FOLLONICA. Sono cinque le studentesse che chiedono di parlare di prevenzione alla violenza di genere fra i banchi di scuola degli istituti superiori di Follonica e Massa Marittima. Le ragazze hanno formato il collettivo Sonder e hanno inviato una lettera ai professori, mettendola nella sala insegnanti, dove chiedono che si squarci il velo di omertà che spesso c’è nelle scuole quando si tratta di affrontare i temi legati alla violenza.
Le ragazze si chiamano Anna Iacci, Rachele Bocci, Laila Fertah, Deianira Dessi e Benedetta Galeotti.
«I femminicidi di Sara Campanelle e Ilaria Sula ci hanno colpito molto, ci hanno fatto sentire molto impotenti. Non vogliamo saltare le lezioni o togliere tempo al programma scolastico, vorremmo che ci fossero dei collegamenti su quello che succede nel mondo al giorno d’oggi – dice Anna Iacci, una delle cinque studentesse – Ci sono stati due femminicidi in meno di 24 ore e nessuno dei nostri professori ne ha parlato, e noi crediamo che se ne debba parlare nelle scuole. Vorremmo che ci fossero forniti gli strumenti per vivere il mondo responsabilmente».
Come vorrebbero combattere l’indifferenza
Le giovani chiedono al corpo docente di affrontare i temi che stanno a cuore a sempre più persone. E anche che si inizi a parlare di educazione sentimentale, che potrebbe fornire ai giovani gli strumenti per comunicare quello che sentono senza usare la violenza. E no non si tratta di “teorie gender” o cultura “woke”: si tratta di insegnare come gestire le proprie emozioni.
«Vorremmo che quello che accade nel mondo sia affrontato fra i banchi, vogliamo crescere in modo consapevole, ma senza togliere spazio al programma scolastico – dice Anna – Non è un nostro intento attaccare i professori, vorremmo solo parlare di certi temi. Il 25 novembre e per la Giornata della memoria abbiamo appeso dei cartelli, ma in pochi durante le lezioni ne hanno parlato, come se questi problemi non esistessero».
Le studentesse chiedono che siano fatti dei collegamenti durante le ore di lezione.
«Vorremmo che si parlasse di questi temi in classe in base a quello che stiamo studiando, che si tratti di storia, italiano o matematica. In modo che si crei un dibattito – dice Anna – Perché parlandone si trovano le soluzioni e si combatte l’indifferenza. Siamo stanche di sentire di ingiustizie e di sentirci impotenti, vogliamo gli strumenti emotivi per affrontare il mondo».
La lettera ai professori
«Siamo cinque ragazze che oggi vi scrivono per esprimere un pensiero che ci sta molto a cuore. In questi giorni, purtroppo, abbiamo appreso della morte di alcune ragazze, vittime di violenza – scrivono le giovani – Ogni volta che accadono tragedie come queste, ci sentiamo impotenti, ma crediamo di non poter e di non dover ignorarle. Per questo, ci rivolgiamo a voi, che ogni giorno ci guidate e ci insegnate, per chiedervi di parlare di questi temi a scuola, di non fare finta che non stiano accadendo».
«Siamo consapevoli che il programma scolastico è ricco e complesso, ma siamo anche convinte che la scuola non debba limitarsi a insegnarci solo le materie tradizionali. Noi ragazzi passiamo a scuola la maggior parte del nostro tempo ed è necessario che impariamo anche a comprendere e riflettere su ciò che succede nel mondo che ci circonda – continuano – Questi fatti riguardano tutta la società, non solo le donne. Crediamo che sia fondamentale parlarne, per non restare indifferenti, per capire come prevenire certi comportamenti e, soprattutto, come costruire un mondo più rispettoso e pacifico».
«I ragazzi che oggi sono a scuola domani entreranno nel mondo “reale”, e quello che impariamo oggi, insieme a voi, è ciò che ci aiuterà ad essere persone più consapevoli, più responsabili – concludono – Parlare di tematiche come questa, significa prepararci a vivere nel mondo con occhi più aperti, con la mente più sensibile alle ingiustizie e, soprattutto, con il cuore finalmente pronto a combattere contro la violenza e l’indifferenza. Vi chiediamo di riflettere su quanto sia importante per noi discutere di questi fatti, di non restare indifferenti e di aiutarci a crescere come persone capaci di fare la differenza. Si tratta di educazione alla vita, al rispetto e alla dignità di ogni essere umano».
Autore
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Collaboratrice di MaremmaOggi. Amo le bollicine, rigorosamente in metodo classico; il gin e credo che ogni verità meriti di essere raccontata. Non bevo prosecco e non mi piacciono né i prepotenti né le ingiustizie. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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