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Torna in bici dopo la diagnosi di demenza

Grazie al lavoro della psicologa di Uscita di sicurezza che si occupa dell’Alzheimer e delle malattie neurodegenerativa, una donna è riuscita a risalire in sella: «Il regalo più bello per lei e per noi»
Aurida Pardini, psicologa e responsabile del progetto di Uscita di Sicurezza

GROSSETO. Aurida parla con una nota di emozione nella voce. Perché quando un paziente o una paziente riceve una diagnosi di Alzheimer o di un’altra forma di malattia neurodegenerativa, riceve purtroppo la consapevolezza che da quel momento in avanti la sua vita sarà diversa.

Certe volte però, la volontà, la voglia di andare avanti e riprendersi almeno un pezzetto della propria vita insieme all’impegno di chi da anni si dà da fare per dare una vita il più normale possibile a chi riceve una diagnosi di questo tipo, possono fare l’impensabile. 

È quello che è successo a una donna di Castiglione della Pescaia che, nonostante la diagnosi di una forma di demenza che presentava sintomi simili all’Alzheimer, è riuscita a tornare in sella alla bici. È riuscita a tornare a pedalare, a guardare il mare sfilare accanto a sé, a farsi accarezzare i capelli dal vento. È stato questo uno dei regali più grandi fatti ad Aurida Pardini, psicologa e responsabile del progetto di Uscita di Sicurezza che si occupa dell’assistenza delle persone con deficit cognitivi dati da malattie neurodegenerative. 

La pensione, la morte del marito e la diagnosi

Aurida ha incontrato la donna, la prima volta, nell’agosto 2020, in piena emergenza Covid. Un anno prima, la 67enne era andata in pensione e pochi mesi dopo aveva perso il marito. I primi sintomi si erano manifestati quando l’uomo si era sentito male: era ricoverato in ospedale e sua moglie stava andando a trovarlo. Quel giorno però, non era riuscita ad arrivare all’ospedale di Grosseto, nonostante avesse percorso quella da strada migliaia di volte. Aveva perso l’orientamento.

«Rimasta vedova, dopo pochi mesi dalla sua pensione – racconta Aurida Pardini – era scivolata in uno stato catatonico. Era depressa, non parlava più, aveva cominciato ad accumulare in casa qualunque tipo di oggetto. Il figlio, preoccupato per la situazione che sua madre si trovava ad affrontare ci ha chiesto aiuto. Attraverso i servizi sociali, si è rivolto ad Uscita di sicurezza e ci siamo incontrati».

La prima volta che Aurida ha visto la donna, lei non ha aperto bocca. «Parlava solo il figlio – ricorda – lei mi guardava con molta diffidenza. In quel momento però non era stata ancora fatta una valutazione cognitiva. Nonostante questo, decidemmo di provare. Lei era molto depressa, si buttava giù, diceva che non ce l’avremmo fatta. Invece, nel giro di 4 mesi, i progressi si vedevano già».

Il giro in bici, i fiocchi alle scarpe e la casa pulita come uno specchio

Per un annetto la donna è stata seguita da Aurida e dall’animatrice che con lei ha messo a punto il protocollo utilizzato a Uscita di sicurezza per cercare di rendere più autonome le persone che soffrono di una qualche malattia neurodegenerativa. 

«È cambiata tantissimo, sia sul fronte strettamente cognitivo che nel tono dell’umore – spiega la psicologa – Ha ricominciato a cucinare, ha gettato tutto quello che aveva accumulato nel tempo e ha rimesso a posto tutta la sua casa. Faceva i compiti che le davamo, faceva gli esercizi e grazie a questi è migliorata tantissimo». La donna, però, aveva un sogno.

«Vive a Castiglione della Pescaia e ogni giorno, prima della diagnosi, usciva con la sua bicicletta per fare una passeggiata lungomare o sulla pista ciclabile. Tornare in bicicletta con una malattia come l’Alzheimer o comunque con altre forme di malattie neurodegenerative non è per niente facile. Il geriatra aveva detto che non sarebbe stato il caso, anche il figlio era scettico».

Invece, grazie al lavoro fatto con Aurida, la donna è riuscita a salire di nuovo in sella alla sua bici e per quasi due anni è tornata a pedalare. Ha riassaporato la sua vita prima della malattia durante quelle lunghe passeggiate fino a Riva del Sole. 

«Per me è stato un grandissimo regalo – spiega la psicologa responsabile del progetto di Uscita di sicurezza – Da quattro anni, ogni volta che vado da lei, mi ringrazia per averla fatta pedalare di nuovo. Non ci credeva nessuno ma lei è stata caparbia». 

La serenità di aver provato l’autonomia

Ora, a 71 anni, la donna deve fare i conti con il progredire della malattia e la sua due ruote è tornata purtroppo in garage. In casa con lei c’è una badante perché purtroppo la malattia le sta facendo perdere la vista. «Ma per tre anni ha fatto grandi cose – spiega Aurida Pardini – È tornata a legarsi le scarpe da sola, grazie agli esercizi che le facevamo fare. Avevamo disseminato la sua casa di nastrini, per farle fare i fiocchi. E ce l’ha fatta in sole due settimane».

È stato un circolo virtuoso quello che ha messo in moto Pardini: più che le abilità della settantunenne crescevano, più lei era motivata a migliorare. Più era autonoma, più la sua autostima cresceva e lei stava meglio, nonostante la consapevolezza dei suoi limiti. Ora che deve rinunciare alla sua pedalata di 10 chilometri sul lungomare, fino a Riva del Sole, ha scelto di affidarsi completamente alla psicologa e ha raggiunto la sua serenità. «Ha accettato i propri limiti e ora, dopo 4 anni di lavoro insieme, ha cominciato a darmi del tu – aggiunge Pardini – Lei è la dimostrazione che l’Alzheimer e le malattie neurodegenerative oggi, possono fare un po’ meno paura». 

Autore

  • Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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