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Via ai saldi invernali, affari per i consumatori

Confesercenti però chiede di rinviarli a fine inverno: «Gli acquisti sono tornati nei negozi». Festelli Confconsumatori: «Attenzione al buy now, pay later»
Francesca Verdi presidente provinciale Fismo Confesercenti e Riccardo Colasanti

GROSSETO. Sabato 4 gennaio scattano ufficialmente i saldi invernali, e anche in Maremma, secondo il sondaggio Ipsos, un italiano su due ne approfitterà mettendo in campo un budget medio di 218 euro a famiglia.

La tendenza dei consumatori è privilegiare i negozi di vicinato

Come accaduto per Natale, sembra che la scelta dei consumatori per il luogo di acquisto sia ancora per i negozi fisici. Ben l’81% si orienterà in questa maniera. Da tempo però Confesercenti chiede che i saldi vengano posticipati alla vera fine stagione. E non come succede ora subito dopo capodanno.

Francesca Verdi presidente provinciale Fismo Confesercenti

«Ci fa piacere che in tanti aspettino ancora i saldi per fare acquisti – ha detto Francesca Verdi presidente provinciale Fismo Confesercenti – e ci fa piacere che in molti tornino a fare acquisti nei negozi, come avvenuto per Natale. Significa che si torna a puntare sulla qualità, sull’oggetto durevole nel tempo. Non siamo però contenti che partano così in anticipo. Il freddo è appena arrivato e noi andiamo a vendere in maniera scontata ciò che è ancora prettamente di stagione. Ci fa piacere che si apprezzino i saldi, ma se in troppi attendono gli sconti per fare acquisti, significa che l’a situazione economica delle famiglie non è eccezionale. Che si attenda questo momento per fare acquisti necessari è allarmante. Per questo auspichiamo un’inversione di marcia: speriamo che possano restare più soldi in tasca alle famiglie così da fare acquisti quando hanno bisogno, e ai saldi comprare l’oggetto in più, lo sfizio».

Secondo il sondaggio Ipsos Confesercenti il 59% degli intervistati ha già pianificato quanto investire nel rinnovo del guardaroba: a spendere di più saranno gli over 34.

L’abbigliamento tra gli acquisti principali

Gli acquisti per i saldi sono rivolti principalmente al guardaroba: maglioni e felpe, sono indicati dal 51% di chi ha previsto di farsi un “regalo”. Un effetto dell’arrivo del freddo dopo un autunno caldo, a causa del quale il 30% circa dei consumatori segnala di aver ridotto gli acquisti di abbigliamento invernale. Particolarmente ricercati i maglioni di qualità con decorazioni. Seguono, a brevissima distanza, le calzature (49% delle segnalazioni) e poi – ben più staccati – gonne e pantaloni (31%), con un interesse forte per jeans e denim, e maglie e top (30%). Nella lista dei desideri ci sono anche intimo (28%), camicie e camicette (22%), borse (21%) e i capispalla – giubbotti, cappotti e piumini – sempre al 21%. Poi accessori (18%) e abiti e completi (17%).

Riccardo Colasanti

Colasanti: «Sconti più alti per attrarre clienti»

«Sto facendo ora la vetrina per i saldi – dice Colasanti – e per il primo anno farò sconti anche del 50%. Rispetto al passato oggi la scontistica deve essere aumentata perché è questo che la gente si aspetta. Il cliente non si accontenta più del 20%, lo considera troppo basso. Se un’attività commerciale di rilievo, con marchi importanti, propone una scontistica troppo bassa i saldi diventano inutili. Invece gli sconti devono essere visti come un momento promozionale, e un modo per abbassare le spese di magazzino. Il commerciante deve essere bravo in fase di acquisto, oltre che di vendita. Quando si fanno gli ordini per la stagione successiva. Inutile avere un’intera collezione, serve una scelta mirata, il modello che tutti vorranno. Il problema è che spesso questi cambi sono repentini. Basta il personaggio famoso che indossa un capo, una scarpa, e tutti lo vogliono, cosa che tu non puoi sapere sei mesi prima».

«Questo è il momento in cui i professionisti resteranno a galla, mentre gli improvvisati, figli delle liberalizzazioni, subiranno un calo di fatturato. Purtroppo spesso manca una cultura del commercio e capire i cambiamenti è parte di questa cultura» – conclude Colasanti.  

Confconsumatori: «Attenzione al bombardamento pubblicitario sul “buy now, pay later”»

I consumatori devono prestare la massima attenzione alle varie insidie che possono nascondersi nelle promozioni, un’opportunità non si deve trasformare in una fregatura. Confconsumatori richiama l’attenzione su tre possibili casistiche.

