GROSSETO. Sandro Veronesi ha il cuore a Roccamare, dove passa le vacanze fin da bambino. Pietro Angelini, invece, è un giovane attore nato e cresciuto a Grosseto, mentre Mosé Trombini, di mestiere fa l’ormeggiatore a Castiglione della Pescaia.
Sono loro a portare un po’ di Maremma sul red carpet del Festival del cinema di Venezia, che comincia giovedì 30 agosto.
Il primo film in concorso è infatti “Comandante”, il lungometraggio diretto da Edoardo De Angelis (si dice anche che potrebbe essere candidato all’Oscar come miglior film straniero), che vede protagonista Pierfrancesco Favino nel ruolo di Salvatore Todaro, comandante del sommergibile Cappellini.
Ma fra gli attori c’è anche il grossetano Pietro Angelini, e durante le riprese del film il castiglionese Mosè Trombini, ormeggiatore, ha partecipato come tecnico specialistico per la sicurezza in mare.
Angelini: «Due mesi tra acqua, ferro e fuoco. Ma ne è valsa la pena»
Pietro Angelini, seppur ancora giovanissimo, ha già una bella esperienza alle spalle, da quando 12 anni fa decise di provare l’avventura e trasferirsi da Grosseto a Roma per mettersi alla prova nel mondo dello spettacolo.
Le prime esperienze a teatro con la compagnia Dynamis e l’amico Francesco Turbanti. Poi pian piano, il debutto sul grande schermo. Già nel 2014 Angelini era stato a Venezia con il film Pasolini del regista Abel Ferrara, ma oggi è decisamente tutta un’altra cosa. Recentemente ha partecipato anche al film americano Book club 2 con Diane Keaton e Jane Fonda. Pietro Angelini è in partenza per raggiungere la laguna e godersi una serata di gala.
“Comandante” è considerato già un vero e proprio kolossal e potrebbe anche essere in lizza per l’Oscar.
L’attore grossetano Pietro Angelini
«Andiamo a Venezia con una grandissima emozione. Ma rispetto al 2014, quando fui presente per il film “Pasolini” – dice il giovane attore – oggi c’è una consapevolezza diversa. Comandante è davvero una grossa produzione italiana, basti pensare che il sommergibile Cappellini è stato riprodotto a grandezza naturale (dagli Stati Uniti sono anche venuti a vedere come era stato costruito, ndr), e la troupe per un paio di mesi ha praticamente vissuto un’esperienza incredibile. Per l’Oscar che dire: magari».
Esperienza incredibile che ha significato, per tutta la troupe, di vivere due mesi in mezzo al mare. «È stato molto faticoso ma davvero bello e entusiasmante. Il cast era composto da tanti giovani attori, io ho fatto la parte di un silurista. Quando ci sono attori del calibro di Favino, con il quale nel 2015 avevo girato uno spot per la Barilla, tutto diventa incredibile. Il film è una ricostruzione storica di un fatto della Seconda Guerra Mondiale realmente accaduto e in alcuni momenti sembrava davvero di averla vissuta».
Un film che è nato e cresciuto fra Taranto e Cinecittà e che ha lasciato molto dentro a tutti i suoi protagonisti. «Abbiamo vissuto fra ferro, acqua e oscurità, ma la sensazione di aver potuto partecipare ad un film del genere – dice – è impagabile. Speriamo che piaccia al pubblico quanto è piaciuto a noi farlo».
La storia del sommergibile Cappellini: «Nessun uomo viene abbandonato in mare»
“Comandante” è ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale e racconta la storia di Salvatore Todaro, a capo del sommergibile Cappellini della Regia Marina.
Nell’ottobre del 1940, mentre naviga nell’oceano Atlantico, nel buio della notte si profila la sagoma di un mercantile che viaggia a luci spente, il Kabalo, che in seguito si scoprirà di nazionalità belga e che apre improvvisamente il fuoco contro il sommergibile e l’equipaggio italiano. Scoppia una breve ma violenta battaglia nella quale il comandante Todaro affonda il mercantile a colpi di cannone.
