GROSSETO. Soffrire di depressione maggiore significa soffrire della forma più severa di depressione. Deve essere trattata con psicoterapia e psicofarmaci e i pazienti hanno bisogno di essere seguiti.
Soffrire di depressione maggiore significa vivere un’alternanza di fasi: quelle nelle quali la vita sembra discretamente normale. E periodi in cui la depressione ritorna a farsi sentire piuttosto forte. Il supporto e l’aiuto del medico, in questa fase, è fondamentale. Ma la donna che si è rivolta a MaremmaOggi per denunciare il corto circuito nel quale si è trovata al Centro di salute mentale di Grosseto, quel supporto oggi non ce l’ha. E non sa nemmeno quando potrà averlo.
Perché dopo le prime due visite e la modifica della cura, non è più riuscita a farsi visitare da uno specialista.
La depressione maggiore: una malattia grave
La donna, fino allo scorso settembre, era seguita da una specialista della provincia di Pisa. A settembre però, con l’acuirsi della malattia si sono manifestate vertigini, incapacità a stare in piedi stabilmente, mal di testa, cadute. In alcuni momenti anche perdita della vista. È stata ricoverata anche due volte. «Vivo a Grosseto – spiega – quindi ho deciso di prendere un medico in città che fosse più facilmente accessibile e reperibile».
La donna aveva l’esigenza di essere seguita, anche perché al pronto soccorso del Misericordia, le era stata modificata la terapia farmacologica che ha seguito per anni. «I medici del pronto soccorso si sono accorti che avevo un eccesso di litio nel sangue e, d’accordo con il Centro Antiveleni di Firenze, me l’hanno tolto completamente dalla cura ed hanno proceduto ad una disintossicazione – racconta – Così sono rimasta con metà cura. All’uscita dal pronto soccorso sono stata inviata urgentemente da un medico specialista in psichiatria a Villa Pizzetti, affinché mi fosse rimodulata tutta la cura. Dopo la presa in carico, avvenuta compilando una scheda con i miei dati personali, mi è stata assegnata una dottoressa che mi ha fatto una prima visita, prescrivendomi farmaci simili ai miei, ma con dosaggi un po’ diversi. Naturalmente sono rimasta sempre senza litio. Per un mese sono andata verso un miglioramento».
Dopo la prima visita e la rimodulazione della cura, ne è seguita un’altra, dalla quale la paziente è uscita con una ricetta rossa prescritta dalla dottoressa per una prossima visita di controllo e per aggiustare tutta la cura.
Mesi senza riuscire a prendere un appuntamento
È da questo momento che la paziente è entrata nel turbine di rinvii e annullamenti e difficoltà di prenotare un appuntamento che ancora oggi, venerdì 29 dicembre, non si è risolto.
La donna ha contattato subito il servizio di accoglienza, per fissare un altro appuntamento. «Chiamo, ma mi sento rispondere che è la dottoressa che mi deve fissare un’altra visita e che quindi mi chiamerà lei». Ma dopo un mese, quella telefonata non arriva.
«Dopo un mesetto, visto che non ero stata malissimo, richiamo il Centro di salute mentale – aggiunge – e mi viene detto che sono io a dover chiamare dopo il 21 di ogni mese, ogni giorno, e aspettare il giorno in cui ci sia un posto libero per la prenotazione. Mi chiedono anche di dimostrare che sono stata presa in carico da loro e che ho compilato i moduli: faccio loro presente che ho già fatto due visite con la dottoressa e mi sento rispondere di doverglielo dimostrare. A quel punto prendo la ricetta che mi aveva fatto e leggo loro tutti i dati, compreso il timbro e la firma della dottoressa».
Appuntamento rinviato ancora
Mentre i tentativi di fissare una visita stavano andando a vuoto, le è stato fissato finalmente un appuntamento per il 16 dicembre, cioè 15 giorni dopo. «Mi hanno spiegato che la dottoressa aveva il Covid – dice – e quindi ho aspettato. Ma il giorno prima della visita, mi hanno chiamato per dirmi che l’avevano spostata al 28 dicembre, perché era ancora positiva. Di quest’ultima visita però, io non avevo alcuna garanzia perché se il medico viene chiamato in reparto, l’appuntamento viene annullato».
