GROSSETO. Un detto toscano, molto usato anche in Maremma, recita “Sto coi frati e zappo l’orto”: si usa quando si preferisce non parlare di qualcosa, ma ci si adegua, anche se non del tutto convinti, alle regole. Poi, però, i frati che “zappano l’orto” ci sono davvero. E che orto! Anche se, va detto, in questo caso si tratta di monaci.
C’è un angolo di paradiso in Maremma, a Poggi del Sasso, sopra la valle dell’Ombrone, dove l’occhio spazia da una parte fino al mare, dall’altra parte sulla Val d’Orcia, dove la pace la avverti dentro come imbocchi strada San Benedetto. Che, va detto, non poteva chiamarsi in un modo diverso.
Qui, nel monastero dell’Incoronazione, ha sede la comunità monastica di Siloe (con l’accento sulla i, non sulla o), otto monaci che vivono una vita semplice che tende all’essenziale, fatta di preghiera e lavoro nella comunione fraterna, aperta all’ospitalità e all’accompagnamento spirituale.
Otto monaci che pregano e lavorano. “Ora et labora”, come vuole la regola benedettina. Nei campi, negli orti, negli oliveti. Producendo delizie che sono dei concentrati di passione, sudore e qualità: pomodori, sughi, peperoncino, pasta, cereali, olio. Prodotti che, in Maremma, si trovano nei supermercati Conad.
Siloe, il monastero progettato da Milesi
È stato progettato dall’architetto bergamasco Edoardo Milesi, presidente del comitato culturale della fondazione Bertarelli, legato alla Maremma dove ha progettato anche la cantina di Collemassari, a due passi dal monastero. Il progetto è ispirato alle suggestioni dell’architettura cistercense.
La storia di questa piccola comunità religiosa inizia nel 1996 quando un piccolo gruppo di monaci benedettini, arrivati in Maremma da diverse località del centro-nord Italia, decisero di fondare una nuova comunità monastica. Fu il vescovo di Grosseto Giacomo Babini a riconoscere ufficialmente la comunità come «un’associazione pubblica di fedeli» che vive secondo la regola del santo di Norcia, pur senza appartenere formalmente all’ordine di San Benedetto.
Nella diocesi di Grosseto non c’erano monasteri attivi né presenze antiche da recuperare, così, in accordo con il vescovo, la nuova comunità decise di costruire un edificio completamente nuovo su un colle che domina la valle dell’Ombrone.
Questo terreno, adibito al pascolo delle pecore e donato alla comunità da un privato, era chiamato “Le Piscine” perché conteneva una sorgente d’acqua, da cui il nome “Siloe“, come la piscina dove Gesù invia il cieco per essere risanato nel Vangelo di Giovanni.
I primi sopralluoghi ebbero inizio alla fine del 1999, con l’avvio della fase di progetto per la trasformazione di un vecchio ovile posto di fianco a una quercia secolare in una cappella dedicata alla Santissima Trinità.
Il luogo di culto venne consacrato dal vescovo Giacomo Babini l’8 settembre 2001, giorno della posa della prima pietra del monastero.
Siloe, prodotti biologici di altissima qualità
Tutti i prodotti dei monaci di Siloe, oltre ad essere coltivati naturalmente, sono lavorati e trasformati artigianalmente affinché rimangano sani e conservino le caratteristiche nutrizionali, il gusto e i sapori originali.
Il monastero di Siloe produce
- vino doc Maremma Toscana Ciliegiolo
- olio extra vergine di oliva
- peperoncino macinato
- zafferano purissimo in stimmi
- patè a base di olive e olive in salamoia
- miele
- sughi di pomodoro fresco
- cereali: farro dicocco e grano duro triticum turanicum
- legumi: cece nero e lenticchia
- farine: di farro dicocco, di grano duro triticum turanicum, di cece nero
- pasta artigianale di farro
- pasta artigianale di grani antichi
Molti di questi prodotti sono in vendita nei supermercati Conad di Grosseto.
Le curiosità: il cece nero e il grano triticum turanicum
Il grano duro Triticum Turanicum è un grano antichissimo originario delle regioni dell’antica Mesopotamia.
Considerato il progenitore del grano duro odierno, è uno dei grani più antichi coltivati dall’uomo.
I monaci del monastero di Siloe stanno recuperando questa antica varietà di grano coltivandola nelle loro terre.
Il grano duro Triticum Turanicum si contraddistingue dagli altri grani per le spighe, alte più di un metro e sessanta. È un grano ricco di sali minerali e ad alto contenuto proteico che non ha subito le alterazioni delle tecniche di manipolazione genetica dell’agricoltura moderna.
Le sue proprietà rendono la pasta estremamente nutriente e ad alta digeribilità, dal profumo intenso e dal sapore deciso.
Il cece nero è una antica varietà di cece tipica del centro-sud Italia, quasi completamente estinta.
Caratteristica particolare di questa varietà di cece è la sottile buccia rugosa dal colore nero, mentre il suo interno è di colore bianco-giallo.
Il cece nero è un alimento veramente prezioso, ricco di vitamine del gruppo B, proteine, sali minerali e ferro (tre volte tanto la quantità presente in un cece comune) ed è questa caratteristica che gli conferisce il tipico colore nero.
Anticamente era largamente utilizzato tra le famiglie povere e contadine come sostituto della carne, un tempo troppo costosa e rara e che, pertanto, solo poche famiglie potevano permettersi.
Il cece nero è un prodotto che i monaci del monastero di Siloe stanno recuperando coltivandolo nelle loro terre.
Il cece nero è ideale per preparare primi piatti di pasta, vellutate, zuppe oppure ideali come contorni o passate di ceci.
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