GROSSETO. Il traguardo corona storia, lavoro, sacrifici e soprattutto qualità di un vino unico. La classifica di Doctor Wine di Daniele Cernilli ha infatti premiato, con un punteggio di 97/100, Poggio del Crine 2018. Si tratta di uno dei vini della Tenuta Montauto, azienda che sorge in località Campigliola vicino a Manciano. Tra le prime in Maremma a puntare sui vini bianchi, con una simpatia particolare per il Sauvignon.
Grazie anche al piglio innovatore di Riccardo Lepri che, ricevuto i consigli ricevuti dal nonno colonnello, con caparbietà sta portando avanti un lavoro che ora ha tagliato un altro bel traguardo.
Un bianco che parla di Maremma
Con il primo posto raggiunto, infatti, Poggio al Crine svetterà nella sua categoria all’interno della Guida essenziale ai vini d’Italia 2024. Redatta da Cernilli in collaborazione con Stefania Vinciguerra e Riccardo Viscardi, è una guida alle etichette dei vini tra le più autorevoli. Dedicata agli esperti e appassionati di vini d’Italia ma anche di tutto il mondo.
La soddisfazione per Riccardo Lepri è incontenibile. La ferma volontà sua e del suo staff di fare un vino bianco di qualità che parlasse di Maremma, inorgoglisce non solo lui ma un intero territorio. «Dopo anni di duro lavoro, segnati anche dallo scoramento di non sentirci talvolta mai del tutto compresi, la nostra caparbietà, la stessa fermezza che ci hanno fatto diventare fieri produttori di Sauvignon e Pinot noir in Maremma, è stata finalmente compresa – racconta Lepri – E, quel che più conta, certificata (premiata) da uno dei più grandi degustatori contemporanei».
La Tenuta Montauto ha iniziato a produrre vino negli anni ’60. Circa 50 anni fa, il nonno di Riccardo, Enos, posò le prime viti di Sauvignon, una scelta controcorrente ma fatta con la visione di chi guardava al domani con i piedi ben saldi sulla terra della propria azienda. Nei primi anni 2000 poi, la spinta decisiva. «L’impegno è sempre stato il primo ingrediente per arrivare alla qualità e quindi al risultato – racconta Riccardo Lepri – Il vino è curato in maniera maniacale e artigianale: dalla scelta delle uve all’imbottigliamento, facciamo tutto a mano e in ambienti sicuri».
«Questo è un risultato condiviso – conclude Lepri – con il cantiniere e tutto il team ci eravamo posti come obiettivo quello di fare un bianco di qualità in Maremma. Adesso ne vediamo i risultati. Qui poi il territorio è decisamente vocato a produzioni di questo tipo, mio nonno aveva visto lontano e non potevamo non provarci». Ora il premio certifica che l’obiettivo, dopo il tanto impegno, è decisamente raggiunto.
Poggio del Crine: come nasce il miglior Sauvignon d’Italia
Come il suo omologo in rosso (da uve di Pinot nero) anche Poggio del Crine si posa nel bicchiere dopo tre anni di affinamento in bottiglia. Parte del vino matura anche 6 mesi in legno.
La riserva proviene dalla selezione di acini delle vecchie vigne del nonno di Enos.
Le uve utilizzate, infatti, sono un concentrato degli otto primi filari della prima vigna di Sauvignon. Sono gestite con metodo biologico: trattate solamente con rame e zolfo, concimate con letame di stalla. Le uve sono allevate su un cordone speronato alto, per garantire l’ombreggiamento e preservare gli aromi. La vite così dà origine a una produzione non elevata, con grappoli piccoli, dove concentra succo e aromi.
Il terreno argilloso, ricco di ferro e quarzo, è posizionato a 200 m sul livello del mare e a 10 km dalla costa.
Le uve vengono selezionate e raccolte manualmente. Prima di essere pressate sono lasciate una notte in cella frigo per aiutare l’estrazione di profumi ed evitare ossidazioni. Dopo la fermentazione, il vino rimane in barrique per 10 mesi. Poi imbottigliato a mano e non filtrato. Seguirà infine un affinamento di 3 anni in bottiglia.
Poggio del Crine nel bicchiere
Il vino che dopo l’affinamento si posa nel bicchiere ha un carattere importante. Si manifesta al naso con innumerevoli aromi che non parlano direttamente delle sue origini varietali (solo Sauvignon).
C’è piuttosto un’unione tra sentori di frutta secca e suggestioni di pasticceria (confetti, mandorle, biscotti e foglia di limone). Questo anticipa un sorso dalla consistenza cremosa, imponente e concentratissima.
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Nato a Grosseto, pare abbia scelto quasi da subito di fare l’astronauta, poi qualcosa deve essere cambiato. Pallino fisso, invece, è sempre rimasto quello della scrittura. In redazione mi hanno offerto una sedia che a volte assomiglia all’Apollo 11. Qui scrivo, e scopro. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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