Loacker scrive il futuro della Maremma, mica noccioline Skip to content

Loacker scrive il futuro della Maremma, mica noccioline

L’azienda nata a Bolzano continua a investire sul territorio, alla Tenuta Corte Migliorina c’è l’avanguardia italiana
Tenuta Loacker Corte Migliorina. Da sinistra: i professori dell'Università della Tuscia Andrea Bellincontro, Valerio Cristofori e Simone Priori, l'agronomo Maurizio Domenichini e Maurizio Furlan (Loacker)
Da sinistra: Andrea Bellincontro, Valerio Cristofori e Simone Priori (professori dell’Università della Tuscia), Maurizio Domenichini (agronomo) e Maurizio Furlan (Loacker)

ORBETELLO. Infatti si tratta di nocciole per la precisione. E di un accordo di filiera che per la Maremma ha intercettato i fondi regionali mettendo insieme Loacker, Università degli studi della Tuscia e aziende locali per un volume di investimenti che raggiunge 3.850.000 euro. Il contributo regionale ammonta a 1.350.000 euro.

Gli investimenti hanno permesso di impiantare nuovi ettari di noccioleti, acquistare macchinari agricoli, mettere a punto due impianti di trasformazione e due fotovoltaici, non dimenticando le pubblicazioni scientifiche frutto di una ricerca fatta davvero sul campo.

Quella della Tenuta Loacker Corte Migliorina è divenuta una vera fucina di sperimentazione e produzione. Qui si studiano i vari tipi di terreno, come rispondono le varie varietà alla coltivazione e al clima, e come si possono conservare al meglio le nocciole. Lo studio risponde ad elevati standard tecnici e guida l’innovazione nel settore, a dimostrazione che anche in Maremma si può eccellere e fare anche scuola.

Nocciole e noccioleto. Un corileto alla Tenuta Corte Migliorina (foto credits: Unitus)
Un corileto alla Tenuta Corte Migliorina (foto credits: Unitus)

Nel progetto integrato di filiera, illustrato dall’agronomo Maurizio Domenichini, sono coinvolti circa 600 ettari di noccioleti, di cui 250 ettari della tenuta e 350 di altre 32 aziende. La maggior concentrazione rimane perlopiù nella provincia di Grosseto (550 ettari). Il prodotto finito dalla Maremma poi finisce sugli scaffali di tutto il mondo, tranne pochi Stati non ancora raggiunti dall’azienda nata a Bolzano.

La produzione dei 600 ettari si è trasformata in 1500 tonnellate di nocciole in guscio, generando un volume di affari di circa 3.750.000 euro, rivelandosi una importante risorsa che ha messo in moto fornitori di materie prime e manodopera di settore. Un risultato non scontato che, partito col progetto pre-pandemia, arriva dopo gli anni più duri del’emergenza Covid e dopo l’impennata dei prezzi che ha seguito la guerra in Ucraina.

Questo ulteriore investimento in corileti (o noccioleti) porta la Toscana a contendersi il quinto posto nazionale in termini di ettari coltivati (990). Prima arrivano, nell’ordine: Piemonte, Lazio, Campania e Sicilia. Poco sotto, il Veneto (810).

Dall’Oregon alla Maremma

Il progetto, raccontato oggi, 20 aprile, a una platea di addetti del settore e curiosi riuniti alla Tenuta Loacker, ha mostrato come la coltivazione delle nocciole possa dimostrarsi strategica e alternativa in molte zone della Maremma e quanta ricerca ci sia alle spalle per raggiungere l’eccellenza.

Valerio Cristofori, professore dell’Università della Tuscia, ha svelato con uno straordinario trasporto come il progetto sia ambizioso e quanto guardi lontano. Alla tenuta Corte Migliorina, infatti, si coltivano varietà storiche ma anche nuove, per testarne il comportamento e creare una varietà genetica che promette di far bene anche alla produttività.

nocciole maremma loacker convegno tenuta corte migliorina
nocciole maremma loacker convegno tenuta corte migliorina

Allo studio ci sono anche alcune varietà arrivate direttamente dall’Oregon. Trasportate in maniera sicura in Olanda, sono state lì propagate e poi messe a dimora in Maremma nel 2021. Qui sono sottoposte (come le altre) ad analisi rigorose anche sulla qualità della fotosintesi, proprio per vedere come reagisce la vegetazione.

Tralasciando alcune patologie molto circoscritte in alcune aree del noccioleto, la minaccia più importante per varietà storiche e nuove rimane la cimice, soprattutto quella asiatica (Halyomorfa halys), ancora allo studio dei ricercatori universitari. La cimice asiatica è piu difficilmente trattabile, avrebbe per esempio comportamenti differenti rispetto alle specie locali: come un periodo riproduttivo che perdura anche in settembre, mese nel quale invece le altre inizierebbero la stagione di riposo.

Frutti più buoni anche grazie alla ricerca

La ricerca si è spinta anche in profondità nel terreno. Con un’attività di mappatura fatta con sensori che hanno permesso di evidenziare come nello stesso appezzamento, la tessitura reagisca in maniera differente alla coltivazione. Questo significa che tecniche come irrigazione e fertilizzazione potrebbero essere misurate ad hoc zona per zona.

Nocciole maremma, mezzo per raccogliere nocciole
Uno dei mezzi utilizzati per raccogliere nocciole

La ricerca, come illustrato dal professor Simone Priori (Università della Tuscia) ha infatti evidenziato come la composizione del suolo sia importante quando la scelta della cultivar. Attraverso anche la ricerca della tesista Alessandra Loppi, uno studio con sensori a induzione elettromagnetica, compresi quelli per la sub-irrigazione, ha evidenziato come varie zone di uno stesso appezzamento fossero diverse e quanto diversamente reagissero. Dando così spazio ad ampie valutazioni sul come poter trattare differentemente anche le singole porzioni dello stesso appezzamento.

La fertilizzazione fogliare poi, avrebbe dato ottime risposte durante i test. Un dato che parla va incontro alla tanto ricercata sostenibilità ambientale. Depositando meno concime chimico sul terreno, infatti, sarebbero meno a rischio le varie falde freatiche.

Nocciole e ozono: si può fare

Il professor Andrea Bellincontro (Università della Tuscia) alla fine della conferenza ha parlato dell’utilità dell’ozono nella conservazione della nocciola. Già impegnato come sanitizzante nell’industria alimentare riesce a rallentare la crescita microbica, irrobustendo allo stesso tempo le difese di frutti e vegetali. Come illustrato da Bellincontro, una giusta concentrazione di ozono potrebbe preservare anche nel lungo periodo le nocciole, senza alterarne molto le proprietà. Questo è un dato che ovviamente ne eleverebbe la “permanenza su scaffale” ma che parla anche di salute del prodotto, di trasportabilità e lavorabilità.

La conclusione di Bellincontro è finita con un applauso, così come ognuno  degli altri interventi. L’incontro è stato un successo e fa ben sperare sul futuro delle nocciole in Maremma.

Loacker, come dichiarato da Maurizio Furlan, proseguirà nella ricerca e nella valorizzazione della tenuta. Chissà che non sia proprio da qui che arrivino le nuove varietà e tecniche destinate ai futuri corileti in Italia e nel mondo.

Autore

  • Nato a Grosseto, pare abbia scelto quasi da subito di fare l’astronauta, poi qualcosa deve essere cambiato. Pallino fisso, invece, è sempre rimasto quello della scrittura. In redazione mi hanno offerto una sedia che a volte assomiglia all’Apollo 11. Qui scrivo, e scopro. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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