GROSSETO. Ha voluto essere lì, ai piedi dell’altare della chiesa della Santa Famiglia. Con il feretro appoggiato sul pavimento e la foto da bomber appoggiata alla cassa. La chiesa improvvisamente è diventata troppo piccola per contenere tutte le persone che sono venute a salutarlo.
È stato un arrivederci quello che oggi, sabato 18 settembre, ha celebrato don Desiderio Gianfelici, il parroco della chiesa di via Unione Sovietica.
L’arrivo del feretro che contiene il corpo di Luigi Ambrosio è stato salutato da un lungo applauso, all’ingresso in chiesa.
«Quando un bambino sperimenta l’amore intorno a sé diventa adulto, diventa creativo. Fa diventare la persona un dono, qualcosa che possa raggiungere, che possa toccare. Ed è quello che sta succedendo qui. Come fa uno a entrare nella vita dell’altro? Luigi lo ha fatto, è entrato in ciascuno di noi – ha detto don Desiderio nella sua omelia – Quando il papà di Luigi mi ha detto che aveva voluto essere qui oggi, mi sono domandato perché lui ha voluto sentire attraverso di noi quello che sentiamo».
Nel Vangelo, le parole di Gesù sulla sua morte. «Gesù per la seconda volta dice “io vado a morire” – aggiunge don Desiderio – e forse Luigi oggi ha voluto che noi sentissimo il silenzio. Probabilmente non voleva che si sentissero risposte banali a quello che chiediamo, ma che si potesse davvero sentire le risposte profonde alle nostre richieste».
«Luigi ci chiede di amare di più – aggiunge – ci chiede di usare un suono che riempia l’anima, ci chiede di sentire la poesia, come ascoltare un disco, prendere un caffè, guardare una partita. Ci chiede di amare. L’incontro tra Luigi e Cristo è uno sguardo d’amore. E oggi è Luigi che ci dice che bisogna avere più fiducia nello sguardo di Dio, che incontriamo nello sguardo delle persone che ci amano».
Alla fine della celebrazione, la lettura di uno scritto di Luigi, datato il primo febbraio di quest’anno. Parole sulla sua malattia, sul suo intervento, sulle sue ferite. «Ferite che so che si rimargineranno – aveva scritto – non importa ora, perché sono vivo».
Fuori dalla chiesa, alla fine della celebrazione, Luigi è stato accolto da un lungo applauso. La bara è stata sistemata nel piazzale davanti alla chiesa per un ultimo omaggio. La musica di Bill Evans, la canzone “Peace in piece”, ha risuonato nel silenzio d’amore che è sceso intorno a Gigi. Che se n’è andato tra gli applausi di migliaia di persone che lo hanno aspettato sulla strada. Non per dirgli addio, ma solo arrivederci.
IL VIDEO – GLI APPLAUSI E BILL EVANS
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Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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