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Una via per Sergio Ramelli. Fabrizio Rossi: «Finalmente»

Il consiglio approva l’intitolazione di una via a Sergio Ramelli, ucciso nel 1975 a 18 anni in un agguato a Milano da militanti di Avanguardia operaia
Fabrizio Rossi in consiglio comunale e Sergio Ramelli. Gli sarà intitolata una via

GROSSETO. Il consiglio comunale di Grosseto ha approvato ieri, lunedì 24 marzo, una mozione per intitolare una via o spazio pubblico della città, a Sergio Ramelli, giovane milanese ucciso barbaramente a metà anni ’70, durante gli “anni di piombo”.

La mozione era stata presentata da Gino Tornusciolo (Lega) e sottoscritta da altri consiglieri.

Chi era Sergio Ramelli

Sergio Ramelli fu ucciso a Milano nel 1975 durante gli anni di piombo.

Sergio Ramelli era uno studente milanese di diciotto anni (nato il 6 luglio 1956), militante del Fronte della Gioventù, formazione politica giovanile del Movimento Sociale Italiano.

Fu aggredito il 13 marzo da alcuni militanti della sinistra extraparlamentare legati ad Avanguardia Operaia: Marco Costa, Giuseppe Ferrari Bravo, Claudio Colosio, Antonio Belpiede, Brunella Colombelli, Franco Castelli, Claudio Scazza e Luigi Montinari.

Il giovane, a causa dei traumi riportati, fu colpito più volte con delle chiavi inglesi, morì il 29 aprile, oltre un mese e mezzo dopo l’aggressione.

Giorgio Almirante e Franco Servello portano a spalla la bara di Ramelli al funerale del giovane
Giorgio Almirante e Franco Servello portano a spalla la bara di Ramelli al funerale del giovane

I responsabili furono identificati dieci anni dopo l’accaduto e, dopo un’iniziale condanna per omicidio preterintenzionale in primo grado, furono riconosciuti colpevoli di omicidio volontario al termine dei tre gradi di giudizio del processo, durato dal 1987 al 1990.

Fabrizio Rossi: «Non dimenticare gli anni di piombo»

«Intitolare una via o spazio cittadino a Sergio Ramelli, – dice l’assessore alla toponomastica e deputato di Fratelli d’Italia, Fabrizio Rossi – un giovanissimo di appena 18 anni, vittima di un vile e barbaro agguato avvenuto il 13 marzo di cinquant’anni fa che lo portò alla morte dopo 47 giorni di agonia e ricovero in ospedale a Milano, deve servire a tutti noi per ricordare un simbolo di una generazione e di una Italia, quella degli “anni di piombo”, che non vogliamo dimenticare»

«Ogni anno, anche il sindaco di Milano e tutte le autorità cittadine e non solo, ricordano il giovane ragazzo assassinato dall’odio politico cieco di quegli anni, per mano di altri ragazzi. Contro tutti gli odiatori seriali, di ieri e di oggi, noi contrapponiamo la pacificazione nazionale, consapevoli che se la memoria comune è difficile, noi non smettiamo di provarci», conclude il deputato di Fratelli d’Italia, Fabrizio Rossi.

 

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