GROSSETO. Costretto a pulire in casa, costretto a portare i pesi su e giù per le scale, a centellinare i soldi per la spesa, e, finché ne è stato proprietario, a dormire nella sua auto. Picchiato ogni giorno con il manico della scopa, preso a ciabattate nel volto, a calci e pugni. Costretto a stare in casa senza vestiti, a inginocchiarsi per pregare, mentre veniva colpito ancora e ancora.
L’allarme dato dalla vicina
È una storia dell’orrore, quella finita sulla scrivania del giudice per le indagini preliminari Marco Mezzaluna, che ha ordinato a una donna di 64 anni e al figlio di 21 anni, di lasciare la casa familiare e di restare a una distanza di almeno 100 metri dalla loro vittima: il marito della donna e il padre del ragazzo.
Difesi dagli avvocati Adriano Galli e Tommaso Galletti, i due sono accusati di maltrattamenti in famiglia e lesioni per aver costretto l’uomo a vivere in una sorta di schiavitù.
Ad accorgersi di quello che succedeva nell’appartamento, è stata una vicina di casa, che qualche mese fa ha dato l’allarme ai carabinieri che hanno avviato una delicatissima indagine, coordinata dal sostituto procuratore Giampaolo Melchionna. Alle parole della donna, si sono aggiunte poi quelle di un’altra vicina, che più di una volta avrebbe sentito le grida provenire da quell’appartamento. E i colpi, tanti.
Indagine che ha convinto il giudice ad allontanare da casa i due aguzzini.
Il settantenne, vittima di moglie e figlio, non ha mai voluto sporgere denuncia: anzi, ad ogni intervento dei carabinieri ha risposto che le ferite che aveva addosso, i lividi che aveva in volto, erano stati causati da piccoli incidenti domestici.
Le confidenze in paese
Nel borgo dove la famiglia si era trasferita a vivere, tutti sapevano quello che succedeva all’uomo. Lo sapevano nel supermercato dove era solito andare a fare la spesa e dove era costretto ad implorare le cassiere che gli facessero 20 centesimi di sconto per non sforare il budget che la moglie gli aveva dato. «Se spendo di più, quando torno a casa mi picchiano»: ogni tanto l’uomo si era lasciato andare a qualche confidenza di questo tipo, ma a chi gli consigliava di rivolgersi ai carabinieri o di andarsene da casa, rispondeva: «No, la risolvo buttandomi dalla finestra».
«Figlio di un cane, bastardo, ti spacco la faccia, ti faccio saltare i denti»: erano queste le frasi che i vicini hanno ascoltato a più ripetizioni, quasi ogni giorno.
Qualche volta, quando ancora aveva l’auto, il settantenne era costretto a dormire nell’abitacolo, con il cane nel bagagliaio. E una volta era stato anche buttato fuori da casa senza il giubbotto addosso, nonostante fosse freddo.
Botte, insulti, vessazioni che arrivavano non soltanto dalla moglie ma anche dal figlio, più volte sentito dai vicini mentre lo minacciava. «Pezzo di m…., mettiti in ginocchio. Rispondimi, la mamma non ti ha conciato abbastanza, le vuoi anche da me?».
Picchiato se mangiava qualcosa in più
«Non devi toccare niente di qua, devi mangiare quello e basta, io lo so come lascio il riso, ti giuro non lo sai cosa ti succede»: è il tenore delle frasi che il figlio, a tavola, rivolgeva al padre. Malmenato se prendeva qualcosa dal frigorifero. Picchiato, mentre preparavano il pranzo: con un pugno alla schiena dato dalla moglie, seguito da un calcio sferrato dal figlio e poi ancora dalla moglie.
«Siediti di là che puzzi di marcio», lo offendeva la donna, e il figlio, era subito pronto a dargli manforte.
Il settantenne, succube dei due, ha sempre mantenuto un atteggiamento condiscendente: rassegnato, quando gli è stato chiesto di inginocchiarsi per pregare lo ha fatto. Ma una volta a terra, la moglie lo ha colpito al volto con una ciabatta.
Incastrati dalle registrazioni
Dopo le denunce da parte dei vicini, i carabinieri hanno registrato quello che succedeva all’interno dell’appartamento. E in una di queste registrazioni, quando l’uomo è stato costretto a inginocchiarsi per pregare, lo hanno sentito dire: «Ti chiedo perdono per tutto il male che ho fatto e per tutto quello che è successo». Assumendosi la colpa dei maltrattamenti e delle vessazioni subite.
La famiglia, che era pronta a trasferirsi in nord Italia, ha poi lasciato la Maremma. Sono stati infatti i carabinieri lombardi a notificare ai due l’obbligo di lasciare la loro abitazione.
«Quanto raccolto nella fase delle indagini integra un quadro probatorio talmente chiaro e non equivoco che definirlo grave è addirittura riduttivo», scrive il giudice nell’ordinanza di custodia cautelare. La trama di un vissuto mortificante, intessuto di un crescendo di tensioni: un contesto dove la serenità familiare era minata dai continui atteggiamenti vessatori.
La moglie dell’uomo, anni fa, era stata condannata a un anno, 9 mesi e 10 giorni di reclusione per gli stessi reati. Ma anche questa precedente condanna, non l’aveva fermata.
Ora, insieme al figlio, ha lasciato l’abitazione dove viveva con il marito. Una misura, quella richiesta dal pm Melchionna e disposta dal giudice, che limita il pericolo che i due continuino a maltrattare il settantenne, per la «grave incapacità – scrive il giudice – di autocontrollo degli indagati, la cui personalità aggressiva e violenta rafforza il pericolo di reiterazione del reato».
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Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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