Rubavano auto per vendere pezzi di ricambio: condanne pesanti | MaremmaOggi Skip to content

Rubavano auto per vendere pezzi di ricambio: condanne pesanti

Erano finiti nei guai in sette, a processo erano poi rimasti padre e figlia: contestata loro anche l’associazione a delinquere, dovranno scontare 7 anni e 8 mesi e 4 anni e 3 mesi
Le immagini dell’arresto nell’officina

GAVORRANO. Riciclavano auto rubate demolendole e cannibalizzandone i pezzi. In sette, erano finiti nei guai, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio e alla distruzione di documenti di circolazione e targhe.

 La squadra di polizia giudiziaria, diretta dal sostituto commissario Luca Ciani,  aveva avviato le indagini dopo un controllo all’interno della ditta di autodemolizioni “F&M” di Gavorrano.

Auto rubate e cannibalizzate per rivendere i pezzi

Furto aggravato, riciclaggio, reimpiego di beni di provenienza illecita, truffa ai danni dell’assicurazione, simulazione di reato, soppressione di targhe e documenti, violazione di sigilli: era lunga la lista dei reati contestati ai sette imputati dal sostituto procuratore Salvatore Ferraro, che aveva coordinato le indagini della polizia stradale. 

I pezzi di ricambio che venivano venduti, erano tutti di vetture di recente costruzione. Pezzi quindi difficili da trovare sul mercato dell’usato. 

Le auto venivano di fatto rubate nella provincia di Milano e i modelli scelti erano quelli indicati di volta in volta dai gestori dell’autodemolizione, Stefano Ludovico e la figlia Federica, indicata però solo come prestanome del padre. 

Le auto, una volta portate a Grosseto, venivano lasciate per strada per non destare sospetti. Poi venivano avviate all’autodemolizione dove venivano smontate. Da quelle auto, praticamente nuove, venivano quindi ricavati i pezzi di ricambio, sia le parti meccaniche che della carrozzeria. 

Maxi condanna per padre e figlia

All’indagine della polizia stradale, che risale ad agosto del 2015, erano seguite, nel 2019, le condanne alla fine del processo celebrato con il rito abbreviato per i componenti della banda. 
Stefano e Ludovica Federico avevano invece scelto il rito ordinario. 

La sentenza, anche per loro, è arrivata giovedì 19 luglio. Il collegio composto dai giudici Andrea Stramenga (presidente), Agnieszka Karpinska  e Ludovica Monachesi ha condannato l’uomo, considerato la mente della banda, a 7 anni e 8 mesi di carcere e la figlia a 4 anni e tre mesi. 

 

 

Autore

  • MaremmaOggi

    nasce dall'idea di Guido Fiorini e Francesca Gori Notizie in tempo reale, turismo, economia, sport, enogastronomia, ambiente, informazione MaremmaOggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

    Visualizza tutti gli articoli

Riproduzione riservata ©

Condividi su

Articoli correlati

Reset password

Inserisci il tuo indirizzo email e ti invieremo un link per cambiare la tua password.

Powered by Estatik