GROSSETO. C’è anche un maremmano alla 73° edizione del Festival di Sanremo. Non sale sul palco dell’Ariston, ma la sua funzione è importante quanto quella di chi presenta o canta.

Le sue mani d’oro, come quelle degli altri 3 massaggiatori toscani della scuola professionale Diabasi, avranno un delicatissimo compito: sciogliere nodi e tensioni, rilassare le spalle, aprire il diaframma di chi si appresta ad esibirsi in mondovisione, nel festival canoro nazionalpopolare più famoso al mondo. 

Una passione coltivata fin da bambino

Sefano Rosi, 58 anni grossetano, ha un piccolo studio in casa, dove dal 2021 ha avviato la sua attività di massaggiatore, al termine di un lungo percorso di studi e perfezionamento con la scuola professionale Diabasi. In realtà, nella vita fa tutt’altro mestiere: è un socio del negozio Farine & dintorni, che si occupa di fornitura per forni, pasticceria, pasta fresca.

Quella per i massaggi è una passione che coltiva fin da bambino, quando praticava karate e ogni tanto gli capitava di dare sollievo agli amici improvvisandosi massaggiatore. Peraltro con grande soddisfazione per chi passava dalle sue mani. Insomma una specie di dono che dopo tanti anni ha deciso di coltivare.

Dalla palestra di karate a Sanremo

Allora, non avrebbe immaginato, il piccolo Stefano, che gli sarebbe capitato di andare a Sanremo, a regalare agli artisti in gara, agli ospiti e ai protagonisti del Festival, momenti di puro benessere. E ci è arrivato dopo un contest, una selezione durissima, che richiede conoscenze e competenze certificate.

La squadra – 40 massaggiatori provenienti da tutta Italia – infatti, deve essere in grado di rispondere alle varie richieste degli ospiti della kermesse, con massaggi shiatsu, decontratturanti, sportivi, ayurvedici, ecc.

«La scuola Diabasi di cui faccio parte è stata la prima, 20 anni fa, a proporre questo servizio per i protagonisti del Festival», spiega Stefano. «Un’idea che si è rivelata vincente e grazie alla quale oggi possiamo fare questa magnifica esperienza. Noi saremo all’hotel Miramare e avremo lì i nostri camerini. Simo divisi in due gruppi di 20 persone: il primo sarà a San Remo dalla serata inaugurale, il 7 febbraio, a quella dopo. L’altro, di cui faccio parte anche io, da giovedì 9, alla finale. Insomma, la responsabilità più pesante tocca a noi», scherza Stefano.

Il servizio è offerto agli artisti, agli ospiti, ai musicisti ai presentatori, deve solo essere prenotato. E in base al massaggio richiesto, la persona viene indirizzata al camerino giusto. Dunque tra le mani di Stefano potrebbe capitare il collo della Ferragni, quanto la schiena di Piero Pelù o di Anna Oxa. Ma il punto non è nemmeno questo.

Emozionato come un bambino 

«Sono emozionato come un bambino, ma non per il o la vip che potrei trovarmi davanti, quanto per l’aiuto che posso dare. La pressione sugli artisti è altissima e altrettanto lo sarà la tensione, che è nostro compito alleviare. Sento tutto il peso della responsabilità. Mi emoziona pensare che il benessere di un artista possa dipendere anche da me e darò il massimo per farlo essere performante», dice Stefano.

«Quando si mettono le mani su una persona – aggiunge – non si sentono semplicemente la pelle o i muscoli, ma si entra in contatto con il suo complesso psico-fisico-emozionale. La riuscita del massaggio sta nel rendere armonici questi tre piani interdipendenti e complementari. Metterò a disposizione tutta la mia passione e la mia esperienza. La moneta che meglio mi ripaga è la soddisfazione della persona».

Per Rosi, questa non è la prima volta che si cimenta fuori da Grosseto, ma mai gli era capitato di lavorare con artisti e di livello internazionale. «Spero proprio che ce ne siano tante altre», conclude.

Altri tre toscani a Sanremo

Insieme a Stefano Rosi ci sono anche altri tre massaggiatori toscani.

Sono Davide Cucchiarelli di Firenze, Giacomo Puccetti e Gabriele de L’Acqua, di Lucca. 

Tutti della scuola Diabasi, che, attraverso personale altamente qualificato, forma i propri allievi nelle tecniche del massaggio in maniera professionale e in modo che possano spendere le competenze acquisite sin dal primo corso.