ORBETELLO. Manca il tubicino giusto e l’intervento viene annullato. Succede ad Orbetello, la denuncia è di Benedetta: “Vergogna, umiliata e presa in giro”. È lei a raccontare quanto accaduto alla mamma di 76 anni, invalida al 100%, cieca e affetta da Alzheimer.
Prima si è sfogata sulle pagine Facebook e poi ci ha voluto far sapere dell’accaduto. Non ce l’ha con nessuno, ha ribadito più volte, ma: «Ho solo la speranza che questo serva a fare in modo che cose come sono accadute a mia madre non debbano più verificarsi».
Rinviato l’intervento programmato da settimane
«Mia madre – racconta Benedetta – arriva in ospedale per un intervento programmato da settimane: la sostituzione del Peg (Gastrostomia Endoscopica Percutanea, ndr), il tubicino che le permette di nutrirsi. Dopo ore di attesa, a digiuno da mezzanotte e senza le sue medicine, entra finalmente in sala operatoria. Ma pochi minuti dopo ne esce: l’intervento viene annullato perché l’ospedale non ha il tubicino della misura giusta».
Una vicenda che ha dell’incredibile e che Benedetta, la figlia della donna, denuncia con rabbia: «Non è accettabile spiega, con un pizzico di rabbia. Non è solo disorganizzazione, è mancanza di rispetto. Abbiamo seguito tutte le indicazioni, abbiamo atteso, mia madre ha sofferto. E tutto per sentirci dire che il materiale necessario non era disponibile. È una vergogna».
«Ci hanno risposto che dovevamo chiamare per indicare la misura del tubicino»
«Come se il danno non fosse già abbastanza grave, la giustificazione ricevuta dai sanitari è stata ancora più assurda: “Dovevate chiamare prima per dirci la misura”. Quindi ora i pazienti e le loro famiglie devono anche controllare la dotazione dell’ospedale? Chi ha prenotato l’intervento, chi ha preparato la sala, chi avrebbe dovuto verificare il materiale? Nessuno si è accorto che mancava il dispositivo essenziale? Nessuno dall’ospedale si è preso la briga di fare le domanda necessarie pre-intervento».
Benedetta: «Mia madre trattata come un numero»
La madre di Benedetta è stata riportata a casa, senza l’intervento, con un viaggio in ambulanza inutile e un disagio evitabile. Benedetta non ci sta: «Nel 2025 queste cose non possono più accadere. Il diritto alla salute non può essere calpestato così. Voglio che qualcuno si assuma la responsabilità di quello che è successo, perché non deve più accadere a nessuno. Ogni volta quando accadono questi avvenimenti si parla di tagli alla sanità, ma qui il problema è più profondo. Non servono più fondi per verificare la disponibilità del materiale prima di programmare un intervento. Serve responsabilità. E invece, un’anziana fragile è stata trattata come un numero. Un intervento medico è stato ridotto a una farsa».
Sono trascorsi alcuni giorni da quel giorno, la dottoressa di base che segue la mamma di Benedetta si è mossa con un dottore dell’ospedale che ha chiesto ancora qualche giorno di tempo per far arrivare il tubicino. Benedetta ha chiesto, proprio in queste ore, che entro fine mese al massimo l’intervento deve essere fatto.
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