GROSSETO. Lo aveva fatto già una settimana fa, quando aveva dovuto affrontare il dolore per la scomparsa di Maria Pace, la sua amatissima sorella. Oggi, martedì 4 marzo, don Franco Cencioni torna a parlare e a ringraziare il personale del reparto di leniterapia dell’ospedale Misericordia di Grosseto. Lo fa dopo aver salutato Maria Pace, quella bambina venuta al mondo quando Cencioni aveva 16 anni. Quella bambina che aveva visto crescere, che aveva voluto far studiare, che aveva visto diventare donna e che ha accompagnato negli ultimi giorni, quando è stata ricoverata all’ospedale.
Maria, la bambina che portava la pace in tempo di guerra
È un fiume in piena di ricordi e tenerezza don Franco Cencioni. «Quando nacque Maria Pace io avevo già 16 anni e studiavo a Grosseto – ricorda – Sono diventato sacerdote quando lei aveva 8 anni. L’ho sempre seguita, l’ho accudita e ho voluto che studiasse». Maria Pace era l’ultima di tre fratelli maschi. La gioia e l’amore della famiglia Cencioni. «Era nata nel 1942 – dice don Franco – quando mio padre andò per iscriverla all’anagrafe gli dissero che non si sarebbe potuta chiamare Maria Pace. Volevano chiamarla Maria Vittoria ma i miei genitori non vollero. E così, per lo stato civile era solo Maria, in chiesa invece fu battezzata Maria Pace. Ho sempre considerato quella scelta evocativa».
Due erano i fronti decisivi per l’Italia, nel 1942: quello nordafricano e quello russo. La disfatta nel deserto di El Alamein, la sconfitta e la ritirata dell’Armata italiana in Russia segnarono un punto di svolta. Maria nasce nell’anno in cui fu registrato il bombardamento di Torino, quando la guerra infuriava in Italia. Il nome Pace avrebbe dovuto segnare il solco nel quale sarebbe poi vissuta la donna.
«La mia famiglia era originaria del Casentino – dice ancora don Franco – arrivammo in Maremma, a Boccheggiano, per trovare fortuna. Io studiai a Grosseto, fui ordinato sacerdote e divenni il parroco della Cattedrale. I miei fratelli trovarono lavoro in miniera. Volli che Maria Pace studiasse». La donna seguì i consigli del fratello, si diplomò e divenne insegnante. Poi, una volta trasferita a Firenze, ha lavorato come impiegata all’Usl.
Il ringraziamento al personale della leniterapia
Gli ultimi due mesi della sua vita, Maria Pace li ha trascorsi all’ospedale Misericordia. Era malata da tempo: al suo fianco è sempre rimasto il fratello Franco. «Conoscevo il reparto di leniterapia fin dalla sua apertura, quando c’era il dottor Ramazzotti – ricorda don Franco – e ho seguito tantissime persone che hanno concluso il loro cammino al Misericordia. Con mia sorella ho toccato con mano quanta strada è stata fatta dal personale. Sono persone straordinarie, sia i quattro medici che gli infermieri e gli operatori sanitari. Hanno fatto la scelta di accompagnare le persone ricoverate nel reparto con dedizione e amore, rendendo godibile quello che resta dell’esistenza di persone che sono allo stadio terminale».
Quella raccontata da don Franco è stata un’esperienza d’amore, profondissima. «Il cibo gustoso preparato per chi è ricoverato – dice – le bevande. Ma anche la possibilità di far ascoltare ai pazienti la loro musica preferita, di far scegliere loro la canzone più bella, quella che ha accompagnato i momenti felici della vita di ognuno. Ho visto tanta delicatezza nella cura delle persone e per questo voglio ringraziare tutto il personale ancora una volta». Don Franco parla, e accarezza con gli occhi pieni d’amore il ricordo della sorella Maria Pace.
«Sono tantissime le persone che mi hanno scritto e chiamato – dice – Maria Pace era molto amata, aveva stretto bellissime amicizie sia a scuola che quando insegnava e quando poi è andata al lavoro all’Asl. ha avuto intorno a sé tanto amore».
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Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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