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Stretta sulla cannabis light, produttori nei guai. Thc e Cbd, cosa sono

Un nuovo decreto del Governo inserisce i prodotti a base di Cbd fra gli stupefacenti, anche se Oms e Ue dicono che non è così. E le aziende rischiano la crisi
La serra di canapa dove si produce cannabis light a Pitigliano
La serra di canapa dove si produce cannabis light a Pitigliano

PITIGLIANO. C’è una coppia di milanesi che, 25 anni fa, ha scelto Pitigliano per vivere. In effetti fra il caos di corso Buenos Aires e la pace antica delle vie cave c’è una bella differenza.

Una scelta green la loro, perché Francesco De Filippo e la moglie Emanuela Delucci, nel 1997, a Pitigliano hanno aperto un vivaio. Facevano piante ornamentali, poi la crisi ha iniziato a mordere, infine il Covid ha tolto ogni prospettiva all’azienda.

Così la svolta è stata la cannabis light, Francesco ed Emanuela hanno iniziato a coltivare la canapa. Quella legale, a basso contenuto di thc

Ora producono infiorescenze di canapa e, tramite il laboratorio Ambra, con sede nel senese, alcune preparazioni cosmetiche a base di olio di canapa.

«Da quando abbiamo cambiato produzione – dicono Emanuela e Francesco – la nostra azienda ha ripreso a funzionare. Noi facciamo solo canapa legale, senza tch, non ne voglio neppure sentire parlare. Però sull’argomento c’è molta confusione e, va detto, anche le nuove norme del Governo non aiutano. Molti produttori sono in grande difficoltà».

Francesco De Filippo nella sua serra
Francesco De Filippo nella sua serra

Nei giorni scorsi, infatti, il ministero della Salute ha emanato un nuovo decreto, uscito in Gazzetta il 21 agosto 2023, che classifica le composizioni a base di cannabidiolo (Cbd) ad uso orale nella tabella B tra gli stupefacenti inserendo di fatto anche le preparazioni non stupefacenti a base di Cbd di origine naturale nella tabella della legge 309/90 (il testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope).

Si tratta, in sostanza, dello stesso decreto che fu fatto dal ministro Speranza nel 2020 e che era stato poi bloccato.

La questione, in sostanza, è trasversale.

Il nuovo decreto entrerà in vigore il 20 settembre.

Thc e Cbd, cosa sono e quali sono le differenze

Partiamo dall’inizio. La pianta di canapa produce un centinaio di cannabinoidi. Però i più conosciuti e quelli presenti in maggior quantità sono sostanzialmente il Thc (delta-9-tetraidrocannabinolo) e il Cbd (cannabidiolo).  Le due sostanze hanno composizione molecolare simili, ma sono assai diverse.

Il Thc si lega ai recettori delle cellule nervose e ha effetti psicoattivi.

Il Cbd si unisce ai sistemi periferici e non ha conseguenze psicotrope.

Diverso è infatti il modo con cui si “rapportano” con il corpo umano, in particolare con i recettori, pur essendo simili agli endocannabinoidi, prodotti naturalmente.

Ma sia Thc che Cbd sono utili nel trattamento di diverse patologie.

Il Cbd può essere usato per trattare ansia, infiammazioni e spasmi e il principio attivo ha  proprietà antiossidanti e analgesiche. Funziona anche per trattare il dolore cronico e gli effetti collaterali della chemioterapia.

Il Thc è utile per trattare il glaucoma, la sclerosi multipla e il cancro. Viene usato anche usato come analgesico, antiossidante e antinfiammatorio.

Thc e Cbd, come funzionano

Il Cbd si unisce in particolare ai recettori CB2, che sono localizzati per lo più nelle cellule del nostro sistema immunitario, ma anche nel midollo spinale, nell’apparato scheletrico e nella milza, nel fegato, nel colon e nel pancreas. Peraltro il Cbd riduce l’effetto psicotropo del Thc.

Il Thc, invece, si unisce ai recettori CB1, collocati in specifiche zone del sistema nervoso centrale (cioè il cervello) e periferico (cioè i nervi), e in altri organi come il cuore, i polmoni, gli organi riproduttivi, il midollo osseo, e il timo. Quindi il Thc può avere effetti sulla mente della persona, provocando euforia o rilassamento, con possibile perdita della percezione spazio-temporale.

Tutto molto complicato, ma proviamo a ricapitolare: poiché i recettori CB1 interessano il cervello e il midollo spinale, ciò che interagisce con loro ha più capacità di agire a livello psicoattivo, mentre le sostanze che interagiscono con i CB2 influenzano il resto del corpo, dai muscoli alle ossa, fino al sistema immunitario.

Le nuove regole introdotte dal decreto del 21 agosto

Il Cbd, quindi, non ha effetti stupefacenti. E lo ha confermato anche l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità). Una sentenza del 2020 della Corte di giustizia europea ha poi ribadito che i prodotti a base di Cbd non devono essere inseriti fra gli stupefacenti.

Ma al Governo, a quanto pare, importa poco sia dell’Oms che della Corte di giustizia europea.

Lo stesso decreto, scritto nel 2020 dal ministro Speranza, era stato sospeso dopo le proteste di tutto il settore e alla luce del quadro internazionale ed europeo.

Questo provvedimento avrà quindi un grande impatto su tutte le aziende che si occupano di produzione, trasformazione e commercializzazione di estratti di canapa a base di Cbd di origine naturale in quanto la vendita richiederà un rigoroso sistema di registrazione al ministero della Salute come per un farmaco.

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Negli altri paesi europei la vendita è libera

Tutto questo mentre in tutti gli altri Paesi europei la vendita è libera e mentre alcuni di questi, Spagna e Germania compresi, stanno per legalizzare anche la canapa ad alto contenuto di Thc.

La quale, parliamoci chiaro, è venduta quasi regolarmente anche in Italia.

Solo che, a farlo, è la crimininalità più o meno organizzata.

Alla quale lo Stato “risponde” prendendo qua e là qualche pesce piccolo, spacciatori finali per capirsi, che vengono rilasciati nel giro di un giorno o due o che spesso neppure fanno un giorno di carcere. Mentre le indagini per prendere i grossisti e gli importatori, di fatto, non si fanno più.

In sostanza, si vieta sulla carta, si fa anche una nuova stretta non supportata da evidenze scientifiche, ma si consente nei fatti.

L’associazione che segue la vicenda è la CSI – Canapa Sativa Italia. Qui il link alla pagina Facebook

 

Autore

  • Guido Fiorini

    Direttore di MaremmaOggi. Dopo 30 anni di carta stampata ho capito che il presente (e il futuro) è nel digitale. Credo in MaremmaOggi come strumento per dare informazione di qualità. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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