ALBERESE. In provincia arriva l’ennesima predazione negli allevamenti. Questa volta la vittima è un vitello nato nella mattinata del 20 gennaio. Poco dopo la sua nascita, verso le 6 del mattino, tre lupi lo hanno sbranato, causando un danno psicologico ed economico ai proprietari dell’azienda agricola Pasubio di Perin.
Un’ora e mezzo dopo il primo attacco i predatori sono tornati nella stalla. Questa volta, però, hanno trovato il proprietario e sono fuggiti spaventati. L’azienda si trova all’interno del Parco della Maremma, un luogo idilliaco visitato da molti turisti e da molte scuole.
«Alla luce di quanto è successo è palese che siamo circondati da un numero indecifrabile di predatori che stanno mettendo a repentaglio anche l’incolumità delle persone – dice Mirella Pastorelli presidente del comitato Pastori d’Italia – I lupi sono entrati nella stalla ed hanno sbranato il vitello, fortunatamente non era presente il proprietario perché non sappiamo quale reazione potevano avere i predatori».
L’emergenza lupi e la speranza degli allevatori
Il comitato chiede che l’Italia si adegui alle normative a causa dello stato d’emergenza, seguendo l’esempio degli altri membri dell’Unione europea. «Non dobbiamo indugiare su questa situazione per non scontentare chi ancora vive di ideologie utopistiche – dice Pastorelli – La presenza massiccia del lupo è un problema serio e grave che la politica sta sottovalutando, non comprendendo il danno che sta procurando alla Nazione».
«Come comitato abbiamo chiesto alla Regione toscana che si faccia portavoce al Ministero Mase, di attuare la deroga prevista dall’articolo 16 della direttiva Habitat, usata già da tempo dagli altri Stati membri della comunità europea – continua – Infine, sollecito il governo a modificare la legge numero 157 del 1992, che prevede la protezione del lupo, visto il declassamento votato dall’Unione europea».
Secondo il comitato ci sono molte dicerie non vere riguardo la convivenza con il lupo. La dimostrazione, secondo loro, sarebbero la difficoltà nel tutelare gli animali chiusi nei recinti e di quanto si avvicinino alle abitazioni.
«Dinanzi a eclatanti predazioni mi hanno detto che la colpa è degli allevatori, che si sono impossessati di un territorio che appartiene al lupo. Risposte che non meritano di essere commentate – dice Pastorelli – la cui colpa è di coloro che continuano ad elargire soldi pubblici per progetti che non portano nessun risultato, né agli allevatori né all’intera comunità. Progetti dove ancora si insiste sulla convivenza tra il lupo e le sue prede e che dichiara il predatore innocuo nei confronti dell’uomo».
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