GROSSETO. Ci sono 3 casi di morte, all’ospedale di Grosseto, per una rara malattia, dall’inizio dell’anno a ora.
Le cause sarebbero riconducibili al temibile morbo di Creutzfeldt-Jakob (CJD) la cui variante MCJv è diventata tristemente famosa come “morbo della mucca pazza“, dalla metà degli anni ’90.
Nei casi di CJD che si sono verificati in Maremma, di cui uno sospetto ma non accertato con l’autopsia, uno accertato e uno in corso di accertamento in un laboratorio altamente specializzato a Bologna, non si tratterebbe di Bse (encefalopatia spongiforme bovina), la variante che si trasmetteva all’uomo attraverso il consumo di carne bovina infetta, ma con tutta probabilità di malattia di Creutzfeldt-Jakob sporadica.
Questa del resto è la forma più comune, benché molto rara, «la cui causa precisa non è chiara – scrive l‘Istituto superiore di sanità – con molti casi che si verificano in adulti tra 45 e 75 anni di età e i disturbi (sintomi) che si sviluppano tra i 65 e i 70 anni».
Le altre tre forme di malattia di Creutzfeldt-Jakob sono
- quella causata dal consumo di carne proveniente da bovini con l’encefalopatia spongiforme bovina, conosciuta come Bse o malattia della mucca pazza
- quella genetica, provocata da un’anomalia della proteina prionica cellulare trasmessa con il patrimonio genetico
- quella iatrogena, provocata accidentalmente da trattamenti medici
Nessun allarme “mucca pazza”
Negli ultimi 10 anni, in provincia di Grosseto, c’è stata solo una persona morta per questa patologia, anche in quel caso non nella variante Bse o “mucca pazza”, accertata dall’autopsia.
Nel 2022, sono tre: il primo paziente colpito da una malattia riconducibile al morbo di Creutzfeldt-Jakob, un 60enne grossetano, è deceduto a maggio all’ospedale Misericordia. In questo caso non è stata fatta l’autopsia per volontà della famiglia, ma i sospetti dei medici che potesse trattasi di un’encefalopatia causata da prioni sono molto alti.
Nel secondo caso, un’anziana donna di Grosseto, l’autopsia eseguita in un centro specializzato a Bologna, ha dato esito positivo per il morbo di Creutzfeldt-Jakob. Per il terzo, un uomo di 72 anni scomparso alcuni giorni fa, c’è attesa per i risultati dell’autopsia e degli esami.
Per tutti e tre difficile stabilire come si sia sviluppata la malattia e se ci sono fattori esterni, dato che la lunga incubazione richiederebbe un’indagine epidemiologica che va indietro di 20 anni. Praticamente impossibile.
In Maremma, allevamenti e carni supercontrollati
Oltre al fatto che sarebbe esclusa la variante “mucca pazza” sui casi di morte accertata per malattia di Creutzfeldt-Jakob, a spegnere sul nascere ogni possibile allarme sono anche i rigorosissimi controlli sugli allevamenti e sui ruminanti morti o macellati.
La normativa europea e italiana in materia è molto rigida è prevede la sorveglianza sulle carni per uso umano, sugli allevamenti e sulle carcasse di ruminanti.
«Dal 2000, una volta accertato che la Bse era provocata da mangimi per erbivori prodotti con scarti animali, è stato vietato il loro uso e sono stabilite regole per gli smaltimenti delle carcasse a temperature e pressione più alte, spiega Giorgio Briganti, direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asl sudest.
«Inoltre su tutti i ruminanti macellati o morti oltre un certo limite di età, da 20 anni a questa parte, il servizio di veterinaria dell’Asl esegue prelievi e invia i campioni all’Istituto zooprofilattico Lazio e Toscana. Questa variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob non è stata eradicata, non ci sono stati più casi e l’Italia è definito un Paese a bassa prevalenza. E, per quanto riguarda l’importazione, i controlli vengono fatti anche nel Paese che esporta, che comunque deve essere classificato a basso rischio.
Come Asl, in provincia di Grosseto, abbiamo un sistema di reperibilità h24, con 4 veterinari che ruotano in turno 7 giorni su 7 per fare la ricognizione e i prelievi sui ruminanti di cui è segnalata la morte e su tutti i capi macellati. Consideriamo che in Italia, quando esplose il problema della mucca pazza, furono decisamente pochi gli allevamenti che ebbero casi di Bse. In Toscana, 2 o 3, nessuno in Maremma», conclude Briganti.
—– L’autrice ——
Lina Senserini, 56 anni, redattrice di MaremmaOggi
Laurea in Lettere moderne, giornalista dal 1995. Dopo 20 anni di ufficio stampa e altre esperienze nel campo dell’informazione, sono tornata alle “origini” prima sulla carta stampata, poi sulle pagine di MaremmaOggi
Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana – #UniciComeLaMaremma
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Redattrice di MaremmaOggi. Laurea in Lettere moderne, giornalista dal 1995. Dopo 20 anni di ufficio stampa e altre esperienze nel campo dell’informazione, sono tornata alle "origini" prima sulla carta stampata, poi sulle pagine di MaremmaOggi. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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