GROSSETO. La Maremma non è un’area idonea allo sviluppo di impianti eolici e fotovoltaici. Lo dice con chiarezza, in questo intervento, la dottoressa Elena Grasso, consulente ambientale e ornitologa.
La dottoressa fa una serie di considerazioni sugli aggiornamenti della panoramica legislativa europea ed italiana in merito alla biodiversità ed alla sua protezione.
E spiega perché il territorio maremmano, con la sua alta vocazione naturalistica, non risulta adatto a questo tipo di sfruttamento industriale.
La Costituzione tutela l’ambiente
Nel 2022, la Costituzione italiana ha subito delle modifiche rilevanti, in particolare con l’introduzione di nuovi commi negli articoli 9 e 41.
L’articolo 9 ora stabilisce che la Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. Inoltre, viene introdotto il principio secondo il quale la legge dello Stato debba disciplinare le modalità di tutela degli animali.
Un altro aspetto cruciale di questa modifica è il riconoscimento esplicito dei diritti delle nuove generazioni. Sulla base di questa disposizione, il governo italiano ha proposto un disegno di legge che prevede l’introduzione della “valutazione di impatto generazionale”, simile a quelle in vigore in altri Paesi europei come Germania e Austria.
L’articolo 41 della Costituzione, modificato nel 2022, si concentra invece sul ruolo dell’iniziativa economica privata, sancendo che quest’ultima non può contrastare con l’utilità sociale e deve rispettare non solo la sicurezza, la libertà e la dignità umana, ma anche la salute e l’ambiente. La legge è chiamata a istituire programmi e controlli adeguati per indirizzare l’attività economica, sia pubblica che privata, verso fini sociali e ambientali.
Queste modifiche costituzionali hanno fatto emergere il concetto di ambiente e salute come valori assoluti, che prevalgono anche rispetto all’esigenza di attività economiche. Si rendono necessari modelli produttivi che si adattino a queste esigenze ed alla tutela dell’ambiente, della salute in un’ottica più generale di salvaguardia delle nuove generazioni e per le nuove generazioni.
Le Nazioni Unite e la legislazione europea
A livello internazionale, l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha recentemente riconosciuto l’accesso a un ambiente pulito e sano come un “diritto umano universale”. Questo diritto mira a combattere la triplice crisi planetaria, che comprende il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e l’accumulo di sostanze inquinanti.
Anche se la risoluzione non è giuridicamente vincolante, essa stabilisce uno standard che avrà impatti significativi sulle leggi e politiche nazionali, accelerando l’attuazione degli impegni internazionali per la protezione dell’ambiente e dei diritti umani.
In questo contesto, la legislazione europea ha posto attenzione sulla protezione della biodiversità e sul recupero degli habitat naturali. La Nature Restoration Law, approvata nel giugno 2024, impone l’obiettivo vincolante di ripristinare almeno il 20% degli habitat degradati entro il 2030, con l’obiettivo di arrivare al 90% nel 2050.
Il programma prevede misurazioni di tre diversi indicatori della biodiversità in aree agricole e il raggiungimento del miglioramento di almeno due parametri specifici: l’abbondanza di specie di lepidotteri, il contenuto di carbonio nel terreno e la percentuale di superficie agricola con elementi caratteristici del paesaggio a elevata diversità. Inoltre, il programma d’azione denominato Agenda 2030 dell’Onu supporta il raggiungimento di uno sviluppo compatibile con la preservazione della vita sulla Terra e la limitazione del cambiamento climatico mediante la realizzazione di 17 obiettivi.
Le problematiche legate agli impianti eolici
In Italia, gli impianti eolici, pur essendo una fonte di energia rinnovabile, presentano numerose problematiche ecologiche, economiche e sociali.
Il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 1872 del 5 marzo 2025, ha annullato l’autorizzazione per la realizzazione di un parco eolico nel Comune di Roccalbegna (Gr), sul Monte Amiata, sostenendo che l’impatto visivo e ambientale di queste opere non può essere ignorato. La sentenza ribadisce che il paesaggio e l’ambiente sono beni essenziali da tutelare, anche in presenza di iniziative per la diffusione delle energie rinnovabili.
Il giudizio del Consiglio di Stato ha richiamato l’importanza di bilanciare la transizione energetica con la salvaguardia dei valori paesaggistici e naturali, che costituiscono l’identità culturale e storica del Paese.
In sintesi, la modifica della Costituzione italiana e gli sviluppi legislativi internazionali evidenziano la crescente priorità della protezione dell’ambiente e della biodiversità. L’integrazione di questi principi nel diritto costituzionale e nelle politiche europee sottolinea l’importanza di un equilibrio tra la necessità di sviluppare energie rinnovabili e la necessità di preservare l’ambiente naturale, la biodiversità e la qualità della vita anche a favore delle future generazioni.
