GROSSETO. Per quasi tutta la mattinata di lunedì 22 luglio, il cellulare di Pasquale Nastro è rimasto occupato a lungo. Il suo, quello della segretaria, quello degli altri dipendenti dell’officina Nastro Auto di Braccagni, dove lavorava Doumbia Moussa, il 36enne della Costa d’Avorio morto mentre faceva il bagno nel fiume Bruna.
È stato il meccanico, domenica 21 luglio, a riconoscere il cadavere del suo dipendente. Di fronte alla salma di Ben, ha dovuto stringere i denti per affrontare un dolore insopportabile. «Ben per me era come un figlio – dice – era uno di famiglia». Lo era per Pasquale, lo era per i suoi tre figli. «I più grandi hanno 20 e 17 anni – racconta – Giocavano sempre a calcio insieme. Questa è una tragedia».
La raccolta di fondi per il rimpatrio della salma
Domenica 21 luglio, quando la notizia della morte di Doumbia ha raggiunto le persone che gli volevano bene, è scattata subito la gara di solidarietà per permettere alla salma del giovane di tornare a casa sua, in Costa d’Avorio.
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Il sogno di tornare a casa e l’esame per diventare cittadino
Ben, come lo chiamavano tutti a Grosseto, era in Italia da 10 anni e proprio in queste settimane si stava preparando per sostenere l’esame e prendere la cittadinanza.
Aveva vissuto anni a Livorno, dove lavorava in un negozio di cinesi. «Quando c’è stata la pandemia è stato licenziato – racconta Nastro – Una mattina è venuto alla mia officina e ha portato il curriculum alla segretaria. L’aveva colpita per la sua gentilezza, per il suo modo di fare e per la sua voglia di lavorare. L’ho chiamato per fare il colloquio, dopo due giorni l’ho assunto».
Il 36enne aveva lasciato in Costa d’Avorio la sua famiglia. E sognava di tornare là. «La madre, seguendo la tradizione della loro religione, gli aveva anche trovato una fidanzata che avrebbe sposato una volta tornato a casa – dice nastro – Qua aveva degli amici, ma era con noi che si sentiva famiglia».
Ogni giorno, quando Moussia si presentava al lavoro, aggiornava tutti sul suo progetto. «Con i soldi dello stipendio era riuscito a comprare un’officina nel suo Paese e anche una casa – dice il titolare dell’Autolines – Faceva stare bene sua madre, era molto attaccato alla sua famiglia. Negli ultimi giorni lo vedevo un po’ sottotono perché non vedeva l’ora di tornare a casa».
L’amore per il mare
Moussia, non solo lavorava con Pasquale. Qualche volta, si fermava a cena con il suo datore di lavoro, lo aiutava a lavorare l’orto, andava con lui in barca e con la moto d’acqua.
«Amava il mare – dice – quando lo portavo con me era sempre felicissimo. Ma soprattutto era un ragazzo bravissimo, molto educato, rispettoso. Non era uno sprovveduto e non era nemmeno uno smodato: non beveva, non assumeva sostanze». Domenica era con una ragazza a fare il bagno nel fiume Bruna. Aveva bevuto due birre. Quando i carabinieri sono arrivati, avvisati dal 118, la donna che era con lui ha fatto vedere ai militari i due vuoti.
L’ipotesi formulata è quella del malore. Forse una congestione. Il corpo di Moussia è stato trovato poco più avanti rispetto a dove era entrato in acqua. In un punto in cui il livello dell’acqua si alza. Il sostituto procuratore Giovanni De Marco ha disposto il trasporto della salma all’obitorio.
«Ancora non riesco a crederci – dice Pasquale Nastro – qui in officina siamo a lutto, per noi è un dolore davvero difficile da superare. Ben era uno di noi, era uno di famiglia. Non è possibile che sia successo tutto questo, non ha alcun senso».
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Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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