ISTIA D’OMBRONE. L’ultima immagine che avrebbe visto Giuseppina De Francesco nella sua villa di Istia d’Ombrone, la notte dell’8 giugno, sarebbe stata quella di sua figlia Benedetta, da venerdì 23 giugno rinchiusa nel carcere di Sollicciano, a Firenze, sotto osservazione psichiatrica.
Avrebbe visto la donna che aveva messo al mondo cinquant’anni fa, seduta sopra di lei, mentre la picchiava, mentre la colpiva fino ad ucciderla. Avrebbe visto gli occhi della donna che probabilmente non ha riconosciuto in quei terribili momenti. Occhi che nella sua vita, probabilmente, non aveva mai visto nonostante appartenessero al suo bene più grande, sua figlia.
È questa l’immagine che arriva, insopportabile come un cazzotto nello stomaco, dalle indagini del nucleo investigativo dei carabinieri di Grosseto, che hanno spinto il sostituto procuratore Giampaolo Melchionna a iscrivere il nome di Benedetta Marzocchi nel registro degli indagati e a disporne il fermo.
La cinquantenne è accusata di omicidio volontario aggravato e martedì 27 giugno sarà interrogata dal giudice per le indagini preliminari Marco Mezzaluna: potrà spiegare che cosa abbia scatenato quella furia. Perché tra i pochi punti fermi, ce n’é uno, quello che è emerso dall’autopsia sul corpo di Pinuccia: la sua morte è stata provocata non da una lesione principale, ma dai colpi scaricati addosso alla donna. Su tutto il corpo.
Pinuccia pestata a sangue, Benedetta appena ferita
In attesa che arrivino i risultati degli accertamenti tecnici dell’equipe medico legale e del Ris dei carabinieri, le prime risposte alla domanda che è passata per la testa di tutti gli abitanti d’Istia d’Ombrone – ovvero chi avesse ucciso l’ex insegnante di 76 anni nella sua villa, moglie del notaio Alessandro “Duccio” Marzocchi – sono arrivate dalla comparazione delle parole di Benedetta con i segni trovati addosso alle due donne.
La cinquantenne, soccorsa dal 118 la mattina dell’8 giugno, aveva detto che due uomini incappucciati erano entrati nella villa di via della Circonvallazione. E che qui avevano aggredito le due donne, per rapinarle. Ma perché due rapinatori si sarebbero accaniti sull’anziana, ferendo solo lievemente la figlia. benedetta Marzocchi, quando è stata portata e visitata al pronto soccorso dell’ospedale Misericordia di Grosseto, la mattina dell’8 giugno, era sotto choc. Ma le ferite che aveva riportato erano lievissime. Qualche graffio, sulle braccia e sulle gambe. Poco altro. Segni incompatibili con un’aggressione, come quella che ha ucciso la settantaseienne.
Nessuna traccia di estranei nella villa
Ci sono poi i risultati del sopralluogo dei carabinieri di Grosseto, che insieme ai colleghi del Ris di Roma sono tornati più volte nella villa. Dove non sono state trovate tracce della presenza di terze persone, di estranei, nelle stanze dov’è avvenuta l’aggressione. I carabinieri, oltre alla pelle trovata sotto le unghie di Pinuccia, hanno rilevato anche le impronte digitali nell’abitazione, concentrandosi in special modo nelle stanze dov’è avvenuta l’aggressione.
I risultati arriveranno non prima di qualche settimana. Al momento, gli indizi maggiori che hanno spinto il sostituto procuratore a iscrivere nel registro degli indagati Benedetta Marzocchi, sono le relazioni medico legali: i risultati dell’autopsia fatta sul corpo di Giuseppina De Francesco ed il referto del pronto soccorso. Benedetta aveva spiegato infatti che lei e sua madre erano state picchiate, aggredite da due uomini incappucciati. Ma le lesioni sono diverse.
Impossibile, stando alla ricostruzione fatta finora dalla Procura, che Giuseppina e Benedetta siano state aggredite da due estranei. Dalla villa, poi, non sarebbe sparito nulla.
I problemi di salute della figlia accusata di omicidio
Benedetta, difesa dall’avvocato Enrico De Martino del foro di Siena, venerdì è stata trasferita dall’ospedale di Grosseto, dov’è stata sentita dal pm, al carcere di Sollicciano, dove sta proseguendo le cure cominciate nel reparto di Psichiatria del Misericordia.
La donna da tempo soffrirebbe di disturbi psichici: nel 2012, la notte di Natale, entrò nella chiesa del Santissimo crocifisso e, dopo essere passata attraverso la vetrata in frantumi e dopo essersi tagliata, devastò gli arredi, compreso un crocifisso del 1600, prima di scagliarsi, completamente ricoperta di sangue, contro gli agenti delle volanti. Anche allora, fu ricoverata in psichiatria.
Dopo quell’episodio, la famiglia si trasferì a Milano. Ma Benedetta qualche tempo fa ha deciso di tornare a Istia d’Ombrone, per occuparsi dei terreni della famiglia. In quella villa dalla quale non usciva quasi mai. La villa nella quale avrebbe tolto la vita alla donna che l’aveva messa al mondo, alla donna che per tutta la vita l’ha amata più di ogni altro.
Fondamentale sarà ora capire se Benedetta, quando ha ucciso sua madre – come sostiene il pm Melchionna – sia stata lucida e consapevole di cosa stesse facendo o se invece la sua mente le stava facendo vedere scene di un film completamente differente dalla terribile realtà che si è spalancata sotto gli occhi dei soccorritori la mattina dell’8 giugno. Quando Pinuccia è stata trovata morta nell’anticamera della sua villa, in un lago di sangue.
LEGGI ANCHE:
Istia, la figlia Benedetta indagata per omicidio volontario. Va in carcere
Tracce di pelle sotto le unghie di Giuseppina
Omicidio, finiti gli esami, la salma di Pina restituita alla famiglia
Omicidio di Istia, Giuseppina ammazzata di botte. L’autopsia
Omicidio, quanti misteri: aggressione o lite. I punti fermi
Omicidio, la figlia in ospedale: «Aggredita da uomini incappucciati»
Omicidio, i Ris tornano nella villa. Il figlio: «Una giustizia divina»
Omicidio di Istia, la figlia: «Sono stata aggredita»
Omicidio di Istia, il dramma di un’intera famiglia
Autore
-
Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
Visualizza tutti gli articoli