ISOLA DEL GIGLIO. Sull’isola pochi sanno che età avesse, ancora meno ne sanno sul suo nome, approssimativi anche i dati sulla sua provenienza. Sicuro, invece, è l’affetto sconfinato che i turisti e i residenti in questi anni hanno riservato a Pareo. Da decenni era il principale (se non l’unico, spesso) venditore ambulante dell’isola. Nessuno si è mai fatto troppe domande sulle sue generalità anagrafiche, tutti gli hanno semplicemente voluto bene.
Negli ultimi giorni anche i gestori dei locali che si affacciano sulla spiaggia lo avevano visto provato. Dopo un ricovero all’ospedale Misericordia di Grosseto, purtroppo, le sue condizioni devono essere peggiorate e non ce l’ha fatta. Gli isolani, saputo della sua morte, hanno mandato anche via social media numerosi messaggi in suo ricordo.
«Pareo, pareo, pareo»
Pareo proveniva probabilmente dal continente asiatico, c’è chi dice Pakistan, chi India, chi Nepal, chi altro. Si era guadagnato il suo nomignolo dopo i primi mesi di permanenza sull’isola del Giglio, dove approdava a fine maggio e ripartiva solitamente a fine settembre. Tra le sue tecniche di vendita più usate c’era, appunto, il classico slogan di richiamo cantato con voce baritonale «Pareo, pareo, pareo». L’inconfondibile timbro era divenuto oramai un simbolo delle estati gigliesi, praticamente impossibile non utilizzarlo anche per identificarlo.
«Quando faceva i suoi richiami, risuonavano su tutta la spiaggia – ricorda Stefano Feri, titolare dell’Hotel Campese – Oramai ci eravamo abituati, un po’ come ci si abitua alle onde del mare. Tutti lo chiamavano Pareo, nessuno forse sa il suo nome vero. Era oramai un simbolo della spiaggia e dell’isola, sono tanti anche i turisti che tornando lo ritrovavano e con lui scambiavano parole e scherzi. Amava scherzare, ci siamo fatti tante risate insieme. E ne ha fatte altrettante anche con gli altri ospiti del Giglio».
Sorriso e battuta pronta, presenza fissa nelle estati gigliesi
Pareo rimarrà impresso sia per la battuta pronta che per il suo modo di vendere decisamente originale. «Aveva un modo tutto suo di proporre gli articoli – ricorda Feri – Va innanzitutto detto che non era mai invadente e sempre molto gentile con tutti ma, oltre a questo, quando passava sulla spiaggia difficilmente faceva pubblicità diretta degli articoli che aveva. Quando aveva vestiti e bigiotteria nella borsa, poteva benissimo gridare “Melanzane, cetrioli, peperoncini…”».
Insomma, l’ironia e l’estro non gli sono mai mancati. «Negli anni si era integrato sempre di più – dice Feri – anche con i gestori dei locali c’era un ottimo rapporto. Capitava di farci video insieme, o con altri amici, dove scherzavamo insieme a lui. Pareo era ed è nel cuore di tante persone e chi ha frequentato l’isola negli ultimi 30 anni non può non ricordarselo. Adesso che sappiamo che non tornerà, ci mancherà anche di più».
Mancherà a tutta l’isola del Giglio. Pareo, una persona che arrivava da un luogo sconosciuto e lontanissimo ma che negli anni è stata una delle più vicine alle anime dell’isola.
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Nato a Grosseto, pare abbia scelto quasi da subito di fare l’astronauta, poi qualcosa deve essere cambiato. Pallino fisso, invece, è sempre rimasto quello della scrittura. In redazione mi hanno offerto una sedia che a volte assomiglia all’Apollo 11. Qui scrivo, e scopro. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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