L’unica alternativa, per la paziente, sarebbe stata quella di farsi fare una richiesta urgente dal medico curante, con la quale la visita deve essere fatta entro 48/72 ore, oppure andare al pronto soccorso o chiamare la guardia medica. «Chiamo il mio medico, ma non riesco a rintracciarlo – aggiunge – intanto mi sentivo sempre peggio: avevo vertigini, instabilità alla posizione eretta, mal di testa, tachicardia. Chiamo la guardia medica che, non essendo specialista, non può far altro che dirmi di aumentare un po’ le gocce che stavo assumendo. Naturalmente è un tampone, ma, ormai, stringo i denti fino al 28. Il 27 mattina, dal Pizzetti, telefonano di nuovo e dicono che la visita è ancora annullata, perché stavolta, la dottoressa ha la febbre».
Una storia di rabbia e dolore
Da Villa Pizzetti, comunicano alla donna che non le verrà fissato un altro appuntamento, ma che dovrà aspettare di essere chiamata dalla dottoressa quando rientra. «Mi sono sentita presa in giro – dice – Ora sono in questa situazione, sotto Natale, non trovo un medico neppure a pagamento che mi dia un appuntamento. Sto sempre peggio e non posso curarmi da sola».
Carenza dei medici, difficoltà di comunicazione tra il personale, la segreteria e il punto accoglienza: è questo quello che ha deciso di denunciare venerdì 29 dicembre la paziente, esausta di aspettare, arrabbiata e con un problema di salute che peggiora ogni giorno.
« Sembra che ogni persona con cui parli, si inventi una storiellina per mandarla per le lunghe e poi c’è la pazzesca mancanza di dialogo fra gli impiegati, ognuno dei quali non sa quello che ha fatto o registrato l’altro e nessuno trova i dati trascritti dall’altro – aggiunge – Ho parlato con tre persone diverse e nessuna delle tre mi trovava come paziente presa in carico». Alla fine, alla donna è stato suggerito di presentarsi il 28 dicembre, al mattino, perché c’è un sostituto per uno specialista assente e, con la richiesta di visita d’urgenza, la paziente può provare a parlarci.
Ma anche questo tentativo va a vuoto: lo psichiatra è stato chiamato al pronto soccorso, per un’ulteriore sostituzione. «Ecco il cerchio si chiude – dice – È una vergogna, non c’è professionalità, né umanità, né organizzazione. E, che, specialmente in patologie così delicate, non si dovrebbe permettere un simile trattamento a una persona che soffre profondamente e che ha bisogno indispensabile di uno specialista, perché un medico generico non è in grado di dare una cura idonea».
L’Asl: «Mancano i medici, contatteremo la paziente al più presto»
Informata della situazione che si è venuta a creare al Centro di salute mentale dell’Asl, la direzione del dipartimento di Salute mentale ha rassicurato che contatterà a breve direttamente la paziente per la visita con il medico psichiatra. «Ci scusiamo per le difficoltà di comunicazione che si sono verificate con il personale del centro dicono al Dipartimento – Le incomprensioni sono state purtroppo accentuate da imprevisti organizzativi che hanno fatto slittare la visita, tra cui la malattia della psichiatra, oltre alle ferie in corso di alcuni professionisti e alla cronica carenza di medici specialisti in tutta Italia, di cui la Psichiatria è tra le discipline più colpite. Su questo ultimo punto, la direzione del dipartimento di Salute Mentale, in linea con la direzione aziendale, sta da tempo vagliando e mettendo in atto ogni soluzione percorribile per assicurare l’assistenza».
Aggiornamento di venerdì 30, fissata la visita
Autore
-
Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
Visualizza tutti gli articoli