GROSSETO. La campagna pubblicitaria contro i maleducati che parcheggiano negli stalli per disabili continua a suscitare malumori. Il messaggio “Non fare la fava” inviato dal Comune a chi parcheggia nei posti per le persone disabili o negli stalli rosa, quelli riservati alle donne incinta, non è piaciuto a un’insegnate di una scuola superiore di Grosseto. che si è trovata di fronte il cartello della campagna, proprio alla Cittadella dello studente. Laddove, dice, non ci sono gli stalli per le persone disabili.
La protesta dell’insegnante
Insegnante di ruolo nelle scuole superiori di Grosseto dall’anno 2001, Laura Ciampini si dice indignata per quello che sta accadendo in questi giorni in città, dove ha debuttato la campagna pubblicitaria del Comune.
«Qualche giorno fa, uscendo da lavoro, ho visto appeso sulle pareti della mia scuola un manifesto gigantesco, quello della fava. Dallo sgomento alla rabbia il passo è stato inevitabile – scrive – Giusto nella giornata internazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, che in tutto il mondo si celebra il 7 febbraio per sensibilizzare i ragazzi contro ogni forma di discriminazione, vedo vanificare tutti gli sforzi compiuti dagli insegnanti per far crescere gli alunni nel rispetto degli altri. Questo perché un aspetto tanto importante come la tutela degli alunni diversamente abili è stato abbassato a un linguaggio becero e volgare. Penso adesso ai miei studenti e studentesse che hanno questo cognome, quanto si debbano sentire mortificati, perché questa espressione provoca inevitabilmente una presa in giro. Perché sfocia nell’ offensività. Nemmeno una locandina del Vernacoliere sarebbe arrivata a tanto».
Perso il valore educativo
«Sembra una bravata di un manipolo di incompetenti, non il risultato di professionisti della comunicazione – aggiunge la prof. – Si è perso completamente il significato educativo, anche se la scritta afferma che si tratti di una “campagna di sensibilizzazione”. Infatti la parola chiave scelta, non ha alcuna attinenza con le tematiche di una pubblicità progresso. Perché nel gergo toscano la fava designa inequivocabilmente il sesso maschile, come lascia intravedere il personaggio disegnato -indubbiamente un uomo- di cui emerge solo il cranio pelato (che evidentemente allude all’accezione dialettale più volgare del termine fava) e con un peduncolo tra le gambe, di cui c’è poco da spiegare».
La prof. lo spiega chiaramente: «Il termine “fava” nel nostro linguaggio ha due significati. Nell’offesa più grave è un’ingiuria, rivolta a qualcuno che deliberatamente compie una violazione alla norma con il proposito di arrecare danno – dice – Nella seconda si riferisce ad una persona sciocca. Un linguaggio sessista e gergale che mai ci saremmo aspettati in un manifesto educativo».
Quindi, se la interpretiamo nel senso di offesa si legittima il fatto di rivolgersi con termini ingiuriosi nei confronti di chi commette un reato. «E questo non è istruttivo – dice – Se poi la vogliamo intendere come espressione ironica è ugualmente diseducativa perché induce a pensare che prendere arbitrariamente il posto riservato ad una categoria protetta sia una azione da stolti…. Ed invece è un reato da punire severamente. Con questa immagine si rischia di minimizzare un argomento cruciale. Chi parcheggia negli stalli riservati non è uno sciocco, ma un delinquente, perché ruba qualcosa che non gli appartiene. Perché lo fa consapevolmente, con la scusa che tanto rimane “solo un minuto”».
A repentaglio gli sforzi delle associazioni
Laura Ciampini va oltre la semantica della parola utilizzata dal Comune nella campagna contro i furbetti del parcheggio. «Non solo con questa campagna si mettono a repentaglio gli insegnamenti di educazione civica che, ma anche gli sforzi di tutte le categorie che si impegnano quotidianamente nella tutela dei diritti umani – dice ancora – Come non ricordare ad esempio la tenacia con cui Lorella Ronconi combatte la sua battaglia contro questi prepotenti, con un linguaggio rispettoso, con la poesia, con il cinema, in una parola con la cultura. E’ di cultura che questa amministrazione è evidentemente carente. Questo tipo di linguaggio è da sanzionare, mentre -invece- nella nostra città sono state penalizzate professioniste di tutto rispetto, colpevoli -con un asterisco- di aver allargato la platea del genere, azione legittima e non lesiva di alcun diritto».
«Soldi spesi senza pensare alla collettività»
La campagna è costata al Comune. E quei soldi – ne è convinta la prof. – dovevano essere spesi in altro modo. «Per questa campagna si sono spesi migliaia di euro – dice – Quei soldi potevano servire a importanti infrastrutture che mancano nella nostra città. Davanti all’ingresso della mia scuola non c’è lo stallo di sosta per invalidi, ma solo il parcheggio rosa, quotidianamente occupato dal primo che arriva, senza controllo. E non è un caso isolato. Basta osservare la situazione della Cittadella dello studente, dove ogni giorno si muovono migliaia di persone. È difficile per chiunque percorrere i marciapiedi dissestati e occupati dalle piante, ogni attraversamento pedonale sulle strisce è reso difficoltoso dai marciapiedi, perché non sono stati realizzati gli scivoli».
Mancano poi le vie ciclabili, le rastrelliere per le biciclette, e molto altro. «In conclusione, è una situazione vergognosa – dice – Penso che le vignette si possano mandare senz’altro al Vernacoliere e che alla comunità dovrebbero essere restituiti i soldi per fare le multe ai trasgressori, per eliminare barriere e per fare parcheggi per le categorie protette».
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