GROSSETO. Giuseppina De Francesco era morta da ore, quando i carabinieri e il personale del 118 sono entrati nella villa I Renai a Istia d’Ombrone. Era stata uccisa tra l’1 e le 3 di giovedì 8 giugno, nel disimpegno al primo piano. C’era acqua ovunque, in quella zona della villa: acqua che – secondo la ricostruzione della Procura – sarebbe stata fatta scorrere probabilmente nel tentativo di far sparire il sangue che in quelle stanze dov’è avvenuta la brutale aggressione era schizzato ovunque.
Sul pavimento, sulle pareti, perfino sul soffitto della villa.
Benedetta ha chiamato suo padre, il notaio Alessandro “Duccio” Marzocchi, alle 8.47. Sei ore dopo, almeno, la morte della madre senza però dirgli che la donna era morta.
I messaggi all’amico prima di dare l’allarme
Un lasso di tempo durante il quale, aveva spiegato ai carabinieri che l’avevano sentita prima che il suo nome fosse iscritto nel registro degli indagati, lei aveva passato sul suo letto, svenuta, dopo essere stata aggredita da tre “ombre” che le erano entrate nella camera al pianterreno della villa, dove la cinquantenne stava dormendo.
Ma prima di chiamare il padre per dirgli di chiedere l’intervento dei soccorritori, Benedetta ha inviato due messaggi a un amico, per annullare un appuntamento preso il giorno precedente. Messaggi nei quali non viene fatto alcun cenno alla tragedia.
Eppure, Benedetta non poteva non sapere che sua madre era morta. E non è nemmeno possibile che, una volta svegliata al mattino, dopo l’aggressione subita la notte, non fosse andata a controllare che Giuseppina stesse bene. La stessa donna, sua madre, che lei ha sostenuto di aver tentato di salvare la notte, reagendo agli aggressori, uno dei quali le era salito addosso dopo averla sdraiata per terra.
Su Giuseppina invece, secondo i carabinieri del nucleo investigativo, c’era proprio Benedetta, che aveva continuato a colpire la donna con una cornice e con il bastone per aprire la scala rientrante trovati entrambi vicini al cadavere.
L’ultima notte di Pinuccia
Giuseppina De Francesco, la sera del 7 giugno, era arrivata alla villa intorno alle 20, sua figlia Benedetta invece era rincasata poco prima delle 19. Il loro arrivo era stato documentato dalle telecamere di videosorveglianza installate all’inizio della strada. Telecamere che non hanno ripreso altri passaggi delle auto delle due donne.
«Ho due cani terranova di cui uno malato e bisognoso di cure, poi deceduto, ed avendo bisogno di alcuni farmaci e una siringa per farla mangiare, ho chiesto a mia mamma di fermarsi a dormire presso l’abitazione dove domicilio»: comincia così il lungo racconto di Benedetta ai carabinieri, quando ha cercato di ricostruire quello che era successo nella villa una settimana prima.
La mattina dell’8 giugno la cinquantenne è stata portata all’ospedale e ricoverata in psichiatria. Era sotto choc e i militari, coordinati dal sostituto procuratore Giampaolo Melchionna, l’hanno sentita soltanto una settimana dopo.
«Ho sentito aprire la porta finestra e vedevo delle ombre – ha proseguito – ho avuto la sensazione che le persone fossero tre tutte indossanti tipo tute nere con mefisto che gli copriva il viso».
Giuseppina De Francesco dormiva nella camera da letto al piano superiore. L’aggressione è cominciata lì, per poi proseguire nei bagni e in un’altra camera per finire nel disimpegno, dove è stato trovato il suo corpo in un lago di sangue.
Ferite incompatibile
Un’altra incongruenza rilevata dal giudice per le indagini preliminari Marco Mezzaluna, che non ha convalidato il fermo disponendo la custodia cautelare in carcere, riguarda la differenza tra ferite riportate dalle due donne: Benedetta aveva solo qualche ecchimosi e diversi graffi sulle cosce. Tracce di pelle sono state trovate sotto le unghie di Giuseppina che probabilmente ha cercato di difendersi graffiando le gambe della figlia che le era salita sopra.
La cinquantenne aveva infatti detto che sia lei che sua madre erano state aggredite e picchiate da quei tre uomini incappucciati, e che erano state anche legate. Nella villa, però, non sono stati trovati legacci o funi. E diverse contraddizioni sono state messe in luce dai carabinieri del Roninv e del Ris, che stanno svolgendo le indagini.
La presenza di vetri per terra, che però non hanno ferito ai piedi Benedetta che pur camminava scalza. O ancora, il movente dell’aggressione da parte dei tre uomini, che manca completamente. Nella villa non è stato trovato alcun segno di effrazione e sul tavolo della cucina c’era il portafogli della cinquantenne, con oltre 300 euro dentro e le carte di credito. Portafogli che il giorno dopo era ancora al suo posto.