L’agroecosistema della Maremma
La Maremma è caratterizzata da un paesaggio collinare dolce con terreni agricoli alternati a pascoli e aree boschive un insieme che crea un agroecosistema variegato che contribuisce a mantenere una notevole biodiversità sia vegetale che animale.
L’area è dominata da un’agricoltura estensiva, che crea un mosaico di coltivi, seminativi, oliveti e zone naturali, contribuendo a un ambiente ecotonale di grande valore ecologico, estetico e turistico.
Tuttavia, gli studi di impatto non riconoscono adeguatamente la ricchezza ecologica di questi luoghi, considerandoli a bassa sensibilità ecologica, ignorando il supporto che queste aree, dove agricoltura e zone naturali si incontrano, offrono a una larga varietà di specie, creando un habitat ricco di biodiversità.
I rischi per i rapaci
Numerosi studi scientifici hanno documentato che la costruzione di impianti eolici porta alla riduzione dell’abbondanza di rapaci nelle zone interessate e aumenta il rischio di collisioni, con un impatto significativo sulle specie più vulnerabili.
La posizione degli impianti, in particolare su creste, rappresenta un pericolo maggiore per i grandi rapaci che si affidano al sollevamento orografico ed alle correnti termiche per guadagnare quota. Tra gli effetti collaterali più gravi: la mortalità per collisione con le pale delle turbine e la frammentazione degli habitat.
Le mappe di sensibilità elaborate sulla base di studi scientifici da BirdLife International, confermano la criticità di questa zona per la conservazione di diverse specie di uccelli. Tuttavia, queste mappe sono solo un primo indicatore e necessitano di ulteriori monitoraggi a scala di dettaglio per una conoscenza più completa.
Inoltre, i progetti eolici entrano in conflitto con il Piano Territoriale di Coordinamento della provincia di Grosseto, che promuove il mantenimento della configurazione naturale e morfologica del paesaggio, vietando interventi che alterino significativamente l’ambiente.
I progetti sono in zona di nidificazione
Le area proposte di volta in volta per i vari progetti eolici si trovano in zone di nidificazione, di ricerca trofica o di corridoi ecologici che mettono in collegamento riserve naturali e aree protette di Natura 2000.
La frammentazione di questo habitat comprometterebbe la continuità ecologica, creando un rischio per le specie che dipendono da questi corridoi vitali per la loro sopravvivenza. Tali corridoi sono essenziali per evitare che le aree protette diventino “isole isolate” in un ambiente non protetto.
La configurazione del terreno, con dislivelli tra i campi, influisce sulle altezze di volo dei rapaci, aumentando il rischio di collisioni, in particolare per l’albanella minore, la quale, a causa del suo volo acrobatico e non lineare, risulta particolarmente vulnerabile, soprattutto in presenza di impianti eolici.

I progetti avrebbero inoltre un impatto significativo sugli habitat delle specie di rapaci che nidificano nell’area, come il biancone, il falco pecchiaiolo e il nibbio reale, esponendole a rischi elevati a causa della frammentazione e della perdita di habitat vitale. Allo stesso modo, altre specie di avifauna, rare e protette, come la ghiandaia marina, l’averla piccola, l’occhione che sono in pericolo di estinzione, potrebbero subire danni dovuti alla distruzione e alla frammentazione del loro habitat naturale.
La frammentazione rappresenta un pericolo insidioso, non a caso le direttive europee che hanno previsto la creazione della Aree Rete Natura 2000 (Direttiva 92/43/Cee e la Direttiva 2009/147/CE) prevedono inoltre aree corridoio fra di esse, per evitare il pericolo che un’area protetta in mezzo ad un territorio non protetto funzioni da “isola in mezzo al mare”.
Frammentando un habitat a disposizione di un animale, qualunque esso sia, lo si pone in situazione di pericolo nel momento in cui uscendo dalla zona senza pericoli, per dirigersi verso un’altra, attraversi situazioni potenzialmente pericolose.
Molti progetti danneggiano la biodiversità delle aree
In conclusione, se anche alcuni progetti non occupano una vasta superficie, causano in ogni caso una frammentazione significativa degli habitat naturali e danneggiando gravemente la biodiversità dell’area.
Le specie di rapaci, passeriformi, gli ecosistemi agricoli estensivi e quelli naturali subirebbero effetti negativi rilevanti, con un particolare rischio per le aree ecologicamente sensibili e i corridoi naturali. La valutazione di impatto ambientale dovrebbe essere ulteriormente approfondita, considerando la fragilità del territorio e il valore ecologico delle zone agricole e naturali coinvolte.
Il territorio maremmano, con la sua alta vocazione naturalistica, non risulta adatto a questo tipo di sfruttamento industriale. Sarebbe più opportuno concentrarsi su superfici già urbanizzate per la produzione di energia, evitando di compromettere le risorse naturali uniche della Maremma.
Dottoressa Elena Grasso
Consulente ambientale
Ornitologa
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