GROSSETO. Svolgerà un anno di lavori socialmente utili. Si chiude così, al momento, la vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto l’imprenditore umbro Davide Pecorelli, accusato di autocalunnia, presentazione di falsa documentazione e sostituzione di persona dalla procura di Grosseto che lo aveva inadgato, inizialmente per ricettazione.
Due i diversi filoni giudiziari. Quello grossetano, giovedì 15 giugno è stato definito di fronte al giudice Marco Mezzaluna che ha accettato la richiesta dell’avvocato Andrea Castori.
Risarcite le autorità albanesi
Non c’era solo l’udienza al tribunale di Grosseto nell’agenda di Pecorelli, che, dopo il naufragio al largo di Montecristo, aveva detto di aver trovato il tesoro di San Mamiliano, rubato a Sovana anni fa. Ma anche il processo in Albania, dove l’uomo aveva inscenato la sua morte appiccando le fiamme a un’auto nella quale era stato sistemato un cadavere, esumato da un vicino cimitero.
Per quei reati il processo è iniziato anche se Pecorelli ha già risarcito le persone danneggiate e le autorità albanesi.
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