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Professione acconciatore, diffidare dalle imitazioni

Matteo Ancarani, presidente degli acconciatori Cna a livello provinciale, racconta il suo lavoro e quando sia pericoloso il fenomeno dell’abusivismo nel suo settore
Matteo Ancarani all’interno del proprio salone (foto di Michele Guerrini)

LA CAMPAGNA DELLA CNA CONTRO L’ABUSIVISMO

GROSSETO. Entrare in un salone d’acconciature può significare cambiare look, scegliere il taglio, il colore, la piega, ma soprattutto fidarsi di chi mette letteralmente le mani nei nostri capelli.

La professione non è uno scherzo, e improvvisarsi professionisti, và a danno proprio e spesso del cliente.

Matteo Ancarani, presidente degli acconciatori Cna a livello provinciale sa bene quanto sia impegnativo portare avanti un mestiere come il suo.

«Oltre ai corsi obbligatori come quello sulla sicurezza, un parrucchiere per svolgere al meglio il suo mestiere normalmente frequenta dai 3 ai 10 corsi di aggiornamento annuali, sia sui prodotti che sulle tecniche. Insieme a Cna ne facciamo molti, e per chi svolge una professione come la mia, danno una sicurezza in più e una conoscenza di prodotti e materiali che solo una formazione tecnica può dare».

Matteo Ancarani (foto di Michele Guerrini)

Un fattore non di secondo conto è spesso rappresentato dalla qualità dell’ambiente e dei prodotti utilizzati. «Avere ed utilizzare prodotti certificati e quindi sicuri, rappresenta per l’acconciatore una garanzia che viene poi trasmessa, di riflesso, anche al cliente. Lo stesso vale per l’ambiente: con impianti elettrici ed utensili certificati il lavoro e il cliente è al sicuro».

L’importanza di affidarsi ai professionisti

Matteo, dal ‘95 è entrato a far parte di un’impresa familiare nata nel 1931, e conosce bene le esigenze di molte tipologie di clienti.

Con i 4 saloni Labriola di Grosseto, quello di Castiglione, di Riva del Sole e con la scuola parrucchieri, traccia il panorama del settore, raccontando che con il periodo della pandemia il cliente sta ancora più attento all’ambiente di lavoro.

Negli anni, racconta che purtroppo alcuni di loro si sono affidati a parrucchieri “fai da te” o abusivi, e sono tornati da lui sia scontenti che danneggiati: «Alcune clienti sono venute a farsi correggere dei tagli fatti male e nei casi più gravi – dice Matteo – sono dovuto intervenire su colorazioni sbagliate o addirittura decolorazioni che avevano danneggiato i capelli».

 

 
 
 
 
 
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Chi lavora a domicilio, spesso non è un professionista o non ha partita iva, e come specifica Matteo «Non riesce a reperire tutto il materiale che si potrebbe avere in un salone. Ad alcuni marchi di settore si accede solo comprando tramite partita iva. Utilizzando prodotti non idonei è facile commettere errori».

L’appello a chi lavora in nero

Ancarani riconosce quanto questo momento sia difficile per tutti, e ricorda come sia possibile uscire dall’illegalità: «Vorrei ricordare a tutti quelli che si affidano al lavoro nero le opportunità per uscirne. La poltrona in affitto per i parrucchieri, o la cabina in affitto per l’estetica, sono due iniziative che permettono anche a chi non ha un salone proprio, di mettersi in regola e avere accesso. Così come il regime forfettario per chi apre partita iva permette una tassazione agevolata. C’è l’opportunità di rispettare la legge e fare allo stesso tempo l’interesse della propria attività e del cliente. Pensateci».

La campagna antiabusivismo

Per questo motivo Ancarani sostiene con convinzione la campagna contro l’abusivismo lanciata da Cna Grosseto e Federconsumatori e sostenuta anche dalle fiamme gialle. «Sottolineare i rischi legati all’abusivismo – commenta Ancarani – anche con messaggi forti, può essere molto importante nella sensibilizzazione dei cittadini: sono proprio loro che, per primi, pagano le conseguenze di chi opera non rispettando le regole e, spesso, senza la necessaria preparazione».

Uno dei manifesti contro l’abusivismo

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