MARINA DI GROSSETO. L’hanno chiamata Marina, con il nome che le sarebbe stato proprio se fosse nata Caretta caretta. Lei invece, era venuta al mondo di un’altra specie: era infatti una testudo hermanni, una tartaruga di terra. E martedì 1° agosto, stava facendo una passeggiata sulla spiaggia, vicino alla duna, nel tratto di litorale compreso tra Marina di Grosseto e Le Marze.
Lontana dal caos, baciata dal sole di agosto. Troppo vicina, però, a qualcuno che l’ha scambiata per una tartaruga marina e ha pensato che si fosse persa o che si fosse allontanata troppo dall’acqua. E che ha deciso di prenderla e rimetterla in mare dove la povera tartaruga è morta.
L’allarme lanciato a Tartamare
Tecnicamente, se si volesse fare un parallelismo con quello che succede tra esseri umani, ciò che è avvenuto sulla spiaggia di Marina di Grosseto all’altezza delle Marze, è stato un omicidio colposo.
La tartaruga era immobile sulla spiaggia quando è stata trovata da una turista tedesca che si è accorta che la testuggine aveva smesso di muoversi. La donna, attraverso il personale del campeggio, si è messa in contatto con Luana Papetti, referente scientifico dell’associazione tartAmare che da sempre si occupa del recupero e del salvataggio delle tartarughe marine. Spiegandole, in inglese e con la linea del cellulare che andava e veniva che la tartaruga era stata messa in acqua e poi portata fuori. Ma in acqua, le tartarughe di terra non resistono: affondano e muoiono annegate.
«La donna parlava un inglese difficile da comprendere – dice Papetti – così ho mandato sulla spiaggia alcuni volontari di tartAmare che hanno confermato i miei sospetti: qualcuno aveva scambiato la tartaruga di terra per quella marina che è morta una volta messa in acqua».
La lapide sulla spiaggia
I volontari di TartAmare si sono messi in contatto con la turista tedesca che ha inviato loro la posizione via Whatsapp. «Siamo arrivati di corsa – racconta Martina Cristini, team leader di TartAmare – per cercare di salvare l’animale che ci avevano segnalato. Eravamo preoccupati che si trattasse di una schiusa che non avevamo censito, perché in quella zona non ne abbiamo. Il punto è che non riuscivamo a capire cosa fosse successo. Poi, una volta sulla spiaggia, abbiamo incontrato due turisti che ci hanno indicato dove si trovasse l’animale: ormai era morto, non abbiamo potuto fare nulla».
I turisti tedeschi che avevano invece trovato la tartaruga in difficoltà si erano dovuti allontanare. «Mi hanno contatta dopo – dice – ma ho potuto soltanto spiegare loro cosa fosse successo. La tartaruga era immobile, non si ritraeva ne guscio nemmeno a toccarla. Per lei non c’era più nulla da fare».
I cinque volontari sulla spiaggia hanno quindi preso la testuggine e l’hanno sepolta vicina alla duna: l’hanno chiamata Marina, perché così sarebbe dovuta essere per sopravvivere.
«Era impossibile che si trattasse di una Caretta Caretta – dice Martina – troppo grossa da maneggiare. Ma poteva benissimo essere un piccolo in difficoltà, invece era una testuggine».
Martina ha preso un pezzo di legno e sulla lapide della tartaruga ha scritto: «Qui giace Marina, tartaruga di terra vittima dell’ignoranza».
L’appello di TartAmare
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Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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