GROSSETO. Il Cemivet (Centro militare veterinario), ente alle dipendenze del Comando logistico dell’Esercito, è un pezzo di storia militare e produttiva oramai radicato nella Maremma, che dall’entrata in via Castiglionese, poco lontano da Grosseto, si estende per oltre 500 ettari nella pianura maremmana.
Le sue origini, come illustra il comandante del centro, il colonnello Mario Piero Marchisio: «Risalgono alla costituzione, nel 1865, del “Deposito Allevamento Cavalli” di Grosseto. Il suo compito era assicurare il rifornimento di cavalli ai reggimenti di cavalleria del giovanissimo Esercito italiano (nato appena 4 anni prima).
Quello che era in realtà un deposito nato in via sperimentale, ebbe pieno successo e nel 1870 Vittorio Emanuele II, con Regio Decreto, ne sancì la definitiva costituzione».
Il cambio di denominazione rispecchia l’evoluzione della missione del centro: «Che negli anni venti del novecento – racconta il colonnello Marchisio – ha affiancato alla gestione dei cavalli anche la funzione di centro rifornimento muli. Questo fino alla fine degli anni ottanta del 1900. Dagli anni 1970 alla fine del secolo scorso si è distinto anche per quanto riguarda la produzione ed il rifornimento di cani da guardia, di razza pastore tedesco, a tutta la Forza Armata».
Oggi le principali attività del Cemivet sono l’approvvigionamento, la produzione, l’ammansimento, il primo addestramento e il rifornimento di cavalli e di cani per le esigenze della Forza Armata attraverso il lavoro svolto dal reparto ippico e dal gruppo cinofilo.
Il gruppo cinofilo si occupa della formazione di cani per la lotta agli ordigni esplosivi nei principali teatri operativi dove le Forze Armate italiane sono chiamate ad operare, e questo anno saranno festeggiati i 20 anni dall’istituzione di questo gruppo cinofilo, nato appunto il 1° luglio 2002.
L’addestramento dei cani
Il primo impiego operativo (documentato) dei cani dell’Esercito Italiano risale alla guerra italo-turca del 1911-1912. Vennero impiegati con funzioni di collegamento (scambio di messaggi), servizi di guardia, e ci sono foto dell’epoca che dimostrano che già allora venivano impiegati per cecare armi occultate, e per il trasporto su slitte per munizioni e cibo.
Durante la prima guerra mondiale furono per certo impiegati come guida per la ricerca dei feriti sul campo di battaglia, soprattutto per quelli che si nascondevano dalla vista degli avversari, e che rimanevano occultati anche agli occhi dei barellieri.
Il progetto di addestramento dei cani quindi, ha una lunga storia, e quello dei pastori tedeschi all’interno del Cemivet, è fin dalle origini incentrato sullo sviluppo delle loro capacità, che vengono addestrati ad oggi per la ricerca di mine, di esplosivi, e per l’individuazione di persone.
Vengono così sviluppate principalmente tre classi di addestramento specifiche, i cosiddetti “Mine detection dog”, ovvero i cani addestrati a rilevare gli ordigni interrati, gli “Explosive detection dog” addestrati alla ricerca e ritrovamento degli esplosivi posti al di sopra della superficie e i “Patrol explosive detection dog”: quei cani addetti alla ricerca sia di persone che di esplosivi presenti al di sopra del livello del suolo.
Il tenente colonnello Livio Termite, comandante del gruppo cinofilo dell’Esercito italiano, assieme al colonnello Mario Piero Marchisio ci tiene a sottolineare che: «Tra il cane e il suo conducente si instaura, un rapporto profondo, che sta alla base di tutto L’addestramento è una attività che facciamo senza strumenti di coercizione, ogni attività di addestramento si basa sul gioco. ».
Il cibo, ad esempio, premio per ogni attività di gioco, tenuto nelle mani dell’addestratore soprattutto nelle prime fasi di addestramento, insegna a instaurare un rapporto visivo cane-guida. Portandosi le mani in direzione del viso, l’addestratore agevola il cane in questo contatto, utile poi in quelle che saranno le fasi di ricerca su campo.
Il Cemivet è riuscito inoltre a rendersi autosufficiente per quanto riguarda le nuove generazioni di cuccioli, prima erano costretti a comprarli per avere un giusto numero da destinare all’addestramento, adesso invece hanno un reparto nursery tramite il quale riescono ad approvvigionare per intero il loro fabbisogno.
«Grazie all’i interazione tra la componente allevatoriale, veterinaria e quella militare, il centro ha raggiunto alti standard qualitativi – afferma il comandante Marchisio -. Abbiamo selezionato linee di sangue, dando il via appunto a un allevamento interno tutto nostro. Accanto a questo abbiamo affiancato tra loro varie figure professionali: con veterinario, veterinario comportamentalista e addestratore, l’unione di queste competenze è riuscita ad affinare le nostre capacità».
L’Esercito è attivo anche nel continuo studio sul benessere animale. Il suolo dei box nella sezione nursery per esempio, è fatto da una lega di materiale pneumatico riciclato, fornito da una azienda che lo ha installato in via sperimentale.
I cuccioli
I cuccioli vengono seguiti ancor prima che nascano, studiando le varie fasi della gestazione, e l’addestramento parte dalla nascita, ovviamente sempre come gioco. «Il tutto condotto dal personale dell’esercito che dimostra un grande spirito di abnegazione e una grande passione, non esiste vacanza o weekend. Il personale convolto in queste attività svolge il proprio lavoro con passione e spirito di sacrificio. Si tratta di persone davvero speciali e non finirò mai di ringraziarli abbastanza; se possiamo contare su questa bella realtà è soprattutto merito loro» sottolinea il colonnello Marchisio.
La genitrice durante la gestazione, viene tenuta in zona controllata, isolata da rumori molesti e mandata fuori dal box in zona riservata. Nella nursery viene monitorata l’attività con temperature e telecamere, sia nei circa 60 giorni di gestazione sia dopo il parto, anche per evitare comportamenti anomali.
Dalla nascita, in ogni fase di accrescimento, i cani vengono selezionati in base alle loro caratteristiche, le componenti di predazione e controllo devono essere bilanciate.
Ogni esemplare deve essere in grado di portare le proprie attività a compimento in maniera efficiente, non cedendo ad eventuali fasi di stress, dimostrando di avere la tempra giusta, per dare una risposta immediata sul campo.
Altro fattore non da meno è l’abbinamento addestratore-cane. Un binomio che è indice di qualità del risultato. Ogni cane viene assegnato al proprio addestratore in base alle qualità di entrambi, creando un legame che valorizza al meglio, attraverso le affinità, entrambe le identità.
I cuccioli, curiosi e giocherelloni, come già detto, vengono addestrati già da subito anche a sopportare rumori forti durante ad esempio i momenti del pasto, così che non provino stress e non si spaventino in futuro. Saranno destinati al proprio addestratore già dai primi mesi di vita, molti poi rimangono affezionati al proprio cane, e una volta che l’animale va in pensione, se lo portano a casa.
Ennesima dimostrazione di quanto questo lavoro significhi sia per il cane che per l’uomo: al Cemivet come colleghi, ma anche come grandi amici.
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Nato a Grosseto, pare abbia scelto quasi da subito di fare l’astronauta, poi qualcosa deve essere cambiato. Pallino fisso, invece, è sempre rimasto quello della scrittura. In redazione mi hanno offerto una sedia che a volte assomiglia all’Apollo 11. Qui scrivo, e scopro. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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