GROSSETO. La solidarietà a Sara Minozzi, l’ormai ex assessora cacciata dal sindaco dopo le tante pressioni ricevute, nel consiglio comunale di questa mattina, martedì 30 luglio, arriva bipartisan. Dai banchi della maggioranza apre Amedeo Gabrielli, gli va dietro Carla Minacci, poi anche l’opposizione spende parole di stima, con Gori, Culicchi e Capone. Stima per la Minozzi e critiche feroci al sindaco.
Il carico ce lo mette Giacomo Cerboni, con parole durissime. Poi le repliche di Pieraccini e Bragaglia, che professano fedeltà a Vivarelli Colonna, ripercorrendo il percorso che ha portato alla dolorosa scissione all’interno della Lega.
Pillole di assemblea cittadina, dove la tensione si taglia con il coltello e la maggioranza pare solida come un panetto di burro al sole di questa torrida estate.
Poi in qualche modo si andrà avanti, chissà forse anche fino al 2027, ma l’impressione è che, ad ogni consiglio, possa succedere di tutto e che il tempo non possa essere una medicina per curare una ferita evidente. E trasversale.
Il sindaco comunica di aver ritirato le deleghe alla Minozzi
Tutto parte dalla comunicazione ufficiale del sindaco che annuncia di aver ritirato le deleghe a Sara Minozzi, tenendole per sé. Nessun accenno a una nuova nomina, se non un “la farò più avanti”, anche se la giunta al momento è zoppa e non rispetta le quote rosa obbligatorie per legge. Ma ora c’è agosto, il mese del letargo politico, magari se ne riparlerà a settembre.
Il caos scoppia dopo il rinfresco per la cittadinanza onoraria a Luca Banchi, il grossetano allenatore di basket, tecnico della Virtus Bologna, forse in questo momento il miglior allenatore d’Italia, anche se con la sua Lettonia è stato beffato dal Brasile e non è alle Olimpiadi di Parigi.
I pasticcini e il prosecco vanno subito di traverso.
«Una scelta che si è resa necessaria per ricalibrare le deleghe dopo i variati equilibri in consiglio. Comunicherò più avanti il nome della sostituta di Sara Minozzi»: queste le parole del sindaco.
La solidarietà alla Minozzi di Gabbrielli, poi di Carla Minacci
Subito chiede la parola Amedeo Gabbrielli (Forza Italia-Ppe).
«Oggi negli scranni non siede più Sara Minozzi. Non voglio entrare negli equilibri politici, ma solo avere un pensiero per Sara, donna e assessore e voglio ringraziarla, per la passione e l’impegno che l’ha sempre contraddistinta».
Interviene poi Andrea Vasellini sulla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi («Una cosa disgustosa la parodia dell’Ultima Cena, anche se era gli Dei dell’Olimpo, non lo so. Ci ha reso ridicoli come occidentali. Dobbiamo anche nelle piccole realtà come un Comune, ripartire dai nostri valori, dalla nostra storia. Dobbiamo difendere la nostra Nazione e la nostra sovranità»),
Subito a Gabrielli va dietro Carla Minacci (Gruppo Misto, Nuovo Millennio), ancora su Sara Minozzi: «Mi voglio associare a quanto dal punto di vista umano ha sottolineato il consigliere Gabrielli».
Non perde l’attimo Gino Tornusciolo (Lega), che replica a Vasellini, che è seduto proprio davanti a lui nei banchi della maggioranza: «Questo è un paradosso, ma questa è la democrazia, consigliere Vasellini. Loro hanno più numeri di noi, quindi fanno quello che vogliono, così come avete dimostrato voi in consiglio comunale: avendo i numeri, si può fare ciò che si vuole. Si può passare sulla bravura delle persone, sulle capacità, sulla professionalità e le competenze. Si può passare sugli accordi elettorali. La cerimonia di apertura si può quindi applicare qua, in questa vostra Ultima cena. Rinnovo le mie congratulazioni a Sara Minozzi perché è stata una persona leale e sincera. Una persona che ha lavorato per il sindaco, per l’Amministrazione e per la città di Grosseto».
