ORBETELLO. Si sono presentati con un decreto di perquisizione firmato dal sostituto procuratore Carmine Nuzzo, nell’ambito dell’inchiesta sulla morte del manager Fabio Cairoli, 58 anni, ucciso da un malore la sera di sabato 8 luglio mentre si trovava su uno yacht ormeggiato al molo rosso dell’isola del Giglio.
E con il decreto in mano, i carabinieri hanno sequestrato tutti i telefoni cellulari: non soltanto quelli degli 11 indagati, medici, infermieri, tecnici e soccorritori che hanno gestito l’ingresso al pronto soccorso dell’ospedale di Orbetello del top manager, ma anche il telefono di Cairoli e dei suoi familiari.
Perquisizioni in tutta Italia
Le perquisizioni hanno quindi riguardato gli ospedali San Giovanni di Dio di Orbetello e il Misericordia di Grosseto, dove lavora il personale, ma anche le abitazioni dei soccorritori e quelle dei familiari del manager, a Roma come a Milano.
Sarà anche l’analisi delle telefonate partite da quei cellulari a fornire i pezzi del puzzle che compongono la tragedia successa all’isola del Giglio, quando il manager, ex ad di Lottomatica che guidava ora il gruppo Global Lottery-Igt è morto sullo yacht dove stava trascorrendo qualche giorno con la moglie.
Lo sconforto e la stanchezza dei medici
C’è l’indagine, che va avanti con i suoi tempi e con i modi dettati dalla Procura, e ci sono i medici, i colleghi dei due dottori che erano in turno al pronto soccorso quando Cairoli si è presentato al San Giovanni di Dio con un dolore al torace e se n’é andato con una diagnosi iniziale di Fuoco di Sant’Antonio prima che arrivassero – pare- i risultati delle analisi del sangue.
Medici del servizio di emergenza, che oggi hanno deciso di fare sentire la loro voce: una voce di sconforto, di stanchezza, dovuta a turni massacranti, a personale che scarseggia e all’aumento esponenziale degli accessi al pronto soccorso, a Grosseto come a Orbetello, dove il lavoro in estate cresce a causa dell’arrivo dei turisti sul litorale.
«Se ci sono delle responsabilità – dicono alcuni di loro – verranno accertate dalla magistratura. Ma le condizioni nelle quali ci troviamo a lavorare fanno correre a noi medici e anche agli infermieri e al resto del personale che lavora nel settore dell’emergenza, il rischio di burn-out. La nostra non è la difesa di una categoria, ma il voler far conoscere anche all’esterno una situazione di grande difficoltà che ogni giorno ci troviamo a dover affrontare. Siamo un gruppo di professionisti specializzati con un grande senso del dovere, responsabilità e abnegazione che cerca di fare il proprio lavoro con estrema serietà. L’inchiesta deputata a definire la realtà dei fatti non può giustificare un accanimento sempre più violento nei confronti della nostra categoria».
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Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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