Il prezzo scontato

La riduzione di prezzo annunciata in una pubblicità dev’essere calcolata sulla base del prezzo più basso degli ultimi 30 giorni. Esistono promozioni di vario tipo che presentano riduzioni di prezzo o “prezzi sensazionali”, ma spesso la riduzione di prezzo pubblicizzata è sulla base del prezzo immediatamente precedente all’offerta: in questo modo viene indotto in errore il consumatore, aumentando il prezzo praticato prima di annunciare una riduzione di prezzo ed esponendo così false riduzioni di prezzo. A tal proposito la Corte di giustizia Ue con una recente sentenza ha stabilito che una riduzione di prezzo, annunciata da un’azienda sotto forma di una percentuale o di una dicitura pubblicitaria diretta a sottolineare il carattere vantaggioso di un’offerta di prezzo, deve essere determinata sulla base del prezzo più basso applicato nel corso di un periodo non inferiore a 30 giorni prima dell’applicazione della riduzione di prezzo.

Per gli acquisti online usare le piattaforme

Occorre prestare attenzione al prezzo effettivo dei prodotti commercializzati online. In passato infatti, è accaduto che siano state diffuse informazioni ingannevoli in merito ai reali costi delle transazioni commerciali veicolando, attraverso una pluralità di mezzi pubblicitari, claim enfaticamente incentrati sulla gratuità delle operazioni di compravendita e sull’assenza di commissioni. Le società hanno omesso di indicare in modo chiaro e trasparente, fin dal momento dell’iniziale “aggancio pubblicitario”, l’esistenza a carico dei consumatori di costi ulteriori rispetto al prezzo di acquisto del prodotto, legati all’applicazione di commissioni: ad esempio per la protezione degli acquisti o per le spese di spedizione. Si tratta di pratiche commerciali scorrette ai sensi del Codice del consumo, in quanto idonee a ingannare i consumatori sulle modalità e sui costi delle operazioni di compravendita eseguibili sulle piattaforme e dunque a indurli ad assumere una decisione circa l’acquisto di un prodotto sul sito che altrimenti non avrebbero preso. E se tali prassi si sono verificate nel passato è bene sapere anche che le società che le hanno messe in atto sono state sanzionate dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato.

Acquista ora, paga dopo

In questi giorni c’è un vero e proprio bombardamento pubblicitario sulla modalità  di pagamento “ritardato”. Si tratta di un finanziamento a breve termine di importo contenuto, con valutazione della richiesta di credito spesso in modo istantaneo, con il quale il consumatore fraziona il pagamento di un acquisto in un numero variabile di rate senza interessi. Le spese riguardano soprattutto beni voluttuari e, pur attraendo maggiormente i giovani, cominciano a coinvolgere tutte le fasce d’età. L’aumento della digitalizzazione dell’e-commerce ha favorito la forte crescita del “Buy now, pay later” i cui importi, secondo i dati diffusi da un recente report di Crif, la Centrale rischi di intermediazioni finanziarie, nel secondo trimestre del 2024 sono cresciuti del 133% rispetto al primo trimestre 2022. E più della metà degli utilizzatori ha sottoscritto almeno 2 contratti, mentre il 16% ne ha sottoscritti 5 o più. Occorre prestare la massima attenzione ai contratti in quanto, anche se senza interessi, possono essere previste commissioni per le modalità di pagamento o in caso di ritardo nei pagamenti. Da quest’ultimo punto di vista potrebbero essere previste anche penali e interessi di mora non irrisori. I consumatori devono prestare la massima attenzione perché, come ha scritto la Banca d’Italia in un report del 2022, «potrebbero favorire acquisti impulsivi ed eccessivi rispetto alle capacità di spesa degli acquirenti, determinando per gli utilizzatori l’accumulo inconsapevole di una quantità di debito complessivo non sostenibile». Insomma, il rischio di sovraindebitamento è dietro l’angolo.

«Abbiamo voluto richiamare l’attenzione su queste nuove problematiche, perché abbiamo constatato che spesso i consumatori prestano attenzione ai soliti accorgimenti ormai abbastanza conosciuti e non si rendono conto che vi sono nuove insidie – dichiarano il presidente nazionale di Confconsumatori, Marco Festelli, e il vicepresidente nazionale Carmelo Calì –. Il consumatore informato ha già dimostrato di saper difendere i propri diritti». 

 

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