GROSSETO. Si sono presentati alle 10 di giovedì 16 maggio al ristorante Da Gigi, al piano terra del palazzo Enegan. Più di 10, tra personale dell’Ispettorato del lavoro, Asl e forze dell’ordine. E hanno effettuato un controllo – l’ennesimo, come denuncia Serena Arrigucci, che ha in gestione il locale – che si è protratto fin quasi alle 14.
Costringendo la donna a mandare via una settantacinquina di clienti che avrebbero voluto pranzare lì.
«Questo è accanimento – dice – Sembrava che per forza dovessero trovare qualcosa per metterci in difficoltà. È il quarto controllo che ci fanno in pochi mesi, io sono esasperata. Per pagare i dipendenti devo lavorare, in questo modo però è difficile farlo».
Ore di controlli dentro al locale
Quello che è successo nel ristorante Da Gigi, al piano terra del palazzo Enegan giovedì mattina, è il racconto quasi fotocopia di quello che qualche mese fa aveva denunciato Massimo Bismuto, amministratore delegato di Enegan che, in una lunga intervista, aveva raccontato i precedenti tre controlli al ristorante dato in gestione, appunto, a Serena Arrigucci e al marito Gigi.
Allora, la contestazione sollevata fu che uno dei lavandini (ce ne sono 5) all’interno della cucina, non era in regola perché doveva essere munito anche di acqua calda e non solo fredda. Questa volta, i controlli hanno riguardato tutti i locali del ristorante.
«Sono entrati anche nei bagni – dice in lacrime Arrigucci – Hanno chiesto a un dipendente di Enegan che era venuto a prendere un po’ di carta e uno sgrassatore che ruolo svolgesse qui da noi, sostenendo che fosse al lavoro nel locale. Hanno continuato a chiedere a tutti notizie su una ragazza di colore che è spesso qui da me, ma solo perché siamo amiche».
Il controllo è andato avanti per ore: nel locale c’era una ragazza neoassunta, che però non aveva ancora perfezionato il contratto: «Mercoledì ho chiamato più volte la commercialista che non mi ha mai risposto – dice ancora – ma abbiamo fornito tutti i documenti. Se volevano fare il verbale potevano farlo e poi lasciarmi lavorare, invece sono stata costretta a chiudere e non so nemmeno se venerdì aprirò».
Ci sarebbe stato anche il problema dei computer che non funzionavano e che non hanno permesso di trasmettere in tempo il Dvr, il Documento di valutazione del rischio.
«Come se quel problema – aggiunge – riguardasse me e non il sistema di trasmissione che non funziona».
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