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Trekking urbano fino a ponte Tura. Ecco a cosa serviva

Un itinerario di trekking urbano lungo l’argine dell’Ombrone. Ecco la storia di ponte Tura, ora abbandonato, ma decisivo per la bonifica
Il ponte Tura alla Steccaia
Il ponte Tura alla Steccaia

GROSSETO. Una passeggiata lungo l’argine dell’Ombrone, fino a ponte Tura è l’occasione per scoprire la trasformazione del paesaggio durante le bonifiche della Maremma grossetana e ai simboli identitari di questa trasformazione.

Camminando lungo la sponda dell’argine del fiume Ombrone, partendo dalla fine di via Dei Barberi, e che porta alla zona di San Martino e al ponte Tura / Steccaia, è possibile seguire il lento scorrere del fiume che nel bene e nel male ha caratterizzato il territorio grossetano e dove le bonifiche del passato hanno lasciato evidenti tracce.

Ponte Tura, gioiello abbandonato. Ecco a cosa serviva

Ma quanti conoscono a cosa servisse il ponte Tura?

Il ponte Tura era il punto di partenza del canale Diversivo. Canale, progettato da Fossombroni e realizzato da Manetti, che aveva lo scopo di portare le acque limacciose e piene di sedimenti dell’Ombrone nel lago Prile per renderlo fertile e coltivabile

Ponte Tura è il nome che oggi si dà all’edificio che, con questa forma, a 7 archi, fu costruito nel 1914. Al suo posto esisteva già un Ponte Tura eseguito dal Manetti intorno al 1830, con solo tre archi. Il Ponte Tura ha proprio il senso di “turare” l’ingresso dell’acqua dell’Ombrone nel canale Diversivo e di regolamentarne l’afflusso. Il nome “tura” è dovuto proprio alla sua funzione di regolatore dell’afflusso dell’acqua.

Un primo sbarramento a cateratte sull’Ombrone a Grosseto era stato realizzato per il terzo canale navigante in località Berrettino dall’ingegnere Leonardo Ximenes nella seconda metà del XVIII secolo, quindi il “ponte tappo” a tre luci, che permetteva la regolazione delle acque dell’Ombrone deviate nel Diversivo tramite una diga in località Bucacce, venne realizzato tra il 1828 e il 1830 sotto la direzione dell’ingegnere Alessandro Manetti, quando venne avviata la bonifica per colmata della piana di Grosseto da parte del granduca Leopoldo II di Lorena.

I sedimenti per bonificare l’ex lago Prile

L’obiettivo era quello di trasportare, tramite il canale che qui aveva inizio, i sedimenti e le acque limacciose del fiume all’interno della palude dell’ex lago Prile, andando a riempire il terreno per renderlo fertile e coltivabile.

La struttura del ponte era in origine molto semplice e poteva essere chiuso tramite paratie di legno, fango e paglia. Ulteriori sistemazioni avvennero nella seconda metà del XIX secolo, ma soltanto nei primi anni del secolo successivo venne realizzata la struttura monumentale del ponte.

Il ponte Tura, a sette archi, venne edificato in stile neoclassico tra il 1905 e il 1914, su progetto di Giuseppe Botto, ingegnere capo e ispettore superiore del genio civile di Grosseto e fu ultimato nel 1924 con l’inaugurazione di una centralina elettrica per il movimento degli ingranaggi delle cateratte.

Fu anche visitato da Benito Mussolini, nel maggio del 1930.

Un'immagine dell'epoca della costruzione del ponte Tura
Un’immagine dell’epoca della costruzione del ponte Tura

Adesso ponte Tura è in condizioni di degrado

Nel secondo dopoguerra, una volta terminata la bonifica del padule, l’utilità del ponte Tura e del canale diversivo iniziò a essere messa in discussione. Si pensò di impiegare il canale come “svuotatore” nel caso di un’alluvione, ma in seguito a una piena del 1977 che finì col mettere seriamente in pericolo l’area dell’ospedale alla Sugherella, venne deciso il suo interramento. Nel 1979 venne costruito a monte del ponte Tura un “argine tappo” e le cateratte finirono con l’essere murate.

All’inizio degli anni novanta l’edificio annesso al ponte, ex casa del custode, venne assegnato al Ceis di Mario Picchi per il recupero e il reinserimento sociale dei tossicodipendenti. La struttura del ponte rimase abbandonata e, nonostante vari progetti presentati per la sua trasformazione in museo per un parco delle bonifiche, versa in condizioni di degrado.

Un pezzo della storia della Maremma, in sostanza, è sostanzialmente abbandonato.

La piramide della Steccaia

Accanto a ponte Tura c’è la piramide della Steccaia. Recuperata nel 2016, dal Consorzio di bonifica.

La piramide della Steccaia
La piramide della Steccaia

È un monumento di forma piramidale posto nel 1830 allo sbarramento sull’Ombrone a memoria dell’avvio delle bonifiche del granduca Leopoldo II di Lorena. Il monumento poggia su un basamento cubico in blocchi squadrati di pietra che reca su due lati due lapidi commemorative in marmo.

La prima lapide ricorda l’inaugurazione del canale diversivo il 26 aprile 1830 e recita:

«In questo canale escavato nel corso di 160 giorni fu il dì 26 aprile dell’anno 1830 alla presenza del  granduca e la granduchessa di Toscana, introdotta l’acqua del fiume Ombrone la quale velocemente si condusse fin dentro il lago di Castiglione della Pescaia e dimostrò ai numerosi spettatori come quel vasto centro di infezione e di sterilità poteva per i depositi delle acque torbide cangiarsi in una vasta e florida coltivazione»

La seconda, posizionata nel 1842 in occasione di un ampliamento dell’alveo del canale, reca invece scritto: 

«Mentre colmavasi il lago ingrandita la troppa angusta sua foce di Castiglione e aperte le due nuove foci di San Leopoldo e di San Rocco a più celere uscita delle acque del deposto limo fatte chiare poté questo canale essere ampliato nell’anno 1842 perché maggiore copia di torbide il tempo della bonificazione abbreviasse».

 

Autore

  • Direttore di MaremmaOggi. Dopo 30 anni di carta stampata ho capito che il presente (e il futuro) è nel digitale. Credo in MaremmaOggi come strumento per dare informazione di qualità. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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