FOLLONICA. Un decennale che si tinge di giallo, quello raccontato giovedì 16 novembre su Tv9, durante la trasmissione #221, condotta dal direttore Enrico Pizzi. Due vicende vicinissime nel tempo, simili per moltissimi aspetti, diverse per gli esiti che nel corso del tempo hanno avuto. Il 3 novembre di dieci anni fa, nel bosco del Martellino a Valli, a due passi da Follonica, Antonio Proia, 83 anni, è scomparso senza lasciare alcuna traccia.
Il giorno dopo, sempre da Follonica, arrivò la notizia della scomparsa di Francesca Benetti, professoressa di educazione fisica di Valdagno, 55 anni, bellissima. I cadaveri di Antonino e di Francesca non sono mai stati ritrovati.
Gli esiti delle due vicende, però, sono stati differenti: per la scomparsa di Francesca, il custode di Villa Adua, di proprietà della donna, che si trova a Potassa di Gavorrano, è stato condannato all’ergastolo.
Dieci anni e ancora nessun cadavere
A esumare i due casi sono stati, in trasmissione, l’avvocata Francesca Carnicelli, che ha difeso, durante il processo di primo grado al tribunale di Grosseto, Antonio Bilella, il custode di Villa Adua, condannato per aver ucciso e fatto sparire il corpo della 55enne.
Con lei c’erano i giornalisti Alfredo Faetti e Simone Paradisi.
La scomparsa di Francesca Benetti, tra il 4 e il 5 novembre 2013, si accavallò a quella di Antonio Proia, che il giorno prima, una domenica di sole autunnale, era uscito con i suoi familiari per andare a cercare funghi nel bosco.
Le ricerche cominciarono subito: l’83enne si perse in un fazzoletto di bosco e ancora oggi, a distanza di 10 anni, è impossibile darsi una risposta sulla sua scomparsa. Una scomparsa che è sempre stata trattata come tale, quella dell’anziano. A differenza di quello che era successo per la Benetti, per la quale cominciarono subito le indagini. Alla villa arrivarono i carabinieri del Ris, Bilella fu indagato per la scomparsa della donna. La pista dell’omicidio prese subito campo.
Il custode condannato all’ergastolo per la morte di Francesca
«Bilella, al tempo del processo di primo grado – ricostruisce l’avvocata Carnicelli – si è sempre professato innocente». E lo ha fatto anche nei gradi successivi. A Grosseto si è celebrato un processo indiziario: non c’era il corpo, non c’era l’arma del delitto. Eppure, il custode è stato condannato all’ergastolo.
«Tutte le ipotesi di incidente o di allontanamento volontario furono scartate immediatamente – ricorda ancora l’avvocata Carnicelli – Bilella era l’ultima persona ad averla vista. La sera del 4 novembre si era recata a Villa Adua, dopodiché nessuno ha più avuto notizie della signora Benetti. Lui, fin da subito, ha semplicemente detto che lei se n’era andata, non si è mai preoccupato di costituirsi un alibi».
Bilella è stato subito attenzionato in modo serrato: il suo telefono è stato intercettato, nella sua auto è stato inserito un gps e gli investigatori hanno utilizzato anche le intercettazioni ambientali nel veicolo che aveva in uso. Durante le indagini, i carabinieri hanno scoperto che aveva tentato di demolire la Punto e di disfarsi del pianale dove i militari del Ris hanno trovato l’unica traccia di sangue della vittima.
Non è stato trovato Dna di Francesca in nessun luogo della casa dove viveva Antonio Bilella, non è stato mai trovato il corpo della donna né l’arma del delitto. «Non si sa nemmeno come sia stata uccisa», dice ancora l’avvocata.
Il caso Proia, l’ex carabiniere scomparso in un fazzoletto di bosco sotto gli occhi dei parenti
Era il 3 novembre 2013 quando Antonio Proia scomparve nel bosco del Martellino a Valli. Era insieme ai suoi familiari. «Quel giorno ero a poche centinaia di metri da dov’è scomparso – ricorda Paradisi – vidi passare Pegaso e pensai che ci fosse stato un incidente».
Invece, c’era un 83enne scomparso nel nulla, mentre cercava funghi in un bosco a due passi dalla città, dalla quattro corsie, dall’ippodromo. Un luogo dove, ancora oggi, sembra impossibile sparire, a meno di credere che ci si possa volatilizzare.
Di Proia non è stato trovato il corpo, nemmeno con l’utilizzo dei cani molecolari. «Deambulava male – ricorda il giornalista – camminava in maniera molto lenta. Ogni sera ci dicevamo che il giorno successivo qualcosa sarebbe uscito fuori. Invece, di Proia, non abbiamo più saputo nulla».
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Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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