ISOLA DEL GIGLIO. Aveva chiesto (e non ottenuto) la revisione del processo. Per questo era rimasto in carcere ma già dal 2022 godeva del permesso di uscire per lavorare. Ora l’ex comandante della Costa Concordia Francesco Schettino, ha chiesto di poter accedere al regime di semilibertà.
La richiesta 13 anni dopo la tragedia
Sono passati da pochi giorni – era il 13 gennaio 2012 – 13 anni dalla tragedia che ha segnato per sempre non soltanto l’isola del Giglio e la Maremma, ma anche la storia della marineria italiana. Con la più grande tragedia mai successa in mare. Trentadue le vittime, centinaia i feriti.
Francesco Schettino, nel 2017 fu condannato in via definitiva: la sentenza del tribunale di Grosseto aveva retto fino alla Cassazione. L’ex comandante di Meta di Sorrento, si presentò da solo a Rebibbia. Da allora, in carcere, ha sempre rigato diritto. E oggi chiede la semilibert, dopo aver cominciato, già dal 2022, a lavorare.
Condannato in via definitiva a 16 anni di carcere, Schettino ha maturato il termine che gli consente di accedere a misure alternative al carcere avendo già scontato oltre metà della pena. L’udienza si terrà il 4 marzo ma per la decisione dei giudici, probabilmente, ci sarà da aspettare qualche giorno.
Il lavoro in carcere sui documenti della strage di Ustica e del caso Moro
L’ex comandante della Costa Concordia, già tre anni fa aveva ottenuto la possibilità di lavorare in carcere. E il compito che gli era stato affidato riguardava altre due tragedie che hanno segnato l’Italia: digitalizzare i documenti della strage di Ustica e dell’omicidio di Aldo Moro.
Compito che Schettino ha assolto. Da qualche tempo, beneficia di 45 giorni all’anno di permessi, ottenuti grazie alla condotta mantenuta in carcere.