Ed è a questo punto che Todaro prende una decisione destinata a fare la storia: salvare i 26 naufraghi belgi condannati ad affogare in mezzo all’oceano per sbarcarli nel porto sicuro più vicino, come previsto dalla legge del mare.
Quando il capitano del Kabalo, sbarcando nella baia di Santa Maria delle Azzorre, gli chiede perché si sia esposto a un tale rischio contravvenendo alle direttive del suo stesso comando, il comandante Todaro risponde con le parole che lo hanno reso una leggenda: «Perché noi siamo italiani». E il regista De Angelis ha aggiunto: «Un nemico indifeso non è più un nemico, è solo un altro essere umano. Salvatore conosce le leggi eterne che governano il cielo e il mare».
A Roma e a Taranto le riprese
Le riprese sono state fatte nella città portuale di Taranto, set della ricostruzione di quello che fu un atto umanitario in tempo di guerra entrato negli annali della storia navale.
E Mosè Trombini per oltre un mese e mezzo ha supervisionato e organizzato la sicurezza in mare.
Il film è una produzione Indigo Film con Rai Cinema, O’Groove, Tramp LTD, VGroove e Wise, prodotto da Pierpaolo Verga, Nicola Giuliano, Attilio De Razza, Edoardo De Angelis in collaborazione con Marina Militare, Cinecittà e Fincantieri in coproduzione con Beside Productions.
Le riprese sono durate 8 settimane, tra Taranto e Roma. I costumi sono di Massimo Cantini Parrini candidato all’Oscar per Pinocchio e Cyrano.
Il sommergibile Cappellini
Per le riprese del film è stato ricostruito in ogni dettaglio il sommergibile Cappellini del 1940, lungo 73 metri per 70 tonnellate di acciaio, ricreato a partire dai progetti trovati nell’Ufficio Storico della Marina Militare. La sua realizzazione, in collaborazione con Cinecittà, ha coinvolto più di 100 professionisti fra ingegneri, costruttori e artigiani. I lavori sono durati 8 mesi e si sono conclusi con il varo all’interno del bacino dell’arsenale della Marina Militare.
Dal film, scritto da Sandro Veronesi ed Edoardo De Angelis, è tratto il romanzo edito da Bompiani.
Il film aprirà il concorso dell’80° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
Pierfrancesco Favino, fresco di nomination agli European Film Award per il suo ruolo in “Nostalgia” di Mario Martone che rappresenta l’Italia per le nomination agli Oscar del miglior film internazionale, interpreta l’eroico ufficiale di marina siciliano della Seconda Guerra Mondiale Salvatore Todaro. Diretto dall’autore emergente Edoardo De Angelis, il film è un’ambiziosa epopea contro la guerra che ha richiesto la costruzione di un sottomarino d’acciaio a grandezza naturale.
Il belga Johan Heldenbergh, che ha scritto e recitato in The Broken Circle Breakdown, interpreta il capitano di una nave nemica.
«L’uomo alla guida di una trireme romana duemila anni fa è lo stesso che comanda un sommergibile nel 1940, in Atlantico, in piena guerra. Quell’uomo – ha detto De Angelis – si chiama Salvatore ed è forte. Affonda il ferro delle navi nemiche senza paura e senza pietà. Ma il nemico inerme non è più nemico, è solo un altro uomo e allora lo salva. Perchè l’essere umano davvero forte è quello capace di tendere la mano al debole. Salvatore è nato duemila anni fa: è un italiano».
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Giornalista di MaremmaOggi. Ho iniziato a scrivere a 17 anni in un quotidiano. E da allora non mi sono mai fermato, collaborando con molte testate: sport, cronaca, politica, l’importante è esagerare! Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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