GROSSETO. Un Maremma-western. È il romanzo di Daniele Pasquini, intitolato “Selvaggio Ovest” (traduzione letterale dell’espressione Far West), ambientato alla fine dell’Ottocento in una zona riconducibile all’odierna Alberese, terra di butteri e carbonai, protagonisti della storia del giovane autore toscano.
Alberese in chiave western: butteri e carbonai maremmani i protagonisti del romanzo
Alla vicenda dei personaggi (i butteri Penna e Donato, contrapposti al fuorilegge Occhionero, inviso anche alla giovane Gilda, figlia di un carbonaio) fanno da sfondo gli eventi della grande Storia: la Maremma dell’Italia postunitaria, remota e isolata, è raggiunta dagli echi della modernità, che si palesa sul finire del secolo assumendo le sembianze del Wild West Show, lo spettacolo circense della compagnia di Buffalo Bill, sbarcata in Europa nel 1890 e andata in scena, con grande successo di pubblico, in numerose città italiane.
La narrazione di Pasquini, ambientata in terra maremmana, trova spazio nella parentesi intercorsa tra la tappa laziale (dove i butteri di Cisterna di Latina, sfidati da Buffalo Bill, registrarono una clamorosa vittoria sull’impresario americano) e la successiva tappa fiorentina.
«La Maremma è il West»
Perché la Maremma? «La Maremma è il West – commenta l’autore – geograficamente è situata a ovest, come i territori del Far West americano, così chiamati proprio perché a ovest del fiume Mississippi».
L’ispirazione del romanzo proviene proprio da quelle terre americane, ammirate durante un viaggio on the road, e dalla somiglianza riscontrabile con gli scenari della Maremma toscana, frequentata dal fiorentino Pasquini sin dall’infanzia e poi approfondita nell’età adulta: «Nei dintorni di Alberese ho rivisto il Wyoming, sulla strada provinciale delle Collacchie o del Pollino, il Texas», racconta.
La Maremma di Pasquini: tra ricostruzione storica e immaginazione
La vicenda dei protagonisti si snoda nello scenario della Maremma ottocentesca, lontanissima dalla Maremma odierna e costruita da Pasquini come territorio ibrido, tra indagine storica e invenzione: «Ho dovuto compiere uno sforzo di immaginazione a partire dalle immagini di quegli anni- spiega – lo scarto con la Maremma che conosciamo è enorme. Molte aree, oggi occupate dalla pineta, non lo erano ancora; altre, oggi distese o coltivate, erano terreno paludoso non ancora bonificato. Per questo motivo, molti tra i luoghi citati nel romanzo corrispondono solo in parte a luoghi esistenti o esistiti».
Nonostante le licenze concesse all’invenzione narrativa anche in termini di ambientazione, Pasquini ha portato avanti un lavoro di ricerca e documentazione, condotto meticolosamente sui testi di storia che raccontano della Maremma che fu: «Lo studio delle fonti mi è stato utile anche per il recupero di una certa terminologia tecnica legata al mestiere del buttero: scafarda, bardella, uncino e una serie di vocaboli oggi in gran parte perduti».
Un romanzo western a pieno titolo
Un romanzo, quello di Pasquini, che sfugge all’etichetta di romanzo storico e si inserisce a pieno titolo nella narrativa western: una finzione narrativa che include furti, sparatorie, inseguimenti e vendette, bestiame e cowboy maremmani; sullo sfondo, una Maremma mitizzata, un territorio non civilizzato e indomito, dal fascino selvaggio e conturbante, popolata dai butteri e carbonai scaturiti dalla fantasia dell’autore. Accanto a questi, compaiono figure liberamente ispirate a personaggi della storia maremmana: uno su tutti, il brigante Occhionero, dietro cui è possibile scorgere l’ammiccamento alla figura, insieme storica e leggendaria, di Domenico Tiburzi.
Il romanzo, edito a gennaio 2024 da NN Editore, sarà presto presentato anche in Maremma, con date ancora da definire.