FOLLONICA. Al Pisa Book Festival svoltosi agli inizi di ottobre c’era anche Francesco Bertelli, follonichese e dottore in giurisprudenza, con la passione per la scrittura. Proprio in questa occasione Francesco ha presentato ufficialmente il suo quarto romanzo uscito il 30 settembre con la casa editrice Giovane Holden; il titolo è Jósefów ‘42, dove il numero è riferito all’anno in cui si svolge il romanzo e il nome è quello di un paese della Polonia di quei tempi.
Francesco ha una grande passione per la storia e ha lavorato fianco a fianco von il fratello di Paolo Borsellino, Salvatore, andando con lui nelle scuole per parlare con i ragazzi. Perché per il giurista legalità e diritto vanno di pari passo e la scrittura è l’ultimo anello di questo binomio.
La passione per la storia e per la scrittura
Prima ancora di parlare del libro, vuole dirci chi è Francesco Bertelli?
«Da che ho ricordi ho sempre avuto una passione smisurata verso la lettura e i fumetti tant’è che ne sono diventato anche un collezionista. Dopo le superiori ho studiato giurisprudenza e lavoro tutt’oggi nell’ambito degli studi legali. Negli anni dell’università ho voluto partecipare ad associazioni come Le Agende Rosse di Salvatore Borsellino, con il quale ho avuto il piacere di collaborare per progetti scolastici realizzati insieme al Gruppo Peppino Impastato di Grosseto. Andare nelle scuole e parlare con i ragazzi insieme al fratello di Paolo Borsellino non solo mi inorgoglisce, ma mi ha lasciato un bagaglio di esperienza personale incredibile».
«Dalle figure di Borsellino e Falcone nasce il mio interesse per questo tipo di studi che mi hanno portato a collaborare con diverse riviste online, da Antimafia 2000 (giornale sulla lotta alla mafia con sede a Palermo), a WordNews. Poi ho avuto il piacere di conoscere e collaborare con il magistrato Antonio Ingroia, con il quale abbiamo gestito la rivista online laGiustizia.info. Diritto e legalità sono sempre andati di pari passo e secondo me la scrittura è un l’ultimo anello di questo binomio indissolubile.»
È così allora che si spiega anche la sua passione per la storia? L’ultimo suo romanzo, oltre al contenuto, parla anche di un gran lavoro di ricerca che c’è stato dietro.
«Le due cose non possono ignorarsi. Per ambientare un romanzo o conosci la storia del periodo in cui si ambienta, oppure scrivi di fantascienza; nel primo caso c’è per forza di cose un grande lavoro. Quindi per un certo aspetto la passione per la scrittura e la ricerca sono cresciute con me».
I romanzi
Quando ha scritto i primi tre romanzi?
«L’ho scritto nel 2012 intitolato “Rosso Sangue“. Dopo è uscito Dossier Italia: raccolta di articoli su mafia e politica dal 2013 al 2019″ pubblicato nel 2019 ed infine nel 2021 un thriller pubblicato anch’esso dalla Giovane Holden Editrice dal titolo “Fuori dall’ordinario“.
Poi arriviamo a Jòzefòw ’42 che dal titolo già spiega dove si svolge e quando: 1942 in un paese dell’est, a giudicare dal nome, mentre il contesto viene di conseguenza ?
«Esatto. Si svolge in Polonia e siamo nel pieno della Seconda guerra mondiale. La sua genesi arriva da lontano. Avevo circa 22 anni quando decisi di scrivere una storia sulla “Shoah”. Sono sempre stato interessato a questo argomento, fin dal liceo quando partecipavo all’organizzazione delle “Giornate della memoria” convinto che, al di là di ciò che fa parte del sapere comune, occorra soffermarsi un attimo in più per cercare di andare oltre i fatti noti. Mi spiego meglio: valutando con attenzione cos’è scaturito dai rastrellamenti nel periodo della Shoah, è possibile capire che il loro sterminio è derivato materialmente da un microcosmo scientifico, che dai laboratori nazisti, veniva poi messo in pratica a tentativi e con grande spirito di iniziativa. Quando mi sono imbattuto nelle storie delle squadre speciali naziste sono rimasto sconvolto».
Quindi possiamo dire che Jòzefòw ’42 non è l’ennesimo romanzo attraverso il quale viene raccontata una storia di quegli anni, ma è una storia che si dibatte in situazioni mostruose delle quali ancora troppo poco si parla?
«Esattamente, proprio così.»
E posso sapere dove ha recuperato certe notizie e informazioni se sono così poco visibili?
«Mi sono imbattuto in queste informazioni leggendo, seguendo le tracce e cercando di arrivare al nocciolo della questione. É successo così quando sulla mia strada ho incontrato il Battaglione 101, e ho conosciuto cosa erano le squadre speciali naziste, plotoni speciali formati da uomini che andavano in giro per le foreste dell’est Europa a dare la caccia agli ebrei con fucili e baionette e spostandosi con i GasVagen i camion a gas. Avere internet è una risorsa immensa, quando non basta si va nelle biblioteche o negli archivi storici».
Quindi è da lì che è cominciata la formulazione del suo romanzo?
«Sì, decisi di creare una storia verosimile, cercando il più possibile su questo corpo speciale nazista di soli “riservisti”, padri di famiglia, uomini comuni da scrivania trasformati nei peggiori aguzzini grazie all’uso dello Zyklon B. Successivamente creare i protagonisti non è stato difficile: ho immaginato il contesto polacco di quel periodo in un villaggio sperduto ed in apparenza lontano dalle vicende di una guerra che sembrava lontana. Poi tutto cambia improvvisamente in un vortice infernale. È un contrasto che mi ha sempre colpito, come del resto è accaduto anche a Sant’Anna di Stazzema o a Marzabotto dove si dava la caccia al partigiano, mentre a Jòzefòw la caccia era all’ebreo; ma la follia era la stessa».
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Collaboratrice di MaremmaOggi. Il turismo e l'accoglienza sono nel dna familiare, ma scrivere è l'essenza di me stessa. La penna mi ha accompagnato in ogni fase e continua a farlo ovunque ce ne sia la possibilità. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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