GROSSETO. La Commissione europea “apre” al declassamento dello status di protezione del lupo per salvare la pastorizia.
Un percorso, quello del declassamento da “strettamente protetto” a “protetto”, che era stato inserito da Coldiretti Grosseto tra le strade percorribili per dare risposte alle aziende ovi-caprine sempre più ostaggio di branchi di lupi e canidi.
Aziende che, con cadenza quotidiana dimostrata anche da video e foto, si sono viste dimezzare le greggi. Tutto questo ha contribuito allo spopolamento delle aree più marginali del territorio dove la pastorizia garantisce un presidio ed è un pilastro delle piccole comunità e per la sicurezza del territorio.
Grosseto e Siena le province italiane più danneggiate
La proposta della Commissione europea risponde alle richieste delle autorità locali di maggiore flessibilità per gestire più attivamente le concentrazioni critiche di lupi che sono oltre 17 mila nei paesi UE. Secondo un censimento, 3.300 nel nostro Paese.
Grosseto e Siena sono le province italiane più danneggiate dalla crescita esponenziale della popolazione di lupi ed ibridi. «Nel 1973 il lupo era una specie gravemente minacciata, gli esemplari censiti erano solo 100. L’ultimo censimento dell’Ispra ha di fatto certificato che non sono più una specie a rischio di estinzione – ribadisce Simone Castelli, presidente Coldiretti Grosseto – Il progetto di ripopolamento ha funzionato talmente bene che oggi gli esemplari hanno portato ad uno squilibrio».
L’aumento del numero di predatori è inversamente proporzionale a quello degli allevamenti. «Questa crescita ora va riequilibrata affrontando ed osservando il problema dal punto di vista della scienza e non dell’emotività – dice Castelli – Declassare il lupo dal suo attuale stato di protezione è sicuramente un pezzo di strada da percorrere. Serve più coraggio nell’attuare ciò che la legislazione permette già oggi di fare attraverso la direttiva Habitat”.
L’impegno di Coldiretti
Coldiretti si è fatta promotrice di una serie di incontri con la prefettura propendo anche delle proposte concrete. Proponendo sia interventi mirati di contenimento nelle zone a maggiore intensità predatoria di lupi ed ibridi che investimenti maggiori per consentire di risarcire, oltre al danno diretto per l’uccisione, il danno indiretto causato dalla perdita di latte e dagli aborti. Tra le proposte anche la richiesta di una revisione di alcuni vincoli in merito alle recinzioni anti-predazioni.
Secondo una recente stima di Coldiretti Grosseto nell’ultimo decennio le predazioni hanno causato la scomparsa di 500 allevamenti ovini e di almeno 40 mila capi in tutta la provincia mettendo a rischio la sopravvivenza della filiera lattiero casearia locale come la ricotta di pecora grossetana, la caciotta e lo stesso pecorino toscano DOP.
«I numeri sembrano confermare quindi che il lupo ormai, non è più in pericolo e – sottolinea Coldiretti Grosseto – il rischio vero oggi è piuttosto la scomparsa della presenza dell’uomo nelle montagne e nelle aree interne per l’abbandono delle famiglie. Si rischia anche che le campagne si spopolino dei tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane di mucche, capre e pecore»
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