Anche la circostanza che i tre avrebbero provato ad annegare sia lei che Giuseppina, come ha raccontato la cinquantatreenne al 118, mettendole con la testa dentro al lavandino, non corrisponde a quanto rilevato dai carabinieri: il letto sul quale Benedetta ha poi dormito era completamente asciutto.
Incastrata da sette impronte
Sono sette le impronte digitali su 21 ritenute utili dagli investigatori. Sette impronte che sono state rilevate nella stanze dove è avvenuta l’aggressione. In attesa che il Ris depositi i risultati delle analisi del Dna sulla pelle che è stata trovata sotto le unghie di Giuseppina De Francesco, ad incastrare Benedetta sarebbero proprio queste sette impronte. Tutte appartenenti alla donna.
«Il quadro indiziario è indubbiamente grave e non equivoco e consente di poter formulare un giudizio di qualificata probabilità quanto alla responsabilità dell’indagata in ordine al reato a lei provvisoriamente contestato – scrive il giudice Marco Mezzaluna nell’ordinanza – che pertanto raggiunge la soglia di rilevanza per l’emissione della misura cautelare richiesta dal pm».
Ad oggi, insomma, non c’è alcun riscontro che nella villa siano entrate tre persone: non ci sono segni di effrazione a porte e finestre, non ci sono impronte di mani, di scarpe o guanti sulle superfici sporche di sangue e gli unici 7 frammenti papillari appartengono a Benedetta Marzocchi. Nessuno, tra l’altro, sapeva che al primo piano della villa c’era Giuseppina che stava dormendo. E anche nel caso in cui si fosse trattato di un’aggressione da parte di estranei, perché uccidere Giuseppina e lasciare viva l’unica testimone, ovvero Benedetta?
Resta in carcere: c’è pericolo che uccida ancora
Difesa dagli avvocati Enrico De Martino e Giulia Zani, Benedetta Marzocchi al momento resta in carcere sotto osservazione psichiatrica. Dalla relazione dei medici del Misericordia, non è possibile al momento stabilire se la cinquantenne fosse in grado di intendere e volere, quando ha ucciso sua madre. Lo dovrà stabilire la perizia psichiatrica che sarà disposta all’udienza di incidente probatorio.
Per il momento la donna resta quindi a Sollicciano. Di professione artista, animalista e ambientalista convinta, Benedetta Marzocchi è stata assolta per vizio totale di mente dovuto a uno scompenso psicotico acuto quando, la notte di Natale del 2012, danneggiò la chiesa di Istia d’Ombrone e aggredì il personale delle volanti intervenuto per fermarla, al grido «Satana, satana».
Nel 2022, nella villa di Punta Ala, intervennero i carabinieri, chiamati da un vicino: la donna urlava, ma, all’arrivo dei militari, prese un bastone di ferro e si mise a colpire la ringhiera, prima di scagliarsi contro i carabinieri prendendoli a pugni e a calci.
«Si può desumere – scrive il giudice – che abbia una certa tendenza ciclica a perdere il controllo, con una preoccupante propensione a comportamenti violenti ed aggressivi verso terzi. È innegabile che la donna soffra di problematiche psichiatriche per le quali è stata sottoposta in passato a trattamenti terapeutici».
Trattamenti che l’aiutano a stare meglio: per questo l’avvocato De Martino ha chiesto e ottenuto che Benedetta potesse proseguire il percorso terapeutico iniziato in Psichiatria a Grosseto. Percorso che al momento sta seguendo nel carcere di Sollicciano. «Prevale l’esigenza di tutelare la collettività dal concreto ed attuale pericolo che ove lasciata libera – scrive ancora il giudice – e soprattutto senza adeguata assistenza medica e farmacologica, l’indagata reiteri condotte verso i terzi che possono avere esiti drammatici come purtroppo accaduto con la madre».
LEGGI ANCHE:
Omicidio di Istia, Benedetta resta in carcere
Omicidio di Istia, il padre della donna fuori dal carcere
Omicidio di Istia, nessuna traccia di ladri nella villa
Istia, la figlia Benedetta indagata per omicidio volontario. Va in carcere
Tracce di pelle sotto le unghie di Giuseppina
Omicidio, finiti gli esami, la salma di Pina restituita alla famiglia
Omicidio di Istia, Giuseppina ammazzata di botte. L’autopsia
Omicidio, quanti misteri: aggressione o lite. I punti fermi
Omicidio, la figlia in ospedale: «Aggredita da uomini incappucciati»
Omicidio, i Ris tornano nella villa. Il figlio: «Una giustizia divina»
Omicidio di Istia, la figlia: «Sono stata aggredita»
Omicidio di Istia, il dramma di un’intera famiglia
Autore
-
Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
Visualizza tutti gli articoli