ARCIDOSSO. Da più di vent’anni dichiara la sua innocenza. Non ha mai smesso di farlo, né nelle aule (tante) di tribunale nelle quali è entrato, tra processi, appelli, richieste di revisione, impugnazioni e nemmeno sul gruppo di Facebook che ha chiamato proprio “Francesco Innocenti, un innocente in carcere”.
L’ex imprenditore arcidossino condannato all’ergastolo per l’omicidio del commercialista Ausonio Coli, avvenuto nel suo studio in via Gramsci a Grosseto l’8 marzo 2004, ci riprova. Questa volta con una richiesta di incidente probatorio sulla quale dovrà decidere la Corte d’assise di Grosseto, come ha stabilito l’ultima sentenza della sezione penale della Corte di Cassazione presieduta dal giudice Alfredo Guardiano, relatore Pierangelo Cirillo.
La sostituta procuratrice generale Antonietta Picardi aveva chiesto di dichiarare inammissibile il ricorso.
L’omicidio del commercialista
Francesco Innocenti, oggi 63enne, sta scontando l’ergastolo nel carcere di Volterra, dove lavora in una cooperativa. Era stato arrestato dalla polizia l’8 marzo 2004, con l’accusa di aver ucciso il commercialista Ausonio Coli.
Coli era stato nominato curatore del fallimento dell’azienda di famiglia. Fallimento che era stato contestato al padre dell’imprenditore ma che, dopo la sua morte, il commercialista aveva chiesto fosse esteso anche al figlio. L’istanza era stata accolta dal tribunale e, secondo la sentenza di primo grado del tribunale di Grosseto, era stato proprio questo il motivo che aveva armato la mano del sessantatreenne.
La sentenza di condanna all’ergastolo era stata emessa il 6 marzo 2006 ed era diventata irrevocabile il 14 marzo 2008.
Coli, secondo la ricostruzione del tribunale di Grosseto, era stato ucciso tra le 13.30 e le 13.40 nel suo studio. Sulla scrivania aveva proprio il fascicolo del “fallimento Innocenti” e a casa dell’imprenditore arcidossino fu trovata una Smith & Wesson 38 compatibile con i tre proiettili estratti dal corpo del professionista e con quelli che si erano conficcati nel muro dietro alla sua scrivania.
Sottoposto al tampone stub, l’esito era stato positivo.
Le analisi, le testimonianze, l’ora del delitto: chieste nuove analisi
Difeso dall’avvocato Stefano Giorgio di Roma, Innocenti si è rivolto di nuovo alla Corte di Cassazione, questa volta per presentare ricorso contro la decisione della Corte d’appello di Genova che aveva respinto la sua richiesta di procedere con nuove analisi.
Nuove analisi, a partire proprio dallo stub. «Da una ricerca fatta su Google – sostiene Innocenti – è possibile apprendere che “il limite massimo di permanenza dei residui dello sparo sulle mani di persone che non si sono lavate è intorno alle quattro ore”». Innocenti fu sottoposto all’esame intorno alle 21. «L’esito positivo – si legge ancora nella sentenza – sarebbe dovuto a una contaminazione avvenuta all’interno dell’auto della polizia».
C’è poi la questione della testimonianza della donna che aveva sentito gli spari: «tre, due con un rumore più forte, uno più debole». Nell’ufficio, i proiettili trovati furono sei. Da qui la richiesta di riprodurre nello studio che fu del commercialista e di fronte alla stessa testimone, la sequenza di colpi sparati con la Smith& Wesson. Innocenti ha sempre sostenuto che chi aveva sparato al commercialista, lo aveva fatto con un’arma munita di silenziatore.
Infine, l’orario: la stessa testimone ha sempre sostenuto di aver udito gli spari quando la sua collega era uscita dall’ufficio per andare a prendere il figlio a scuola. Era arrivata alle 13.55 e aveva impiegato circa 20 minuti. La difesa dell’uomo aveva già fatto una prova, sostenendo che quel tragitto si poteva coprire in 13 minuti. Quindi, la donna sarebbe uscita dallo studio quando Innocenti era già lontano.
Decide la Corte d’assise di Grosseto
Richieste, quelle di Innocenti, sulle quali la Corte di Cassazione non entra nel merito: ma che rimanda alla Corte d’assise di Grosseto che dovrà decidere se ammettere un nuovo incidente probatorio o meno. Incidente probatorio che aprirebbe la strada alla revisione del processo, che fino a oggi è stata negata.
Richieste che, se da una parte saranno valutate dai giudici, dall’altra riaprono una ferita per i familiari di Ausonio Coli che non si è mai rimarginata. Mai per la mamma e la sorella Claudia (assistite dall’avvocato Riccardo Lottini), mai per la moglie Silvana Gonnelli e la figlia Angela (assistite dall’avvocato Marco Fanti).
A 20 anni di distanza da quel giorno, l’8 marzo 2024, l’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Grosseto, ha intitolato a suo nome la sala riunioni della nuova sede. Per non dimenticare, come aveva detto qualche mese prima Umberto Ambrosoli, il figlio di Giorgio, liquidatore della Banca Privata Italiana ucciso a Milano nel 1979, «uno degli eroi dimenticati che ha pagato con la vita il proprio senso del dovere». L’eroe al quale l’avvocato si riferiva sulle pagine del Corriere della Sera, era proprio Ausonio Coli.
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Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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