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Spreco alimentare, quanto ci costa

Il 5 febbraio ricorre la giornata di prevenzione a non buttare il cibo: in media ogni italiano ne spreca 25 chili. Lo chef Matteo Donati: «In cucina si cerca sempre una “rigenerazione” del cibo, con le bucce delle verdure si possono fare stuzzichini per gli aperitivi»
Spreco alimentare, un cassonetto pieno di cibo

GROSSETO. Non sprecare il cibo. Il 5 febbraio è appunto la giornata mondiale dedicata alla prevenzione dello spreco alimentare. In Italia, per esempio, è stato calcolato che ogni cittadino non mangia 25 chili del cibo acquistato. E lo butta nella spazzatura. Certamente si produce più cibo di quello consumato e l’eccedenza, invece di essere utilizzata, viene trasformata in rifiuto.

16 miliardi di euro il costo dello spreco in Italia

In particolare, l’incremento dello spreco riguarda frutta e verdura fresca, latte, yogurt, pane, componenti fondamentali di una nutrizione sana. Anche a causa dei rincari e dell’inflazione, avviene uno “spreco calorico”, un eccesso di alimenti di basso valore nutrizionale (e a basso costo), con ripercussioni negative sulla salute.

Ad oggi finiscono nella pattumiera solo dallo spreco circa 6 miliardi di euro a cui vanno aggiunti 9 miliardi euro dello spreco di filiera, in totale circa un punto di Pil (senza considerare i costi ecologici), solo in Italia. Eppure, sempre in Italia, cresce il numero di persone che fatica a nutrirsi regolarmente e oltre il 9,4% della popolazione versa in condizione di povertà.

I consigli dello chef Donati

«In cucina si cerca sempre una “rigenerazione” del cibo – spiega lo chef Matteo Donati dell’Hotel Donati a Castiglione della Pescaia – i menu sono ormai pensati ad avere varianti anche per riutilizzarli in vari modi. Per esempio le bucce delle verdure possono essere fritte o essiccate e servite con gli aperitivi».

Lo chef Matteo Donati

I tanti metodi di cottura permettono questo grazie al roner (uno strumento da cucina dalla forma di stick con un termostato incorporato, il suo utilizzo permette di mantenere la temperatura sempre costante) – aggiunge –  ma soprattutto preparare il menu in base alla stagione».

Il “buon fine” di Coop Amiatina

Un valore economico di 38 mila euro di prodotti, ancora buoni e commestibili, sono stati donati nel 2024 in beneficenza.
L’iniziativa di Coop Amiatina consente alle associazioni di volontariato il ritiro di prodotti non più vendibili nei supermercati per poi distribuirli a chi ne ha bisogno
Il progetto prende il nome di “Buon Fine” e ha la finalità di attuare misure di contrasto alla povertà e tutela ambientale, grazie all’azione di recupero di prodotti alimentari altrimenti destinati a rifiuto.

Coop Amiatina

Questa attività consente non solo di dare una seconda vita ai prodotti ma anche di diminuire l’impatto ambientale evitandone la distruzione.
Che tipo di prodotti vengono recuperati? Si tratta soprattutto di scatolette ammaccate, prodotti con le etichette strappate o illeggibili, multipack aperti e in alcuni casi prodotti del banco gastronomia: tutta merce che per legge viene considerata non più idonea alla vendita e che deve essere tolta dagli scaffali dei supermercati.
Coop Amiatina nel 2024 ha incrementato, rispetto al 2023, del 44% il valore della merce destinata alle associazioni del territorio con cui ha sottoscritto un protocollo di intesa. Questo aumento è dettato da un maggiore ingaggio di associazioni e di negozi e per una maggiore partecipazione dei soci, dei dipendenti e dei volontari. A oggi sono 19 le associazioni di volontariato che ritirano i prodotti in 21 negozi di Coop Amiatina.

 Gli sprechi riguardano tutta la filiera

Secondo il Wwf entro il 2050, se non si cambia atteggiamento,  la perdita e lo spreco di cibo raddoppieranno. Nonostante gli impegni per una transizione ecologica scritti sulla carta, ad oggi una buona parte della produzione alimentare globale, un terzo secondo la Fao, non arriva sulle tavole. Si perde o si spreca da qualche parte lungo le filiere produttive che vanno dalla raccolta alla trasformazione, dal trasporto alla conservazione, ma soprattutto all’interno delle nostre case.

Wwf aggiunge: perdite e sprechi non sono soltanto chilogrammi, o tonnellate, di alimenti ma sono anche uno “spreco di natura” e uno spreco economico enorme. Si tratta di costi “nascosti”, un’enorme fetta di capitale naturale, pari per l’Italia a 140 miliardi di litri solo guardando all’acqua sprecata insieme al cibo che gettiamo ogni anno, ma anche di capitale economico che buttiamo via con alimenti che nessuno mangia: finiscono nella spazzatura degli italiani qualcosa come circa 300 euro ogni anno.

L’Onu avverte: entro il 2030 bisogna dimezzare lo spreco di cibo

L’Onu ha inserito tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, il Goal 12.3 che prevede di “dimezzare lo spreco alimentare pro capite globale”.

Dimezzando gli sprechi potremmo, per esempio, sfamare un miliardo di persone al mondo. Sprecare cibo ancora buono da mangiare oltre a porre una questione etica – basti pensare al numero sempre maggiore di persone che non hanno accesso a cibo sufficiente, ma anche all’impoverimento di una fetta crescente della popolazione – genera un impatto negativo sull’ambiente e sulla nostra salute. Per questa ragione nel complesso, l’eliminazione degli sprechi è anche un’importante strategia di mitigazione ambientale. Se lo spreco alimentare fosse un Paese, sarebbe il terzo maggiore produttore di gas climalteranti dopo gli Usa e la Cina.

Lo spreco di cibo è responsabile del 20% del consumo di acqua dolce e di fertilizzanti, e del 30% dell’uso globale dei terreni agricoli. E c’è di più: il valore economico del cibo sprecato a livello globale si aggira intorno a 1000 miliardi di dollari all’anno, ma sale a circa 2600 miliardi di dollari se si considerano alcuni dei costi «nascosti» legati all’acqua e all’impatto ambientale. Sebbene il cibo venga perso lungo tutta la catena di approvvigionamento, nei Paesi ad alto reddito le perdite si verificano soprattutto a livello di post-vendita e di consumo e variano tra 124 e 154 kg pro capite all’anno e comportano un costo economico elevato, stimato al 10-25% della spesa alimentare annua delle famiglie.

Come cercare di non sprecare il cibo

  1. Pianificare il menu settimanale;
  2. Definire le quantità da acquistare e cucinare;
  3. No agli acquisti d’impulso;
  4. Fare sempre la spesa dopo mangiato e mai a stomaco vuoto;
  5. Imparare a riconoscere se un alimento è ancora buono;
  6. Riutilizzo degli avanzi.

 

 

Autore

  • Giornalista di MaremmaOggi. Ho iniziato a scrivere a 17 anni in un quotidiano. E da allora non mi sono mai fermato, collaborando con molte testate: sport, cronaca, politica, l’importante è esagerare! Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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