ISOLA DEL GIGLIO. Il mistero delle tre casse di monete antiche che sarebbero state nascoste in un garage all’Argentario, sembra ancora lontano dall’essere risolto. O almeno, ancora oggi non è possibile rispondere alla domanda se sia trattato di fantasia o se quel tesoro, sia mai finito nelle mani dell’imprenditore aretino scomparso in Albania e rispuntato proprio al largo di Montecristo. Dove l’uomo ha sempre sostenuto che fossero nascoste le casse contenenti il tesoro del conte.
Quelle che oggi sembrano essere certe, sono però alcune foto che Davide Pecorelli, indagato per ricettazione e multato dai carabinieri per la biodiversità di Follonica quando lo hanno sorpreso nell’area protetta a qualche miglio marino da Montecristo, su un gommone in balia delle onde, aveva scattato qualche tempo prima.
Le monete nei sacchi di iuta
Cinque o sei sacchi, pieni di monete antiche. O forse, pieni di falsi messi lì per accreditare una storia che però altro non è che una fantasia. L’imprenditore scomparso in Albania, dove sarebbe rimasto 9 mesi facendosi credere morto ha sempre sostenuto di sapere dove fossero state sepolte le tre casse di monete rubate nel 2019 a Sovana. Dopo quei mesi di assenza ricomparve al largo di Montecristo in balia delle onde e venne recuperato lo scorso settembre dai carabinieri mentre stava cercando di raggiungere l’isola per andare a scavare e trovare il tesoro.
Monete che sarebbero state sull’isola e che l’uomo avrebbe voluto portare via con sé su quel gommone con il quale stava cercando di raggiungere Montecristo. 496 chili di monete d’oro che sarebbero state sepolte in tre diverse zone dell’isola: a Cala della Fortezza ci sarebbe stata quella che Pecorelli indica come la cassa 1, a Cala Corfù, la cassa 2 e a Cala Maestra, la cassa 3. Punti che l’uomo aveva tracciato su una mappa turistica che è stata trovata e sequestrata dai carabinieri nella camera d’albergo all’isola del Giglio dove aveva pernottato, sotto falso nome. Prima di noleggiare un gommone e tentare di arrivare, appunto, a Montecristo.
Una volta recuperato il tesoro, Pecorelli avrebbe avuto appuntamento con un esperto di numismatica di Firenze, probabilmente per stabilire l’esatto valore del tesoro e tentare di venderlo. E per nasconderlo, avrebbe preso in affitto un garage a Porto Santo Stefano.
Quando i carabinieri della biodiversità hanno trovato Pecorelli in balia delle onde, al largo di Montecristo e lo hanno recuperato, l’uomo ha detto di trovarsi lì per cercare il tesoro di San Mamiliano, rubato nel 2019, che avrebbe un valore di circa 400.000 euro. Indagato per ricettazione e sostituzione di persona, la sostituta procuratrice Anna Pensabene, che sta coordinando le indagini dei carabinieri, dispose subito una perquisizione nella camera d’albergo dell’uomo, all’isola del Giglio: i carabinieri trovarono e sequestrarono sia le mappe di Montecristo che alcuni fogli sui quali aveva riportato la lista delle monete contenute nelle casse, una sorta di inventario del tesoro e la copia di una chiave con una targhetta dove c’era scritto garage di Porto Santo Stefano, oltre a una copia della “Divina Commedia”.
Interrogato il 12 ottobre nella caserma di Porto Santo Stefano, Pecorelli decise di non rispondere alle domande dei carabinieri e non disse quindi quale garage avrebbe aperto quella chiave che gli era stata sequestrata nella camera d’albergo.
Dopo due mesi, il 13 dicembre, i carabinieri del nucleo investigativo si presentarono a casa dell’imprenditore 45enne a San Giustino, in provincia di Perugia, dove sequestrarono i cellulari dell’uomo, il suo pc e una pendrive. Materiale informatico che è stato analizzato dalla procura di Grosseto.
Il Parco attende il pagamento della multa
Mentre le indagini dei carabinieri vanno avanti, il Parco dell’arcipelago toscano aspetta ancora il pagamento della multa che era stata elevata a Pecorelli il giorno in cui era stato soccorso dai carabinieri della Biodiversità di Follonica.
I carabinieri della biodiversità con Davide Pecorelli appena recuperato al largo di MontecristoL’uomo infatti, era stato trovato a bordo di un gommone nell’area protetta. La multa, che va da un minimo di 258 euro a un massimo di 1.032, poteva essere pagata dall’imprenditore in misura ridotta. Pecorelli avrebbe dovuto versare 344 euro. Soldi che però ancora, non sono arrivati nelle casse del parco.
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Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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