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Siccità: l’Ombrone ai minimi storici

Fabio Zappalorti, direttore del Consorzio bonifica 6, traccia una panoramica dei progetti in ballo, ma per gli invasi più grandi si dovrà attendere
Fabio Zappalorti (Consorzio bonifica Toscana sud), e sullo sfondo, un canale nel parco dell’Uccellina

GROSSETO. L’acqua scarseggia in Maremma, i livelli dei torrenti scendono e per gli invasi ci sarà da attendere, se non da sperare. Al Consorzio bonifica Toscana sud hanno il polso della situazione per quanto riguarda soprattutto l’acqua di superficie, quella dei corsi d’acqua, utilizzata per l’agricoltura, e i dati non sono confortanti.

«La quantità di acqua in dotazione all’impianto in prossimità di Grosseto sta calando notevolmente. Rispetto al livello della Steccaia siamo sotto di 40 cm e la quantità è circa del 30% inferiore alla media», spiega Fabio Zappalorti, direttore generale Anbi Toscana e del Consorzio bonifica 6.

un tratto dell'Ombrone
Un tratto del fiume Ombrone

Il Consorzio, che ha la concessione del prelievo di acqua per irrigare la pianura tra Grosseto e il mare, serve in quella zona circa 3.500 ettari di terreno coltivato. In accordo con gli agricoltori, già da fine giugno ha ridotto sensibilmente l’utilizzo del prezioso “oro blu”, esclusivamente per salvaguardare la risorsa.

L’Ombrone, il principale fornitore di acqua di superficie della pianura grossetana, è in affanno e senza pioggia, l’andamento non può certo migliorare. «In tutta la valle del fiume non c’è un invaso che accumuli e permetta di rilasciare gradualmente l’acqua – aggiunge Zappalorti – e senza la pioggia il livello non si ripristina da solo».

Tra progetti, sogni e realizzazioni

Al Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili si stanno adoperando da tempo per la progettazione, ma nulla ancora è stato realizzato sul nostro territorio.  I progetti che interessano la Maremma, sempre in fase di elaborazione, sono 2.

«Per gli invasi sui torrenti Lanzo e Gretano  è già stato individuato il punto in cui potrebbero essere realizzati – dice Zappalorti – e il Mit ne ha finanziato la progettazione. Un altro invaso utile potrebbe essere sul torrente Melacce. Posizionato nei pressi del suo sbocco nell’Ombrone si rivelerebbe un’utile risorsa», continua il direttore del Consorzio.

Torrente Lanzo (fonte Wikipedia – LigaDue)

Alcuni lavori, oltre a quelli di progettazione, stanno andando avanti in Maremma: una serie di interventi per trattenere l’acqua per approvvigionare gli impianti di irrigazione e alleviare lo stress idrico.

Zappalorti, insieme all’responsabile del servizio manutenzione opere e impianti del Consorzio bonifica Massimo Tassi, ne tracciano lo stato dell’arte. «Per gli invasi come quelli sul Gretano, è positivo che si siano finanziate le progettazioni – dicono – ma si tratta di opere che comunque necessitano anni per la realizzazione. Più nell’immediato e su più piccola scala, sono comunque previsti interventi per la regimazione e l’utilizzo delle acque. Stiamo andando in gara per l’invaso del Diversivo (Cernaia), così come per un impianto di dighe mobili all’Alberese sul canale Essiccatore, ma anche per un invaso a San Floriano (Capalbio), sempre per utilizzo agricolo».

L’Orcia è a secco

Zappalorti e Tassi, dietro le mascherine, si guardano negli occhi. Poi il direttore mette sul tavolo, con chiarezza, quanto sia necessaria una buona dose di concretezza. «Siamo tutti sensibili al tema della carenza dell’acqua, come ai temi ambientali, tutti sappiamo che fare un invaso ha un costo ambientale – dice Zappalorti – ma realizzarli è strategico.

Se ci fossero già stati progetti in stato avanzato, sarebbe stato più facile partire in tempi più rapidi. Se avessimo avuto già un invaso sull’Orcia, ad esempio, che non ho memoria di avere mai visto così, adesso non sarebbe nelle condizioni che è: senza acqua».

Un invaso avrebbe oggi più che mai un’azione di ripristino della portata dei fiumi «Ma anche un ruolo nella regimazione delle acque – puntualizza l’ingegner Tassi – aiuterebbe a mitigare i danni di una eventuale piena, raccogliendo anche l’acqua in eccesso per utilizzarla quando ce ne è più bisogno».

L'Ombrone in golena, durante una piena l'autunno scorso
L’Ombrone in golena, durante una piena nell’autunno 2020

Invasi e burocrazia

Anche soltanto realizzare un piccolo invaso che sia a servizio di una azienda agraria, o ripristinarne uno in disuso, non è cosa semplice. Figuriamoci realizzare bacini da 10-15 milioni di metri cubi a servizio di intere aree. «Servirebbe uno snellimento burocratico – conclude Zappalorti – così anche i privati riuscirebbero a realizzare, prima e bene, invasi che permetterebbero loro di utilizzare l’acqua raccolta nelle stagioni siccitose. Anche per velocizzare i processi autorizzativi, uno snellimento delle procedure accorcerebbe i tempi».

E spesso arrivare in tempo piuttosto che tardi, segna la differenza tra la realizzazione o l’abbandono di un determinato progetto.

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  • Nato a Grosseto, pare abbia scelto quasi da subito di fare l’astronauta, poi qualcosa deve essere cambiato. Pallino fisso, invece, è sempre rimasto quello della scrittura. In redazione mi hanno offerto una sedia che a volte assomiglia all’Apollo 11. Qui scrivo, e scopro. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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