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Scansano e Lipari si gemellano in nome dell’ex sindaco

Francesco Bizzarri, primo sindaco del borgo del Morellino dopo la Liberazione, fu confinato per due anni dai fascisti sull’isola: a lui sarà intitolata la sala del consiglio comunale
Una veduta di Scansano
Il borgo di Scansano

SCANSANO. Sono legami “Bizzarri” quelli che legano Scansano e Lipari che presto, per volontà del loro sindaci Maria Bice Ginesi e Riccardo Gullo saranno gemellati. L’iter è avviato, l’approfondimento culturale e politico consolidato.

Cosa accomuna i due paesi? Francesco, Checchino per gli amici, Bizzarri.

Sarto, comunista, primo sindaco di Scansano dopo la liberazione di cui fu tra i protagonisti, nell’isola fu confinato per due anni dal regime fascista che non tollerava l’opposizione. Vi rimase  insieme ad Angelo Ajola, sindaco di Scansano deposto dalla dittatura che lo aveva avviato al mestiere di sarto e conquistato alla passione per la politica. Al confino trovò nomi illustri della Resistenza: tra gli altri Dolci, Parri, Nitti, Rosselli, Lussu. Ruotavano tutti attorno a “casa Chirici”, la pensione per confinati aperta dal partigiano di Massa Marittima Mario Chirici e da sua moglie Wanda, anche loro deportati.

Bizzarri, un eroe dimenticato

«La figura di Bizzarri – racconta Maria Bice Ginesi – non ha mai avuto il riconoscimento e gli onori che gli si devono. Per questo abbiamo deciso che gli sarà intitolata la sala consiliare. E per questo provvederemo a risistemare la sua tomba, oggi in stato di abbandono».

Il perché di questo impegno lo spiega ancora la prima cittadina: «La memoria è fondamentale per guardare al futuro e andare avanti avendo ben presenti e saldi i valori fondanti della nostra Repubblica e della nostra Costituzione nate dalla lotta e dal sacrificio di quei partigiani. Lo dobbiamo a loro ma soprattutto lo dobbiamo alle generazioni future che devono sapere chi e come ci ha resi liberi dalla dittatura. Perché quei valori non sono acquisiti una volta per tutte ma vanno difesi ogni giorno».

La staffetta dei Tigrotti protagonista sul palco

La ricerca storica nasce grazie al progetto “L’arcipelago nei boschi” finanziato dalla Regione Toscana, con il comune di Scansano che ha dato il paternariato, nell’ambito delle celebrazioni dell’ottantesimo della Liberazione. L’hanno condotta Enrico Mele e Manuela Martino dell’Accademia del libro di Montemerano e Ombre Dolci, che al centro di documentazione di Lipari, la primavera scorsa, hanno lavorato due settimane. «Mi sono appassionato – spiega Mele – alla storia del Tigrotti di Maremma e al fascino salgariano delle loro imprese». Se i Tigrotti saranno protagonisti di uno spettacolo del Teatro delle Ombre (progetto per tener vivo il lavoro del pedagogista Mariano Dolci e di Gianni Rodari) che si terrà presso il museo della resistenza a Maiano Lavacchio, la storia di Bizzarri – che dei Tigrotti fu referente e staffetta nella zona di Scansano – ha preso una strada autonoma grazie all’intervento del Comune di Scansano.

Il ritratto dello “zio Cecchino”

Memoria della figura di Bizzarri la dobbiamo in parte al diario di Alfio, il figlioletto dei Chirici come si legge nel libro “Camicia Rossa” dedicato alla figura del partigiano massetano: «Tra gli altri confinati c’era quello che per me divenne lo zio Cecchino, ovvero Francesco Bizzarri, accompagnato dalla moglie, la carissima e dolce zia Ersilia».

Abitavano in una bella casetta bianca sulla riva di Marina Lunga, a due passi dal mare. «La loro casa era una delle mie mete preferite perché mi accoglievano a braccia aperte – prosegue – Zio Cecchino, oltre a parlare di Marx, del Capitale e della rivoluzione, continuava la professione di sarto per la clientela dei confinati. A molti di loro rifaceva gratis la giacca e i pantaloni. Nel pomeriggio, nonostante la mia giovane età, partecipavo immancabilmente a “l’ora del tè”, una delle tante riunioni tra amici durante le quali si rifaceva l’Italia, perché ognuno esponeva le proprie intenzioni e idee, su come e quando il nostro Paese avrebbe potuto riconquistare la libertà. Discussioni proiettate verso un orizzonte illuminato dall’immancabile “Sole dell’Avvenire”, simbolo di speranza per i partecipanti».

L’appello dello studioso

I Bizzarri non ebbero figli ed è difficile rintracciare altra documentazione. Per questo Enrico Mele lancia un appello: «Se qualcuno conserva ricordo di racconti in famiglia o possiede foto e documenti, per favore ce li faccia consultare per completare la ricostruzione di quegli anni e della figura di uno dei suoi protagonisti». Basta scrivere a enricomele93@gmail.com oppure a ombredolci@gmail.com .

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