GROSSETO. Il Superbonus, l’ormai famosa agevolazione fiscale per specifici interventi di riqualificazione energetica e messa in sicurezza antisismica degli edifici, è agli sgoccioli e alla fine del 2025 scadrà senza rinnovo per l’anno successivo. Ma per tanti cantieri che sono stati ultimati grazie al bonus, ce ne sono molti che sono rimasti a metà.
Il segno evidente di questo problema sono i tanti interventi fermi e le impalcature ormai deserte che campeggiano sulle facciate degli edifici. Girando per Grosseto, come per tante città della provincia, non è difficile imbattersi in lavori fermi al palo. Un problema che ovviamente riguarda tutto il Paese. Con la fine del 2024 le attività dei cantieri per gli interventi di efficientamento energetico si sono infatti intensificate, tanto che secondo il rapporto Enea a fine 2024 il costo complessivo delle detrazioni per lavori conclusi ha superato i 120 miliardi di euro. Non tutto però è andato per il meglio.
MaremmaOggi ne ha parlato con Stefano Giommoni, presidente dell’Ordine degli architetti della Provincia di Grosseto.
Cantieri fermi e parcelle non pagate
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Il problema riguarda il riscatto del bonus. Il mancato rispetto delle scadenze non solo compromette l’accesso alle agevolazioni fiscali, ma può anche esporre il committente a richieste di restituzione del bonus da parte dell’Agenzia delle Entrate. Il bonus è infatti valido solo quando i lavori per i quali é stato concesso sono stato ultimati.
«Molti colleghi che hanno fatto attività di direzione di lavori in quei cantieri che poi si sono inceppati oggi hanno essi stessi difficoltà a riscuotere la loro parcella – afferma Giommoni – È un tema ancora irrisolto ma che di fatto sta andando nel dimenticatoio. Ad oggi ci sono crediti incagliati in giro e i professionisti sono in difficoltà. È tutto molto complicato perché chi ha avvitato i lavori lo ha fatto facendo contratti con le imprese e attraverso la cessione del credito pensava di finanziare il lavoro. Ma se l’impresa non riscuote il credito dalle banche tutto è fermo».
Con il Superbonus in molti hanno infatti sfruttato la cessione del credito, ovvero hanno trasferito il proprio diritto di credito alla ditta che svolge i lavori. A maggio 2024 però è entrata in vigore la legge di conversione del Decreto Superbonus, che contiene lo stop definitivo alla cessione del credito e misure che hanno reso più difficile smaltire i crediti in seno alle imprese che hanno praticato lo sconto in fattura.
«In questo modo le imprese non hanno riscosso come tutti i professionisti che si occupano delle ristrutturazioni, compresi ovviamente gli architetti – spiega Giommoni – insomma, gli unici che ci guadagnano in questo caso sono gli avvocati. In questo modo le imprese non finisco i lavori e si registra una situazione paradossale».
L’obbligo dell’aggiornamento catastale pesa sui cittadini
«Un altro aspetto ce è passato in secondo piano è l’aggiornamento catastale – continua Giommoni – Stanno arrivano a molti le lettere dell’Agenzia delle Entrate per gli aggiornamenti del catasto che adesso incamera più tasse. Di fatto lo Stato deve rientrare dall’enorme quantità di soldi che sono stati spesi per i bonus». L’ultima legge di bilancio ha infatti inserito l’obbligo di aggiornamento della rendita catastale per gli immobili che effettuano interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche grazie alla legge Superbonus 110%.
La stangata arriva anche per le ristrutturazioni
Giommoni spiega poi che c’è un’ulteriore stangata per i professionisti del settore proprio perché la detrazione per le ristrutturazioni edilizie è scesa dal 50% al 36% a partire dal 1° gennaio 2025. Anche questa modifica è stata introdotta dalla legge di bilancio 2024 e rappresenta una novità importante per chi sta pianificando lavori di ristrutturazione.
«Ci sono cantieri bloccati ovunque in tutta Italia e mentre il Superbonus finisce, ci sarà un effetto ulteriormente negativo perché in questa situazione il Governo ha rivisto tutti i bonus, compreso quello per la ristrutturazione al 50%».
Il bonus prevedeva una detrazione dall’Irpef pari al 50% delle spese sostenute per ristrutturare le abitazioni e le parti comuni degli edifici residenziali, con un limite massimo di spesa di 96 mila euro per ciascuna unità immobiliare. «Di fatto oggi il Governo ha ridimensionato la detrazione al 36% e l’ha riservata esclusivamente alla prima casa. Questa novità si farà sentire molto: diminuiranno i lavori con una ripercussione negativa sul mondo dell’impresa e del lavoro».