Giacomo Cerboni: «Sindaco, il re è nudo. Questa cosa l’hai voluta tu»
L’analisi di Giacomo Cerboni (Lega) è molto dura.
«Smentisco la narrazione prevalente che ha dominato il dibattito sulla revoca delle deleghe all’assessora Sara Minozzi. Il sindaco non è vittima dei numeri del consiglio. Il sindaco è protagonista di una manovra politica che ha portato alla revoca della Minozzi. Perché può anche accadere che uno scelga la sede istituzionale per regolare vicende di natura partitica che di solito si regolano nei congressi di partito. Può anche succedere che qualcuno sposti in quest’aula la vendetta per le vicende di partito. Ma qui c’è stato un passaggio ulteriore».
«Questa scissione è stata ospitata nel gruppo consigliare che porta il nome del sindaco Vivarelli Colonna e questo ha un peso. Anche solo per motivi formali l’adesione ad un gruppo consiliare ha bisogno del consenso di coloro che ne fanno parte. Quindi vuol dire che coloro che hanno aderito portando richieste di revoca di un assessore non potevano entrare nel gruppo senza il consenso dei consiglieri già presenti. E mi viene da pensare che politicamente non potessero entrare senza il consenso di colui che presta il nome alla lista».
«Dunque un conto è far pesare gli equilibri di quest’aula, un conto è che il gruppo consiliare del primo cittadino accolga dei consiglieri che escono da un partito e a quel partito dichiari guerra, volendo ridurgli la rappresentatività che è uscita dalle urne».
«Per quanto a me si possa rimproverare di essere una fabbrica di problemi, non ho mai fatto mancare il numero legale, soprattutto sugli atti fondamentali, come il bilancio, né ho mai portato questa maggioranza alla crisi. Quando invece qualche consigliere, dal gruppo che porta il nome del sindaco, si è mosso in termini di ricatto, io mi aspettavo che il sindaco gli dicesse “Io non ve lo consento”. “Se avete il coraggio andate fino in fondo”. Possibile che questi toni si usino solo in palestra? Io li avrei voluti in ambito istituzionale, qui in consiglio. E avrei voluto vedere se quei tre consiglieri che sono un problema per questa maggioranza avrebbero avuto il coraggio di far saltare il lavoro di questa Amministrazione».
«Io ho preso atto di quello che mi è successo tre anni fa, ma non ho mai ricattato questa maggioranza. Ma, se volete, mi ci metto anch’io con quei tre. Ma davvero la maggioranza ha paura di quattro consiglieri? I numeri c’erano lo stesso. Con Alessandro Antichi siamo stati 20 e 20 con il consiglio da 40, ma abbiamo portato in fondo la consiliatura, perché c’era un sindaco che non cedeva ai ricatti e sapeva costruire i rapporti».
«Perché ci sono conseguenze importanti sulla politica. Non conta ciò che un partito porta con il proprio simbolo e cosa rappresenta un partito di scala nazionale in un’assemblea. Significa che un partito pesa solo per quello che è in quest’aula e non per quello che è su scala provinciale, regionale e nazionale. Questa coalizione ha consentito che un partito nazionale venisse umiliato in quest’aula a causa di tre consiglieri. E il sindaco li ha accolti nel proprio gruppo consiliare».
«Così come abbiamo provato a spiegare al sindaco che non si fanno certi post e video con un cerotto sull’orecchio con dietro la bandiera italiana, la foto di Mattarella e i nomi dei martiri d’Istia. Questo è intollerabile in un contesto istituzionale. E aver votato contro alla mozione di censura da parte nostra, della maggioranza, è stato un fallimento. Non abbiamo spiegato cosa stavamo facendo. Che stavamo coprendo un errore, che pure un errore ci può stare, ma che quegli errori non si dovevano ripetere più».
«E allora io dico che il re è nudo e che, sinceramente, non è nemmeno un bello spettacolo vederlo».
