Rigassificatore, un altro anno e mezzo a Piombino. Ma tanti vogliono che resti | MaremmaOggi Skip to content

Rigassificatore, un altro anno e mezzo a Piombino. Ma tanti vogliono che resti

A metà della permanenza a Piombino dell’ex Golar Tundra, non c’è una nuova destinazione. Mentre operatori del porto e Confindustria chiedono che l’impianto di Snam resti. Parla l’Ad della società
Il rigassificatore di Piombino e il parco eolico
Il rigassificatore di Piombino, sullo sfondo il parco eolico

PIOMBINO. La nuova destinazione del rigassificatore di Piombino è ancora incerta. E, nonostante siano passati la metà dei 36 mesi autorizzati di permanenza nel porto di Piombino, non c’è neppure un’ipotesi concreta, tenendo presente che serviranno 6-7 mesi per realizzare le necessarie infrastrutture di collegamento.

Sicuramente non andrà a Vado, in Liguria, perché il consiglio regionale a Genova ha bocciato la soluzione. Quindi, al momento, la ex Golar Tundra, ribattezzata Italis Lng da Snam, rimane dov’è.

Mentre cresce, a Piombino e nel resto della Toscana, il fronte di coloro che vorrebbero che restasse, a partire da una serie di operatori del porto, fino a Confindustria Toscana.

Una cosa è certa, la Italis Lng continuerà a funzionare ancora a lungo, perché Snam ha già venduto il gas prodotto per 20 anni. Tanto che entro pochi mesi entrerà in servizio a Ravenna il secondo rigassificatore acquistato da Snam, chiamato Bw Singapore, con una capacità di rigassificazione annua di 5 miliardi di metri cubi, la stessa dell’ex Golar Tundra.

L’impianto di Piombino a 5 miliardi non c’è arrivato, ma neppure è andato troppo lontano. Da dicembre 2023 a novembre 2024, secondo i dati del ministero per l’Ambiente, da Piombino sono stati prodotti 3,578 miliardi di metri cubi di gas naturale, il 6,1% delle importazioni italiane di gas

Venier (Snam): «Venduti 20 anni di produzione»

Sono arrivati a Piombino quasi 60 carichi, da Usa, Qatar e Mozambico. L’Ad di Snam, Stefano Venier, presentando il piano industriale dell’azienda fino al 2029, ha sottolineato che: «Il rigassificatore di Piombino ha dimostrato la sua strategicità in due modi: primo, ha venduto tutta la sua capacità per i prossimi 20 anni; secondo, ha permesso di diversificare gli approvvigionamenti, peraltro operando in condizioni di massima sicurezza». 

Peraltro la diversificazione degli approvvigionamenti è necessaria nell’attuale contesto economico mondiale, come ha spiegato ancora Venier: «C’è una forte crescita della domanda a livello globale, quindi bisogna guardare anche ad altre modalità di approvvigionamento di gas, rispetto a quelle più tradizionali. E costruire una nuova condotta richiede 10-15 anni; mettere in funzione una nave rigassificatrice, come abbiamo fatto a Piombino, richiede 6 mesi».

Entrata in esercizio il 4 luglio 2023, tra 18 mesi (ovvero nel luglio 2026) la nave rigassificatrice dovrà essere delocalizzata e, secondo il regolamento al Codice della Navigazione, il concessionario Snam dovrebbe riportare la banchina alla sua condizione di partenza demolendo le infrastrutture realizzate nei dieci mesi precedenti l’avvio delle proprie attività.

Tuttavia, la banchina non tornerà nella disponibilità del porto, anche se la nave dovesse trovare diversa localizzazione: la legge 95 del 26 luglio del 2023, infatti, ha stabilito che “al fine di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti a livello nazionale, le infrastrutture realizzate per consentire il collegamento delle unità galleggianti di cui al comma 1 alla rete nazionale sono mantenute in loco, a cura e spese del proponente, anche a seguito di eventuali ricollocazioni delle unità galleggianti medesime”.

Il rigassificatore di Piombino
Il rigassificatore di Piombino

Gli operatori del porto di Piombino: «Importante impatto sull’occupazione»

Da una serie di operatori del porto di Piombino, che prima dell’arrivo dell’ex Golar Tundra avevano visto contrarsi in modo significativo i traffici dello scalo, arriva un appello perché il rigassificatore resti oltre il 2026.

L’appello è stato firmato da Piloti porto Piombino, Freschi Alessandro & C. Shipping and forwarding agency, Gruppo Ormeggiatori e barcaioli porto di Piombino, D’Arienzo srl, Stmp Piombino e anche dall’agenzia Mixos Ivo Miele.

Negli ultimi 15 anni, infatti, scrivono gli operatori, pur a fronte di un’importante crescita infrastrutturale: «Non è corrisposto un adeguato incremento della produzione portuale che si è vertiginosamente contratta con la scomparsa di traffici storici per il porto di Piombino».

E aggiungono: «Piombino è adesso nella condizione di essere al centro dell’agenda politica nazionale, ma in caso di spostamento del rigassificatore il porto subirebbe un grave danno derivante dalla perdita di un traffico essenziale per la sua sopravvivenza». Al punto che va considerato: «L‘impatto avvenuto sia sull’indotto che sugli operatori portuali che hanno potuto mantenere gli organici inalterati e, in alcuni casi, anche incrementarli».

Confindustria Toscana: «Decisiva per lo sviluppo del porto»

«Lasciare la nave rigassificatrice e completare tutte quelle infrastrutture utili agli insediamenti industriali e allo sviluppo del porto, potrebbe essere un ulteriore acceleratore per il rilancio industriale di Piombino».

La proposta arriva dal presidente di Confindustria Toscana e presidente di Confindustria Toscana Centro e Costa Maurizio Bigazzi.

«Come imprese e come cittadini – aggiunge – abbiamo bisogno del rigassificatore. Il costo dell’energia è un problema; e la nostra possibilità strategica, per il sistema paese di acquistare il gas, passa anche dalla Italis Lng».

«L’economia del territorio ha tratto vantaggi per la crescita della domanda di servizi legati alla presenza della nave; e si è avuto un impatto positivo anche sull’economia del porto, perché l’Autorità portuale ha avuto nuove disponibilità finanziarie che le hanno permesso investimenti importanti – prosegue Bigazzi -. E se anche la nave rigassificatrice dovesse essere ricollocata, in porto rimarrebbero comunque le infrastrutture realizzate per consentire il collegamento delle unità galleggianti alla rete nazionale, come prevede la legge».

«Proponiamo, quindi – conclude il presidente di Confindustria Toscana – non la delocalizzazione, ma la mitigazione dei limiti reali determinati dalla sua presenza e la realizzazione di quelle infrastrutture industriali e logistiche che le imprese chiedono con forza e che potrebbero offrire benefici e ricchezza alla comunità piombinese».

 

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