ROCCASTRADA. Una spirale blu ha illuminato il cielo di Roccastrada, ma se guardata direttamente sembrava una luce soffusa, mentre con la coda dell’occhio si potevano intravedere le linee. Un fenomeno atmosferico e uno spettacolo che ha affascinato tutta l’Italia.
Ma non si tratta di una supernova esplosa, della nascita di una stella o ancora di un contatto alieno: perché le probabilità che esistano altre forme di vita intelligenti così evolute da arrivare a conoscere un’altra civiltà sono altamente basse.
Quello visto nel cielo della Maremma è un fenomeno che già altre volte ha illuminato la volta celeste del mondo. Nella notte del 24 marzo molte città dell’Italia hanno visto quella spirale fra le stelle.
La spirale misteriosa
Già il 19 giugno del 2022 il cielo notturno della Nuova Zelanda era stato illuminato da quella spirale colorata di azzurro e bianco. Sembrava, anche allora, una piccola galassia fra le stelle. In realtà è uno strano fenomeno che deriva dal lancio di un satellite nello spazio: sostanzialmente il carburante rilascia del vapore nell’atmosfera, che poi riflette la luce del sole. Nel caso del 2022 si trattava di un Falcon 9, lanciato dalla California statunitense.
Il 24 marzo, fra le 12.30 e le 15.30, l’azienda tedesca Isar Aerospace ha inaugurato lo spazioporto di Andøya, in Norvegia, lanciando nello spazio per un volo di prova Spectrum, un razzo a due stadi dotato di 9 motori. Ma l’origine della spirale, anche se il razzo europeo si è piazzato a ben 28 metri dalla terra, pare che non sia dipeso da quel lancio ma da un altro partito dagli Stati Uniti.
Ieri alle 18.48 dalla Florida hanno lanciato un Falcon x. Il razzo trasportava un carico per il National Reconnaissance Office degli Stati Uniti, agenzia governativa che opera nella gestione e nello sviluppo di satelliti di ricognizione per scopi di sicurezza nazionale.
La spirale ha illuminato il cielo quando il razzo spaziale ha accesso i motori e ha rilasciato parti del carburante in orbita, durante la manovra “deorbit burn“, cioè l’accensione dei retrorazzi. La spirale non era altro che del vapore illuminato nel cielo, ma per far si che la spirale prenda forma in cielo sono necessarie delle particolari condizioni di luce, geotermia orbitale e di atmosfera.
La fortuna della vita nella terra
Lo spazio ha sempre affascinato l’essere umano, basti pensare a Galileo Galilei che passava le notti ad osservare il cielo o anche alle antiche popolazione che usavano le stelle per orientarsi. Da quei tempi il genere umano ha fatto dei passi da giganti e oggi l’universo è qualcosa da scoprire e sono sempre di più gli Stati che hanno in programma viaggi spaziali, per provare a trovale la vita in altri pianeti.
In molti grazie alla comparsa della spirale hanno ipotizzato un contatto alieno, ma tristemente e probabilmente non abbiamo mai incontrati gli alieni, perché ancora non esistono o perché non sono abbastanza evoluti. Sì l’universo è immenso e pieno di pianeti, galassie e stelle, molte delle quali più grandi e luminose del nostro sole. Ma la vita sulla Terra è stata un colpo di fortuna: si tratta di miliardi di anni di lente modificazioni e di un susseguirsi di condizioni altamente improbabili che si replichino. Dalla comparsa dell’acqua all’essere umano sono passati circa 4,4 miliardi di anni.
Secondo Nikolaj Kardašëv, astronomo russo, ci sono alcune fasi dello sviluppo della civiltà in base a quanto riesce a utilizzare l’energia. Quindi se esistono altre forme di vita nello spazio è probabile che non abbiano la tecnologia per affrontare i miliardi di anni luce che li separano dalla Terra. E non è detto che abbiano superato il grande filtro.
Robin Hanson e la risposta al paradosso di Fermi
Il paradosso di Fermi prova a darsi una risposta per il mancato contatto con gli alieni. Il fisico Enrico Fermi si chiese il motivo della contraddizione fra l’alta probabilità che esistano altre forme di vita intelligenti e la certezza che non sono mai entrate in contatto con l’essere umano.
Secondo la teoria del “Il grande filtro” di Robin Hanson, dell’istituto per il futuro dell’umanità dell’università di Oxford, la risposta è il “Il grande filtro“, ovvero una barriera allo sviluppo tecnologico delle civiltà “avanzate“, che potrebbe aver evitato un contatto fra l’uomo e gli alieni.
Ma dopo il filtro cosa c’è? Cosa è che ferma il progresso e la scoperta dello spazio? Tristemente la risposta potrebbe essere l’autodistruzione della popolazione. Per comprendere quanto sia semplice autodistruggersi basti pensare allo stato della Terra e all’impossibilità di sostenere lo sviluppo tecnologico senza violare la natura, che ci fornisce ciò che ci serve per vivere. Insomma, anche per l’essere umano il collasso della vita è dietro l’angolo.
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Collaboratrice di MaremmaOggi. Amo le bollicine, rigorosamente in metodo classico; il gin e credo che ogni verità meriti di essere raccontata. Non bevo prosecco e non mi piacciono né i prepotenti né le ingiustizie. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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