L’opposizione, Gori, Culicchi e Capone
Anche l’opposizione alza la voce, con Giacomo Gori (5 Stelle): «Io non ci sto ad ascoltare quanto è stato appena detto. C’è un velo di ipocrisia. Che non fa capire bene cosa è successo. Bene il riconoscimento bipartisan per Sara Minozzi, ma ci dimentichiamo di una cosa importante. Le associazioni del territorio, almeno quelle che hanno sentito la necessità di intervenire si sono espresse pubblicamente chiedendo al sindaco di ripensare la scelta. Non ricordo che in passato ci sia mai stata una cosa così. Di fronte al teatrino poco edificante che avere messo su, ci vanno di mezzo l’impegno e la competenza di una persona stimata dalle associazioni del sociale della città. Un appello al quale non c’è stata risposta. Il sindaco ha perso su tutti i fronti e ha perso una persona valida».
Leonardo Culicchi (Pd) rincara la dose: «Manifesto la mia vicinanza umana all’assessore Minozzi. Vede sindaco, io e lei ci siamo scontrati in una campagna elettorale dura, in cui era Davide contro Golia, ma avevamo fatto un patto con Gori e De Martis: in caso di vittoria avremmo governato guardando alle competenze e non ai numeri. Lei ha fatto una scelta diversa. E oggi governa, quindi ha avuto ragione. Ma mi dispiace per voi, Sara Minozzi ai grossetani piaceva e piaceva parecchio. Forse se avesse mandato via un altro assessore sarebbe importato meno. Per la prima volta la città si è interessata a un rimpasto di giunta. E questo lo pagherete».
Gabriella Capone (Pd): «Il danno è stato fatto, c’è una maggioranza in crisi. Diciamo chiaramente chi nomina gli assessori. Il sindaco o un gruppo di consiglieri? A noi interessa che si trovi in fretta una persona che possa prendere in mano il sociale. Abbiamo difficoltà a capire chi sta con chi, noi ci preoccupiamo solo dei problemi della città. Sindaco le auguro di essere più forte emotivamente, non vorrei essere nei suoi panni».
Pieraccini e Bragaglia, la replica di Nuovo Orizzonte Civico
Toccati da più parti, tirati per la giacca, gli esponenti di Noc replicano. Prima Alfiero Pieraccini, poi Alessandro Bragaglia, entrambi ora entrati nel gruppo della civica Vivarelli Colonna sindaco.
«Mi pare chiaro che l’attacco sia verso noi di Noc – dice Alfiero Pieraccini -. Io vorrei far capire a tutti quanti che Sara Minozzi era nel direttivo comunale della Lega. Dando le dimissioni ha sfiduciato il nostro capogruppo Alessandro Bragaglia, creando una scissione, mettendoci fuori dal partito. Siamo stati costretti ad uscire. E noi dall’8 di novembre avevamo la lettera di dimissioni dell’assessora presentata al sindaco. Quindi non è tutto oro quello che luccica. Ci siamo trovati spiazzati e fuori da un partito. Queste sono le conseguenze di un attacco nei nostri confronti e abbiamo fatto quello che abbiamo ritenuto opportuno fare. Non siamo artefici di una cosa scontata fin dall’inizio, forse sono passati troppi mesi da novembre».
Alessandro Bragaglia ringrazia il sindaco per quanto fatto.
«La situazione andava avanti da mesi, questa mi pare un’aula di sentimentalismi, dove politica se ne fa poca. Il problema era all’interno del partito ed è stato risolto nel partito. Il problema è che nel partito c’è una minoranza. Abbiamo sempre cercato di risolvere in privato anche problemi personali. E questa vicenda si è conclusa nel modo migliore per questa assemblea. Non abbiamo mai messo in dubbio le capacità del nostro sindaco e della giunta a differenza di qualcuno di cui, quando ero capogruppo della Lega, avevo difficoltà a parare le contestazioni. Vorrei chiudere la vicenda: noi siamo sempre stati leali al sindaco e cercheremo di sostituire quanto prima l’assessore a cui sono state tolte le deleghe».
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Direttore di MaremmaOggi. Dopo 30 anni di carta stampata ho capito che il presente (e il futuro) è nel digitale. Credo in MaremmaOggi come strumento per dare informazione di qualità. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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