il ministro del Made in Italy, mentre sono già avviati i contatti con il gabinetto del Ministro per l’apertura di un tavolo di crisi questa volta a livello nazionale».

Marras: «Forte unità d’intenti». Fabiani: «Attenzione anche all’indotto»

Spiega l’assessore regionale all’economia, Leonardo Marras: «Abbiamo riscontrato una forte unità di intenti con i rappresentanti dei lavoratori e le istituzioni perché siano utilizzati tutti gli strumenti possibili per difendere il lavoro e la fabbrica. Abbiamo anche deciso, già dalla scorsa settimana con la lettera inviata dal presidente Giani, di coinvolgere il ministro Urso, perché riteniamo che sia davvero importante che il governo nazionale possa offrire tutta la sua autorevolezza nel confronto con la proprietà».

«Questa multinazionale deve sapere che per l’Italia la produzione di biossido di titanio è importante: e siccome si produce solo a Scarlino dobbiamo far si che l’attività riparta il prima possibile. In gioco c’è il lavoro di centinaia di lavoratori diretti e dell’indotto, ma anche la competitività del nostro Paese nel campo della chimica di base, che risulterebbe impoverita nell’ipotesi, da scongiurare con ogni mezzo, di una chiusura dello stabilimento. Offriremo tutto il supporto necessario alle parti sociali perché gli ammortizzatori a disposizione vengano utilizzati e non si perda tempo. Esigiamo chiarezza e una spinta affinchè la produzione riparta il prima possibile».

Valerio Fabiani, che da mesi monitora la vicenda in Regione, sottolinea che con la riunione di questa mattina «Si è aperto formalmente il tavolo di crisi della Regione e abbiamo dato la disponibilità ad approfondimenti tecnici per valutare altri ammortizzatori sociali oltre il contratto di solidarietà. Inoltre c’è la disponibilità della sede regionale per la firma degli ammortizzatori sociali. Un’attenzione particolare la porteremo all’indotto di Venator, che impiega molti lavoratori su territorio».

Termine: «Il 31 gennaio data chiave»

All’incontro c’era anche il segretario provinciale del Pd, Giacomo Termine, sindaco di Monterotondo.

«Insieme ai sindaci, sindacati e rappresentanti locali della Venator siamo stati a Firenze per partecipare al tavolo convocato dall’assessore Marras e dal consigliere del presidente per le crisi aziendali Fabiani sulla situazione della Venator, un’azienda che rappresenta una realtà strategica non solo per la provincia di Grosseto ma per l’intero Paese».

«Grazie al lavoro degli enti locali, con la capacità di proporre soluzioni per lo stoccaggio temporaneo e definitivo del gesso rosso, si stanno finalmente delineando prospettive chiare per la sua gestione, un aspetto fondamentale per il futuro produttivo e ambientale dell’azienda. Questo risultato è stato possibile anche grazie al nuovo piano dei rifiuti regionale. La Regione oggi scriverà al Governo per richiedere l’apertura di un tavolo di crisi nazionale sulla Venator. È fondamentale che la gestione di questa crisi diventi una priorità anche per il Governo».

«Con la scadenza della cassa integrazione il prossimo 31 gennaio, il tempo stringe. Ora è indispensabile che la Venator chiarisca una volta per tutte le sue intenzioni sul nostro territorio. L’azienda infatti deve assumersi la responsabilità di definire un piano industriale credibile, che dia certezze ai lavoratori e prospettive alla nostra provincia».

 

 

 

 

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  • Collaboratrice di MaremmaOggi. Il turismo e l'accoglienza sono nel dna familiare, ma scrivere è l'essenza di me stessa. La penna mi ha accompagnato in ogni fase e continua a farlo ovunque ce ne sia la possibilità. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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